Giuseppe Marino, il Giornale 14/4/2009, 14 aprile 2009
«LA SABBIA DI MARE NEI PILASTRI? UNA BALLA»
Succede a chi interpreta l’ingrato ruolo della cassandra: ignorato quando avvertiva del rischio, invocato dopo che le sue profezie si sono avverate. Non smette di squillare il telefono di Antonio Perrotti, ex direttore del Dipartimento territorio e ambiente della Regione le cui denunce in passato avevano dato fastidio a molti.
Perrotti, molte cose che si dicono in questi giorni lei le aveva denunciate da tempo.
«Sì, è vero. Ma in questi giorni ho sentito anche cose non vere».
Mi faccia un esempio.
«La storia della sabbia di mare usata nei pilastri per esempio è proprio una boiata. Qua intorno è pieno di cave, nessuno avrebbe interesse ad andarla a prendere dalle spiagge».
Però è vero che sono crollate anche molte case nuove.
«Sicuramente c’è stata una generale sottovalutazione dei rischi. Girando tra le case ho visto pilastri spezzati con i ferri che stavano in piedi e il cemento ridotto in briciole».
Cosa significa, tradotto per il profano?
«Che sono stati usati troppi inerti. In sostanza che si è risparmiato sul cemento. E a volte anche sul ferro».
Colpa del «sacco dell’Aquila», i costruttori locali tutti furbetti del mattone?
«Dire così è esagerato, non è il caso di criminalizzare un’intera città. Ci saranno anche mele marce ma più che altro si è sottovalutato il rischio e negli ultimi anni è prevalsa una cultura della rapidità dell’espansione edilizia e sono mancati i controlli».
Le istituzioni locali avrebbero potuto sorvegliare di più?
«Spesso sarebbe bastato un controllo non solo formale per evitare che certe abitudini si radicassero. In passato ho svolto la professione da privato e lo so quante volte i committenti chiedono modifiche per motivi estetici che però comportano problemi statici».
Lei crede insomma che i costruttori in maggior parte siano in buona fede?
«Certamente non tutti, però in maggioranza sì. Non è che siano state colpite solo le case di edilizia economica. Ci sono famiglie di costruttori che abitavano in via XX Settembre all’Aquila, una delle strade più devastate».
Uno dei problemi più sottovalutati è stato quello della zonizzazione sismica.
«Basta parlare di Pettino, la zona di espansione dell’Aquila che sorge proprio su una faglia attiva».
Ci si può fidare dei costruttori aquilani per la ricostruzione?
«I costruttori locali devono assolutamente farsi avanti, ma con una prospettiva nuova, di maggior cura della qualità».