Dmitry Muratov, La stampa 16/4/2009, 16 aprile 2009
NON BARATTERO’ IL SALAME CON LA LIBERTA’
Prima di tutto una domanda di attualità: forse sarebbe meglio cancellare del tutto le elezioni del sindaco di Sochi, piuttosto che farle come una messinscena. Per aiutare il candidato di Russia Unita è addiruttura intervenuto il tribunale, che ha impedito allo sfidante di correre...
«Per ora non so chi e come è stato interdetto, ma a Sochi è in corso una battaglia politica autentica. Ed è positivo che vi partecipino forze politiche diverse. Molte elezioni municipali peccano di monotonia, la gente non sa chi scegliere e si disinteressa. I cittadini la maggior parte delle volte scelgono politici comprensibili invece di star famose, ma in ogni caso più sono numerose campagne vivaci meglio sarà per il sistema elettorale e per la democrazia. Ci saranno sempre candidati che perdono e candidati che vengono bloccati dal tribunale, è così in tutto il mondo».
Lei ha convocato un «Consiglio presidenziale sulla società civile e i diritti umani», con persone meritevoli e oneste. Significa che per lei oggi la società civile è più importante della compagnia degli «uomini in borghese»?
«In Russia la società civile è una categoria che non abbiamo ancora imparato a comprendere fino in fondo. In tutto il mondo la società civile è l’altro lato dello Stato. Lo Stato non è solo una macchina politica, è una forma di organizzazione della vita basata sul potere statale e sulla legge. Mentre la società civile è la dimensione umana dello Stato. Essa agisce all’interno di uno spazio legale, ma seguendo le proprie leggi umane che non sempre hanno una codificazione giuridica. un’istituzione pubblica inalienabile di ogni Stato. Un meccanismo di feed back. Organizzazioni di persone che non hanno cariche ufficiali ma partecipano attivamente alla vita del Paese. Ed è necessario che il presidente incontri i loro rappresentanti. Non sono mai contatti facili perché la società civile, le organizzazioni di difesa dei diritti umani, hanno sempre molto da rimproverare allo Stato. Proprio per questo i contatti con la società civile devono essere sistematici. Conto su un dialogo interessante. Probabilmente sarà duro. Ma è questo il suo valore».
Tra lo Stato e la società, o almeno la maggior parte di essa, ha funzionato per alcuni anni un tacito patto: lo Stato garantisce un certo livello di sazietà e agi, la società in cambio resta leale allo Stato.
«Intende lo schema ”democrazia in cambio di benessere” o, diciamo, ”salame in cambio della libertà”?».
Sì. Secondo lei, è un contratto che può resistere dopo il venir meno del benessere con la crisi?. Non parlo nemmeno di disgelo, ma almeno di un «scongelamento» della società.
«Il patto sociale è una delle idee umane più brillanti che ha avuto un ruolo importante nella formazione delle istituzioni democratiche in tutto il mondo. Le radici dell’idea di Rousseau sono note, ma se parliamo di una lettura moderna direi che la base del patto sociale è nella nostra Costituzione. In fondo, non è altro che un contratto speciale tra lo Stato e i suoi cittadini».
Su cosa?
«Su come esercitare il potere nel nostro Paese. la delega di una parte dei poteri che per diritto naturale appartengono agli individui allo Stato, perché garantisca il benessere, la vita e la libertà. Ma credo non si possa in alcun caso contrapporre una vita stabile e benestante ai diritti e le libertà politiche. Non si possono contrapporre la democrazia e la sazietà. D’altra parte, diritti e libertà possono trovarsi in pericolo se la società è instabile, se non viene garantito un benessere elementare, se la gente non si sente difesa, non riceve i salari, non può comprare il minimo vitale di cibo, se la sua vita è in pericolo».
Lei propone una Russia che abbini libertà e benessere?
«Sì».
Tutto il Paese ha letto con passione le dichiarazioni dei redditi degli alti funzionari. Non è chiaro però chi dovrà verificarle. In pochi giorni in Russia è apparsa una nutrita comunità di mariti potenti e miserabili, e di mogli ricchissime.
