Fabrizio Caccia, Corriere della sera 16/4/2009, 16 aprile 2009
ROSSINI, DA MOANA AL SISMA «ORA TEMO UNA BOMBETTA»
Non dev’essere un posto troppo tranquillo, L’Aquila, se il procuratore della Repubblica Alfredo Rossini ammette adesso di temere «una bombetta», nel caso rivelasse alla stampa dov’è il magazzino delle macerie sequestrate. Vuole dire che qualcuno, nel disperato tentativo di cancellare le prove di un lavoro malfatto, potrebbe addirittura ordire un attentato al capannone.
Alto, elegante, schivo, la barba curata, il gessato grigio. Il dottor Rossini, però, non è tipo da lasciarsi intimidire: a Roma da giovane si fece le ossa col terrorismo, indagando sui Nuclei armati proletari. Poi ha fatto anche altro: dalla tragedia dell’Heysel (39 tifosi morti negli scontri prima di Juve-Liverpool) alla crociata anti-porno («Convocai Moana Pozzi. Volevo capire se in quel mondo sfruttavano le donne e i minori. Trovai in lei una persona coraggiosa, vittima di una specie di cupio dissolvi, quasi volesse autopunirsi...»). C’è un po’ di malinconia nella sua voce. Ne ha viste tante, il procuratore: da Roma a Rieti, dall’Aquila all’Antimafia. Indagò perfino sulla Commissione censura del ministero che aveva dato il via libera alla messa in onda di Ultimo tango a Parigi; ha combattuto gli speculatori edilizi nel Reatino con il fedelissimo pm Fabio Picuti (che l’ha seguito anche qui sulle macerie aquilane). Ha scovato una parte il tesoro di Ciancimino riciclato proprio in Abruzzo.
Sul comodino tiene il Candido di Voltaire e La città del sole di Tommaso Campanella. Dice di sé: «Sono agnostico, non credo in Dio, il mio modo di procedere è laico, sereno, neutrale ». Non ha fama di giustiziere, « ma quanno ce vo’ ce vo’... » chiosa in perfetto stile romanesco, essendo – ricorda con orgoglio – figlio del prefetto Gualtiero, nato in piazza Vittorio.
Anche lui è uno sfollato del terremoto dell’Aquila, tra le macerie del Tribunale ha perso la toga. Ora la sera va a dormire dalla sorella, a Rieti, ma ogni mattina è puntuale al suo posto, a seguire «la madre di tutte le inchieste », come l’ha definita. Ieri, mentre il presidente Fini ha invitato a vigilare sulle infiltrazioni mafiose, Rossini ha lanciato un appello ad inviare video e foto utili all’inchiesta e ha disposto il sequestro delle aree crollate: dalla Casa dello studente al Palazzo di Giustizia, dall’Ospedale San Salvatore al Catasto, ai palazzi privati dove ci son stati dei morti. preoccupato: «Vedo camioncini sospetti, non vorrei che cercassero di portar via qualche calcinaccio di troppo...». I «suoi» periti, intanto, hanno scoperto le prime grandi anomalie: negli incastri dei pilastri, nella composizione della malta. La strage, insomma, non è stata solo colpa del terremoto.
Dice d’ispirarsi alla costituzione americana: per lui, sopra tutto, contano «la vita, la libertà e la ricerca della felicità umana». Ma anche le gite in Sardegna con sua moglie (sono sposati dal ”76, non hanno figli). Il giorno del compleanno, il 26 febbraio (non svela l’età), organizza una festa nella sua casa romana con 150 invitati: «Perché credo nell’amicizia vera, non mi sono mai fatto amici per interesse né li ho cercati. Non sono un moralista né un bacchettone. Io sono morale».