Filippo Ceccarelli, la Repubblica 18/4/2009, 18 aprile 2009
E comunque: per quanto riguarda la Rai, il potere di nomina si è definitivamente domiciliato a Palazzo Grazioli
E comunque: per quanto riguarda la Rai, il potere di nomina si è definitivamente domiciliato a Palazzo Grazioli. Anche l´indirizzo, a pensarci bene, evoca un che di fatale: via del Plebiscito. Numero 102. E siccome nel caso di Berlusconi in tutta onestà non si può dire che perda il pelo, il proverbio si può in qualche modo aggiustare osservando che grazie alle note cure, almeno sulla testa, il pelo lo guadagna pure, ma il vizio, il vizio di decidere le cose di tutti a casa sua, quello no: il Cavaliere non lo perde. Sullo svuotamento delle sedi istituzionali, d´altra parte, girano ormai da anni rimarchevoli e convincenti analisi socio-politologiche, da Ralph Dahrendorf a Peppe De Rita. E per quanto ancora da rifinire nelle sue appetitose determinazioni, la riunione di oggi rientra nei processi di cui sopra. Ma intanto, a proposito di pelo e vizio, converrà segnalare che alla fine di febbraio del 2003, cioè durante il II governo Berlusconi, sempre a Palazzo Grazioli si tennero tre vertici in due giorni, tutti dedicati alla spartizione delle poltrone Rai - che per il padrone di casa non sarebbe esattamente l´argomento più pacifico. Ma tant´è. Di questo andazzo privatistico del comando, di questa concezione proprietaria delle istituzioni, di questa deriva all´insegna di una sempre meno contrastata egocrazia, la residenza romana di Berlusconi figura da tempo come emblema evidente e massiccio, quanto può esserlo una reggia. Vero è che qui si trovava (anche) il Comitato di presidenza di Forza Italia, e ora del Pdl, ma è pure vero che quando si dorme in un posto, subito si pensa a una casa. E infatti ieri la fatidica espressione - «a casa di Berlusconi» - è fiorita addirittura in una polemica nota del senatore berlusconiano Casoli, ignaro dello spontaneo e veridico autogol. Costruito dall´architetto Della Porta, l´odierno Palazzo dei palazzi nasce Ercolani, diventa Gottifredi, quindi Grazioli e infine Berlusconi, rex et pontifex. A Natale il Cavaliere ha voluto mettere la statuina di se stesso nel presepe, dono di Mara Carfagna. Altrimenti, per la gioia dell´esoterismo post-istituzionale, l´edificio è posto sotto la protezione della Gatta: che non sarebbe il felino di nome Miele che a suo tempo si divertiva coram populo con un sorcio meccanico ribattezzato «Romano», ma una marmorea statuetta di fattura egizia trovata secoli orsono durante gli scavi dell´antico tempio di Iside e murata sul cornicione sopra l´omonima via. I nuovi amministratori e i nominandi di viale Mazzini hanno già quindi una loro prima divinità di riferimento. L´altra è appunto da considerarsi la Tradizione di decidere in privato le faccende del cosiddetto servizio pubblico e altre incombenze di interesse collettivo. Ma la parola «decidere» pare qui un po´ azzardata. Così come quell´altra espressione, «vertice di maggioranza», che non rende a pieno la realtà per il semplice fatto che Berlusconi non partecipa né al vertice, né alla decisione, ma convoca e di solito impone quello che vuole lui: anche se di solito lo fa con squisita e ammaliante gentilezza, facendo credere ai suoi ospiti di averli coinvolti nelle sue decisioni. Da questo punto di vista è interessante notare gli orari delle convocazioni. Ebbene: un´ormai ampia casistica, eseguita con scrupolo certo degno di miglior causa, dimostra che il Cavaliere riceve a Palazzo nelle ore dei pasti: ieri erano le 13,30. Ciò vuol dire che egli provvede anche a nutrire i suoi alleati, che poi sarebbe la massima forma e primaria di superiorità - ma queste sono fantasticherie di ardua dimostrabilità. Ma certo, per ritornare alle abitudini della Real Casa, nel 2002 i presidenti dei gruppi parlamentari, oltre che saziati dal cuoco Michele, vennero omaggiati di orologio Cartier e a lungo intrattenuti da un allora semi sconosciuto Apicella. A Palazzo Grazioli La Russa battezzò una composizione musicale «Meglio �na canzone»; e sempre qui, nel 2004, il presidente del Senato Pera, seconda carica dello Stato, presenziò alla prima esecuzione di «Samba e cioccolata». Una volta, per il suo compleanno, il ministro Castelli ebbe torta e candeline; e un´altra volta il futuro ministro Bondi venne convocato all´ultimo minuto perché a tavola erano in 13. Aveva già mangiato, ma pazienza. Questo e altro comporta la domiciliazione privata del potere.