«Il controllo sulla burocrazia è uno degli obiettivi fondamentali di ogni Stato. Abbiamo approvato leggi moderne sul servizio statale e misure anti-corruzione. Per la prima volta nella storia russa tutte le alte cariche non solo hanno informato l’ispezione fiscale sui redditi loro e dei loro famigliari, ma li hanno presentati al popolo. Significa che li abbiamo messi sotto controllo? Certamente no! Ma almeno è un primo passo in una direzione giusta. Ovviamente non dobbiamo permettere procedure umilianti, i nostri funzionari sono cittadini della Russia come tutti gli altri, e svolgono una funzione molto utile. Per esempio, per quanto riguarda il ruolo delle mogli, ognuno ha diritto di decidere come organizzare la propria famiglia. Non c’è niente di strano se le mogli dei funzionari fanno business. La domanda piuttosto è: quanto è trasparente e se esiste un conflitto d’interesse? Se un funzionario regola processi in un settore dove il suo coniuge lavora in una grossa azienda, non è etico. Se il business è diverso non c’è niente di male. Così si fa in tutto il mondo. Non esiste nessun tabù sul business delle mogli dei dirigenti. questione di misura e di cultura interiore».
Ha sentito le reazioni negative dei suoi funzionari?
«Beh, sa, la carica di presidente mi esonera dall’ascoltare le reazioni negative dei funzionari. Ho preso una decisione e tutti la devono eseguire».
Lei ama parlare dell’indipendenza dei giudici. L’esito del secondo processo Yukos sarà prevedibile come il primo?
«Forse per qualcuno l’esito di un processo è prevedibile. E’ la libertà e la felicità di una persona non oberata da doveri statali. Per un funzionario dello Stato, figuriamoci per il presidente, non esiste la libertà di esprimersi su argomenti come questo. La prevedibilità di un verdetto è illegale, è segno della violazione della legge per il presidente. Per tutti gli altri è una faccenda personale».
Internet è una delle poche piazze di dibattito pubblico rimaste. Non pensa che i suoi funzionari cerchino di imporre il controllo sulla Rete?
«No. Internet non è solo una delle poche piazze per discutere, ma è anche la migliore, e non solo nel nostro Paese. Dobbiamo creare condizioni normali per lo sviluppo di Internet. Da persona che lo usa ogni giorno e in immersioni abbastanza profonde, ritengo che senza sostegno organizzativo non si svilupperà mai. Abbiamo un Paese enorme, per internettizzare le scuole sono serviti molti soldi e grandi risorse organizzative con l’attenzione dello Stato. Me ne sono occupato personalmente. La regolazione giuridica deve essere ragionevole: non dobbiamo correre davanti a tutto il mondo, ma pensare a creare un contesto legale che blocchi i reati elettronici permettendo a Internet di svilupparsi. Internet non è affatto un ambiente criminale più pericoloso di altri. Internet non è un male assoluto».
Uno scrittore ha detto che l’Urss non riusciva a creare un computer perché perfino le fotocopiatrici erano sotto il controllo del Kgb. Per modernizzare il Paese è necessario un clima di libertà. Lei ha parlato di elezioni, di controllo sulla burocrazia, di Internet. Significa che il presidente Medvedev ha intenzione di riabilitare la democrazia in Russia?
«Penso che la democrazia non abbia nessun bisogno di venire riabilitata. E’ una categoria storica e perfettamente sovranazionale, non ha bisogno di rivalutazione, da nessuna parte. Molti nostri cittadini associano processi politici e soprattutto economici molto pesanti degli anni ”90 con l’arrivo delle istituzioni basilari della democrazia. Per loro è stato un periodo molto duro che ha influito sulla loro percezione del termine stesso di ”democrazia”. Ma si tratta più di esperienze personali, che di atteggiamento verso l’istituzione in quanto tale. Non penso che dobbiamo riabilitare la democrazia. La democrazia c’era, c’è e ci sarà».