Stephen Sykes, Corriere della sera 20/4/2009, 20 aprile 2009
Il vizio di usare termini stranieri- Scrivo riguardo all’intervento di un lettore che sul Corriere di ieri per parlare dell’abuso dell’inglese nella lingua italiana prende come esempio la parola «deleveraging», che si riferisce all’azione di una compagnia per ridurre il livello della leva finanziaria («leverage»), in altre parole la quantità dei prestiti
Il vizio di usare termini stranieri- Scrivo riguardo all’intervento di un lettore che sul Corriere di ieri per parlare dell’abuso dell’inglese nella lingua italiana prende come esempio la parola «deleveraging», che si riferisce all’azione di una compagnia per ridurre il livello della leva finanziaria («leverage»), in altre parole la quantità dei prestiti. Storicamente gli inglesi usavano il termine «gearing». La parola «leverage» è un americanismo. Gli italiani adottano termini inglesi mentre gli inglesi adottano termini americani. Ma c’è un punto molto preoccupante: nella City i termini americani sono usati per oscurare il significato di affari e transazioni e far suonare buono qualcosa che è difettoso. Un esempio è «collateralized debt obligation». Perfino la Banca d’Inghilterra ha ammesso di non capire questo termine e quindi lo strumento a cui si riferisce. E se questi termini confondono gli inglesi, che speranza c’è per gli italiani? Sembra che anche le agenzie di rating non capissero la natura reale delle «collateralized debt obligation». In fin dei conti, la causa della crisi attuale non è la compravendita di queste obbligazioni in sé, ma il fatto che nessuno, quando una banca le comprava, abbia chiesto: che significa «collateralized debt obligation»? Dopo tutto, è un uomo coraggioso quello che, a un incontro di colleghi, ammette di non capire il significato del tema in discussione. Stephen Sykes, sgs@renaissance.demon.co.uk