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 2009  aprile 16 Giovedì calendario

LA SVOLTA DELL’INDIA CON LE ELEZIONI


Oltre 700 milioni di elettori, più di due volte l´intera popolazione degli Stati Uniti: da oggi si celebra il rito di massa del voto nella democrazia più grande del mondo. iniziata la 15esima elezione legislativa generale in India dall´indipendenza del 1947. Come sempre, questo maxi-scrutinio durerà tre settimane, più un´altra settimana per lo spoglio delle schede. I tempi lunghissimi sono comprensibili, per un´operazione le cui dimensioni non hanno eguali al mondo.
Da quando è iniziata la recessione globale, il test indiano è la prima occasione per misurare lo stato dell´opinione pubblica in una superpotenza emergente. Anche il miracolo economico indiano è messo a dura prova. L´anno scorso le prime tensioni sociali furono provocate dall´iperinflazione alimentare. Ora i prezzi sono tornati sotto controllo, ma si è arenato il flusso di investimenti esteri dalle multinazionali che delocalizzavano i call center e la consulenza informatica.
Il verdetto degli elettori è prima di tutto un giudizio sulla maggioranza di governo uscente, guidata dal partito del Congresso che affronta il rinnovamento generazionale: l´anziano premier Manmohan Singh vuole ritirarsi. La leader del partito Sonia Gandhi sta "allenando" il figlio Rahul, di 38 anni, perché assuma il ruolo storico di erede della dinastia familiare che ha guidato il Paese per tre generazioni. Accettando l´investitura del figlio, Sonia ha dovuto superare la paura della "maledizione dinastica": sia la suocera Indira che il marito Rajiv furono assassinati. Per il Congresso lo sfidante più temuto è il partito nazionalista indù Bjp, che ha già governato fino a quattro anni fa, e che cavalca il fondamentalismo religioso alimentato dalla paura del terrorismo islamico. L´avanzata dell´integralismo induista ha fatto breccia perfino all´interno della famiglia Nehru-Gandhi: il 29enne Feroze Varun Gandhi, nipote di Indira e quindi cugino di primo grado di Rahul, è un virulento e imbarazzante candidato nelle liste del Bjp. C´è infine un composito fronte delle sinistre, che include due partiti comunisti e alcune formazioni regionali spesso ben radicate nelle caste inferiori. Né il Congresso né il Bjp sembrano in grado di raggiungere la maggioranza assoluta nel Parlamento federale, quindi dovranno poi manovrare per conquistarsi alleati in una coalizione multipartitica.
La prima preoccupazione durante queste tre settimane di voto è la sicurezza. Fra agenti di polizia e militari, due milioni di uomini armati sono schierati a vigilare sui seggi. ancora fresco il terribile ricordo dell´"assedio di Mumbai", quando la città-simbolo della modernizzazione e del cosmopolitismo indiano fu tenuta sotto scacco da un commando di terroristi sbarcati dal mare. Ma le zone a rischio non sono solo i potenziali bersagli del terrorismo islamico foraggiato dai servizi segreti del Pakistan o del Bangladesh. Il primo attacco contro un seggio elettorale è già avvenuto nel Bihar, ed è stato rivendicato dai guerriglieri naxaliti di ispirazione maoista, un altro focolaio endemico della lotta armata che non dà tregua al Paese. prevedibile purtroppo che gli episodi di violenza si ripetano, tuttavia nel passato non hanno mai perturbato seriamente lo svolgimento regolare delle elezioni. Pur con i suoi immensi problemi - le diseguaglianze estreme, la sopravvivenza delle caste, l´oppressione delle donne nelle campagne povere, le tensioni etnico-religiose - l´India resta un modello per la flessibilità della sua democrazia rappresentativa che ha più volte promosso l´alternanza.
Il rallentamento della crescita economica oggi è in cima alle preoccupazioni dell´opinione pubblica. Il vigoroso aumento del Pil, che toccò il record del 9% nel 2007, non è più ripetibile nelle circostanze attuali. Anche il settore di punta del miracolo indiano, l´informatica, ha avuto il suo crac: la bancarotta della Satyam di Bangalore, indagata per falso in bilancio. E tuttavia c´è meno pessimismo a New Delhi che in America o in Europa. L´India ha un vantaggio anche rispetto all´altro gigante asiatico: a differenza della Cina, infatti, non ha costruito un modello di sviluppo trainato prevalentemente dalle esportazioni. La crescita indiana è stata meno dirompente ma più equilibrata, con un ruolo importante dei consumi interni. E oggi si assiste a una sorta di "staffetta" tra i motori della crescita. Proprio mentre perde colpi la Silicon Valley indiana di Bangalore e Hyderabad, legata strettamente alle commesse delle multinazionali estere, sta reggendo meglio la domanda di consumo dell´India rurale. Nei villaggi di campagna, che continuano a ospitare 700 milioni di abitanti, l´impatto della recessione globale arriva attutito, mentre si è innescata una dinamica autonoma di sviluppo. Un ruolo lo ha anche lo Stato, che in India non si è mai veramente ritirato dall´economia. Il modello di "assistenzialismo burocratico" che risale alle idee socialiste di Nehru (padre di Indira e artefice dell´indipendenza) non è mai stato completamente ripudiato, e questa crisi porta a rivalutarlo.