Francesco Semprini, La stampa 16/4/2009, 16 aprile 2009
LA CASA BIANCA: RIVELEREMO TUTTI I SEGRETI DELLE BANCHE
L’amministrazione di Barack Obama è pronta a rivelare i segreti sullo stato di salute delle banche. Il governo americano valuta l’opzione di rendere noti alcuni «dettagli sensibili» degli stress-test condotti di recente sulle 19 principali istituzioni finanziarie statunitensi. «All’inizio di maggio saranno resi noti a tutti parte dei risultati degli stress test», spiega il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs. La decisione rappresenta un’inversione di rotta rispetto alle indicazioni date la scorsa settimana dalla Federal Reserve che aveva chiesto il riserbo. La sensazione maturata negli ultimi giorni è che il silenzio possa essere interpretato come un segnale di pericolo e rischi di alimentare la sfiducia dei mercati. «Il proposito di questi programmi era di prevenire il panico non di causarlo», dice un funzionario dell’amministrazione secondo cui è dovere del governo e degli operatori spiegare «la reale posizione delle banche in termini di solidità».
Sebbene la convinzione generale sia che tutti i principali istituti passino i test, alcuni potrebbero ottenere un voto più elevato mentre altri potrebbero rivelarsi ancora molto vulnerabili, nonostante i miliardi di dollari ricevuti dal governo nell’ambito del Tarp, il piano salva-finanza approvato lo scorso anno. Nonostante quindi la percezione di un generale miglioramento molti analisti temono che alcuni istituti siano ancora appesantiti dagli «asset tossici» accumulati con la crisi immobiliare. Non è chiaro quanto e cosa le autorità vogliano rivelare sulle banche: sino ad ora il Tesoro si è limitato a confermare che renderà noto «l’ammontare complessivo» di nuovi capitali che il governo intende iniettare. Ma alcuni all’interno dell’amministrazione ritengono che sia opportuno levare i veli su vari aspetti dei test anche per confermare la validità degli esami.
Il rischio inoltre è che mantenendo il riserbo assoluto le banche possano formulare loro valutazioni fornendo un quadro che non rispecchia la reale situazione ottenuta dai test. Citigroup e Bank of America ad esempio hanno espresso pareri decisamente positivi sull’andamento del primo trimestre, mentre Wells Fargo attende per il periodo compreso tra gennaio e marzo utili da tre miliardi di dollari. Queste informazioni hanno stimolato un certo ottimismo ma potrebbero non essere del tutto in linea con l’andamento degli esami basato su parametri di più lungo periodo.
Gli istituti saranno così incoraggiati a rendere note informazioni come «l’ammontare delle perdite accumulabili» o i fattori in termini di liquidità, indebitamento e volumi del capitale più o meno solidi. In questo modo potrà essere tracciata una mappatura del sistema bancario sulla quale il governo si muoverà in maniera più efficiente concentrandosi sulle istituzioni più a rischio. Il cambio di orientamento è stato dettato inoltre dalla corsa di alcune banche alla restituzione dei fondi Tarp al fine di liberarsi dei vincoli imposti dal governo a chi ottiene fondi pubblici. Così hanno fatto ad esempio alcuni istituti di piccole dimensioni, o la stessa Goldman Sachs che ha raccolto cinque miliardi di dollari in nuove azioni per ripagare parte dei dieci miliardi di debito Tarp.
Altre banche sembrano orientate nella stessa direzione. Tuttavia restituendo i fondi pubblici gli istituti potrebbero non vedersi affrancati del tutto dagli obblighi imposti dalle autorità. In novembre il governo ha avviato un programma che consentiva alle banche di emettere obbligazioni dietro «garanzie straordinarie» della Fdic, l’agenzia che vigila sui depositi. Un debito, finora pari a 300 miliardi di dollari che consente al governo di imporre nuove restrizioni in caso lo reputi necessario sul piano delle garanzie.