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 2009  aprile 17 Venerdì calendario

INDRO MONTANELLI, I CONTI CON ME STESSO, MONDADORI 2009


Ragionier Brambilla. «Spadolini e io andiamo d’accordo perché ci compensiamo: lui scrive pensando a Rumor e a Moro, io pensando al ragionier Brambilla e al cavalier Rossi. Così il ”Corriere” concilia autorevolezza e popolarità».

Rischiatutto. «A colazione con Ottone che mi sembra piuttosto frastornato, e purtroppo lo sembra anche ai lettori del giornale vedendo la politica quasi cancellata dalla prima pagina e sostituita con Rischiatutto».

Età. «Quarantanove anni. Me ne manca uno solo per cominciare a credere ai giovani e a sedurre le minorenni».

Colette. «Guardando la divetta (al tavolo con Rizzoli, ndr), Colette osserva con caritatevolezza: ”Ha la faccia cattiva delle ragazze che vanno a letto coi vecchi, e per tenerli su, devono scendere molto giù...”».

Colette/2. «Invecchia gentilmente, senza catastrofi. Ha su tutte le altre donne un vantaggio incolmabile: quello di essere stata il mio ultimo e più grande amore. Così grande che possiamo camparci di rendita, comodamente, tutt’e due per il resto dei nostri giorni».

Mamma. «Da mia madre ho ereditato soltanto le terribili crisi depressive che a regolari scadenze mi distruggono, ma non il coraggio con cui lei le affrontava: il coraggio di chi vive tutto e solo di cuore. L’ho odiata, per questo male di cui mi ha contaminato. Una volta, al colmo della disperazione, glielo rinfacciai. Ecco di cosa mi ricorderò, quando sarà morta. Di questo, e di un altro giorno in cui lei mi disse, ma quietamente, senza intenzione di ferirmi: ”Lo sai che ho soggezione di te?”».

Poeti. «Montale: un poeta che canta per consolarsi di non averlo potuto fare da baritono». «La più grande prova di amicizia e di fiducia che un intellettuale possa dare a un altro intellettuale sarebbe quella di confessargli che non ha più letto Leopardi dai tempi del liceo, che non ha nessuna voglia di farlo, e che le poche volte che ci si è provato è morto di noia». «A cena dai Manera, con Pound. Non ho mai capito le sue poesie, ma ora capisco che è un grande poeta, sebbene abbia aperto bocca solo tre volte, per pronunciare parole insignificanti».

Senatori. Pranzo di addio di Spadolini a tutta la redazione (del Corriere della Sera, ndr), al Principe di Savoia [...]. Quando Spadolini entra a braccio di Montale, mi scappa detto: Ecco il senatore a vita col senatore a morte». Nel discorso di chiusura, l’anfitrione eleva a se stesso due monumenti: uno come direttore uscente, l’altro come parlamentare entrante».

Recensire. Buzzati pubblica il Poema a fumetti: «Mi ha chiesto di recensirgli il libro. Gliel’ho promesso. Se è bello, parlerò del libro. Se è brutto, parlerò dell’autore. Il solito sistema».

Bacchelli. «Il destino di Bacchelli sarà l’opposto di quello del maiale: di lui, dopo morto, ci sarà da buttar via tutto».

Zampone. Al funerale di Longanesi: «Ansaldo, Cabella e io precediamo in macchina il feretro a Lugo. A Modena ci fermiamo a mangiare lo zampone. E ne compriamo uno per ciascuno, da portare a casa. In un soprassalto, del tutto insincero, di decenza, obbietto che forse non sta bene seguire un morto con uno zampone in mano. ”Crede Lei” ribatte Ansaldo, ”che Longanesi, se fosse al posto nostro e noi al suo, avrebbe di questi scrupoli?”».

A pranzo. «Per tre sere di seguito, a pranzo con Mondadori, in vari ristoranti. A ottant’anni, rifiuta casa e dieta. Mangia zuppe di cipolle e salsicce. Unico segno dell’età: il tremito delle mani». «Un’altra perla di Rizzoli. Mi raccontava, a pranzo, la sua prima impresa editoriale: la pubblicazione a dispense di un memoriale «di quello là... come si chiamava?... Napoleone... Napoleone a... dove l’era andato dopo?... A Cascais, mi pare...».

Feltrinelli. «L’ho conosciuto bambino, mi è un po’ cresciuto sulle ginocchia. Non ho mai capito come abbia potuto diventare un editore importante».

Nemici. Due giorni dopo essere stato ferito dai colpi di pistola dei terroristi: «La notizia che in fondo mi fa più piacere è che in due salotti milanesi - quello di Inge Feltrinelli e quello di Gae Aulenti - si è brindato all’attentato contro di me e deplorato solo il fatto che me la sia cavata. Ciò dimostra che, anche se non sempre scelgo bene i miei amici, scelgo benissimo i miei nemici».

America. «A me, sentir parlar male dell’America a queste mense di ricchissimi industriali che senza l’America sarebbero finiti uscieri di Krupp o inquilini di un lager in Siberia, manda all’aria la digestione. Ed è un peccato perché la roba da digerire è buona, dal caviale allo champagne».

Fascismo. «Questi antifascisti idioti e bugiardi l’hanno fatto passare per una tragedia eschilea, il fascismo. Ma non era nemmeno una commedia. Era solo una farsa alla De Filippo».

Concludere. «Ho sessant’anni. Devo pensare a concludere in qualche modo la mia vita e la mia carriera. Una bella battaglia in difesa della libertà sarebbe un tramonto di fuoco, quello più in carattere col mio carattere, cioè col carattere che la gente m’impresta».

Concludere/2. Dello zio Bibi, morente dopo essere stato colpito da una trombosi: «Non lo riconosco, tanto l’agonia lo stravolge. Dicono che, non avendo coscienza, non soffre. Ma sarà vero? Vorrei strappargli il tubo d’ossigeno e gli aghi che gli tengono infilati nel braccio per nutrirlo».