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 2009  aprile 14 Martedì calendario

IN ZIMBABWE IL PANINO DA DIECI MILIARDI


I critici non hanno dubbi: il presidente Robert Mugabe ha distrutto l’economia dello Zimbabwe, una delle più promettenti dell’Africa. E ora si vedono le conseguenze. Il governo di Harare ha deciso di sospendere ufficialmente, per almeno un anno, l’uso della valuta nazionale. «Il dollaro dello Zimbabwe non servirà più per almeno un anno», ha detto il ministro per la Pianificazione economica, Elton Mangoma, citato dal Sunday Mail. Lo Zimbabwe ha registrato nel 2008 tassi record di inflazione, fino a 231 milioni per cento dell’agosto scorso. L’ufficio di statistica ha smesso di calcolare l’inflazione con il dollaro zimbabwiano lo scorso gennaio, quando il governo di Harare ha autorizzato l’uso delle valute straniere. L’ultimo biglietto in circolazione era da 10 miliardi di dollari (zimbabwiani) e non permetteva di acquistare neanche il pane. La banca centrale dello Zimbabwe aveva introdotto una banconota da 100 trilioni (100.000 miliardi) di dollari dello Zimbabwe, che al cambio reale valevano 33 dollari Usa. A marzo, l’Ufficio centrale di Statistica ha confermato un calo del 3% dei prezzi nello Zimbabwe, già registrato a gennaio e febbraio dopo l’adozione del dollaro americano. Anche se, c’è da dire, c’è ben poco da comprare in un Paese in cui manca praticamente tutto. E stenta a trovare una duratura stabilità politica, che possa ridare ossigeno a un’economia in ginocchio, che risente anche dei contrasti internazionali fra il regime di Harare e, in particolare, l’ex madrepatria, il Regno Unito. Di recente, il presidente Mugabe ha ribadito la sua richiesta per la fine delle sanzioni, appellandosi alla comunità internazionale perchè sostenga il piano di rilancio dell’economia del Paese.