M.B., la Repubblica 16/4/2009, 16 aprile 2009
COSI’ I GRANDI EDITORI HANNO UCCISO LO STREGA"
Guai dello Strega? Per me sono cominciati da quando a correre non sono più i singoli editori, ma i grandi gruppi. Sembra una sfumatura, invece è tutto: identificarsi con la casa editrice, che vuol dire anche con le persone con cui lavori, discuti, ti confronti nei mesi o negli anni, può essere anche nobile. Invece il gruppo è un´entità astratta, schierarsi con un cartello che contiene anime diverse è antipatico. Diventa un gioco manipolato da pochi. E ci rimettono vincitori e vinti. Del Giudice, chiamandosi fuori dalla gara, ha fatto un gesto elegante». Sandro Veronesi, che il premio Strega tre anni fa lo ha vinto con Caos calmo, Bompiani, al fotofinish (27 voti di distacco) con La ragazza del secolo scorso di Rossana Rossanda, Einaudi, la lunga strada del premio più ambito delle lettere italiane l´ha incrociata tante volte: «La prima da candidato, con poche speranze, nel 1996, quando vinse a sorpresa Barbero. Poi da giurato, e devo dire che in tanti anni ho votato il libro vincente una volta sola, quando ho votato me stesso. Di solito sto col secondo arrivato».
Anche nel 2006 ci furono polemiche su un risultato programmato...
«Sì, Dagospia scrisse sei mesi prima che avrei vinto io perché avevo dietro Veltroni».
Falso?
«Il suo voto lo ebbi davvero, credo, ma non fu determinante. Ugo Riccarelli, che lavorava nello staff di Veltroni, per esempio, votò la Rossanda».
Vuol dire che lo Strega attira anche accuse immeritate?
«Per forza, è l´unico che conta tanto in libreria. Non ci credevo, che ci fosse un pubblico "dello Strega" che va a comprare il libro perché ha vinto al Ninfeo di Villa Giulia, invece l´ho visto succedere con Caos Calmo.
Quante copie le ha aggiunto?
«La maggior parte del venduto, diciamo 200 mila circa».
E le accuse che lo Strega si merita?
«Ce ne sono. Fino a tre anni fa non si sarebbe detto possibile che si profilasse una terza vittoria consecutiva di Mondadori/Einaudi, con un possibile candidato forte come Del Giudice, dopo Ammanniti e Giordano. Anna Maria Rimoaldi era sempre stata attenta a non far diventare il premio un feudo. Ma sono certo che anche Tullio De Mauro lavora per questo».
Da giurato, si subiscono davvero tante pressioni per il voto?
«Per la mia esperienza, sempre pressioni garbate. L´anno scorso ho votato per Rea, ma perché mi piacevano il libro e lo scrittore, non per "spirito di gruppo", essendo pubblicato da Rizzoli».
Sa che nessuno lo dice mai, di votare un libro solo perché lo pubblica il proprio editore ? Possibile?
«Tenga presente che allo Strega di solito ci vanno buoni libri. E che i grandi editori spesso hanno i libri più importanti. Fin qui non mi scandalizzo. Le cose cambiano quando a marzo si decide già a livello di grandi gruppi che uno correrà per tutte le sigle editoriali. Mi piacerebbe che si tornasse a duelli un po´ più veri. Magari anche tra marchi apparentati».
Le sembra realistico?
«Perché no? Succedeva fino a non molto tempo fa, anche dopo le concentrazioni proprietarie. Per esempio nel 2000: Ernesto Ferrero, Einaudi, contro Fosco Maraini, Mondadori. Vinse il primo con quattro punti di scarto».
Lei chi votò?
«Come al solito, il secondo arrivato. Per la verità quell´anno ero così convinto che dovesse vincere Maraini che rinunciai a partecipare al premio con il mio romanzo La forza del passato. E invece ci fu una genuina sorpresa».
A proposito della scelta di non entrare in gara, cosa pensa della scelta in questo senso di Del Giudice?
«L´unica mossa elegante possibile. E l´eleganza uno come Daniele Del Giudice se la può ben permettere».