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 2009  aprile 18 Sabato calendario

di PIERLUIGI PANZA ✒ Ormai, quando si par­la di figli nelle fami­glie allargate, Leonardo da Vin­ci (1452-1519) dovrebbe esser preso come caso di studio

di PIERLUIGI PANZA ✒ Ormai, quando si par­la di figli nelle fami­glie allargate, Leonardo da Vin­ci (1452-1519) dovrebbe esser preso come caso di studio. I suoi cultori, infatti, anche nello sforzo di ribadirne la genialità, offrono interpretazioni dove Le­onardo ha tutto in misura mag­giore degli altri. Più talento, più universalità... ma anche più genitori: addirittura «due ma­dri » (e questa è una vecchia sto­ria), ed ora anche «due padri». La storia delle «due madri» nasce dall’interpretazione freu­diana del quadro Sant’Anna, la Vergine e il Bambino: le due donne rappresenterebbero la madre naturale Caterina e la matrigna Albiera. Secondo altri le matrigne furono addirittura quattro: Albiera, Francesca, Margherita e Lucrezia. Da allo­ra, parte della critica d’arte d’impostazione analitica e war­burghiana ha letto la poetica le­onardesca in questa chiave. Ora lo studioso statunitense Louis A. Waldman, professore all’Università del Texas e vicedi­rettore di Villa «I Tatti» a Firen­ze (sede dell’Harvard Center for Italian Renaissance Studies), so­stiene che Leonardo fu cresciu­to da due padri: quello naturale e lo zio (illustrerà il caso alla Bi­blioteca Leonardiana di Vinci oggi alle 10,30). Partendo da al­cuni manoscritti, Waldman ri­costruisce l’affetto di Leonardo per lo zio, Francesco da Vinci, che lo crebbe mentre il padre, Piero, viveva a Firenze. Su que­sta base ipotizza una nuova identificazione per il celeberri­mo Autoritratto della Bibliote­ca Reale di Torino: in quel ri­tratto non sarebbe raffigurato Leonardo bensì il «secondo pa­dre », lo zio Francesco. Recita il detto latino: «La ma­dre è sempre certa, il padre mai»: per Leonardo né l’uno né l’altro. Ed ora, dopo la pioggia di letture fondate sulle «due madri», attendiamo quelle sui «due padri».