Federica Fantozzi, l’Unità 17/4/2009, 17 aprile 2009
LE «DOPARIE» E L’ELETTORE SAR FELICE
Il partito che votate vi renderebbe felici consultandovi prima di decidere la linea da adottare sul testamento biologico, sul Ponte sullo Stretto, sul nucleare, sul salario di disoccupazione, sul piano casa del governo? Per ora, siete su «Scherzi a parte». Ma con le «doparie» potrà succedere per davvero. la proposta (seria) di un ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche, Raffaele Calabretta, quarantacinquenne calabrese trapiantato a Roma che si definisce «studioso delle emozioni politiche ». Alla mano un dossier svizzero che dimostra come il livello di felicità sia più alto nei cantoni in cui i cittadini vengono consultati sui problemi quotidiani, Calabretta ha individuato nell’apatia il peggior nemico della democrazia e la prima causa di disaffezione degli elettori dalla politica. E si è dato unarisposta: «Unapiccola soluzione alla crisi della democrazia rappresentativa in Italia». Le doparie appunto, il sequel delle primarie. Si tratterebbe di consultazioni interne ai partiti, di opposizione quanto di governo, nonper scegliere il leader (perché questo sarebbe stato già fatto) ma per assumere decisioni rispettose della base e coerenti con le promesse elettorali. Una sorta di referendum riservato, però, a iscritti, militanti, simpatizzanti di un dato partito.Unelection day per decidere, una volta all’anno e a maggioranza, sui temi caldi. «Spessoi cittadinisi sentono abbandonati - spiega Calabretta - Notano uno scollamento tra il prima e il dopo elezioni. L’Unione guidata daProdi, adesempio, si è spaccata tra centristi e sinistra radicale. Ecco: con le doparie gli elettori avrebbero potuto esprimersi». Perché società liquide e complesse come quelle odierne necessitano di un continuo feed back tra popolo e capo. Non a caso, spiega il ricercatore, il super-carismatico Obama è stato costretto a un nuovo tour post-insediamento tra la gente per rinnovare il feeling, mentre Veltroni «dopo primarie trionfali è costretto a dimettersi». E non a caso, sempre di più, i luoghi della politica si fanno virtuali: al posto delle sezioni nascono blog, forum, chat. Si va dagli sms per convocare riunioni alle decisioni rese note su Facebook. Certo, doparie è un nome buffo. Calabretta conviene: «Sembrano ridicole, sgangherate, piene di difetti. Un’espressione giocosa, superficiale. In realtà il termine evoca la saggezza popolare che storpia le parole. Doparie come dopo, ma anche come doping benefico: come il movimento fisico fa bene al cervello, i movimenti della società civile aiutano la politica». Forse ha ragione lui, se un marchingegno sulla carta destinato all’archiviazione sotto la voce «utopie », sta mettendo in circolo energie. Hannoraccolto l’idea i Cittadini per l’Ulivo - ricordate, i gruppi nati per sostenere il governo Prodi dal basso e rimasti prematuramente orfani? - di Trieste e di Bologna. E il Comitato Primarie Aperte di San Giovanni in Fiore nel Cosentino. Hanno aderito tra gli altri Margherita Hack, Mimmo Locasciulli, Oliviero Beha, Clara Sereni, Elio Veltri, i ragazzi di Locri, la promessa del Partito democratico lombardo Giuseppe Civati. Studenti universitari, come Laura Saggio, ci credono: «Siamo in tanti, idealisti ambiziosi e coraggiosi. Io amministro anche un gruppo su Facebook ». Potenza della Rete (esiste anche il sito http://doparie.it) i media si sono accorti di questo cavallo di Troia per espugnare la disillusione del popolo (soprattutto quello di centrosinistra) con diritto di voto. Perché, si accalora Calabretta, la sua creatura «è il contrario dell’antipolitica alla Grillo. la risposta di buon senso al populismo, uno strumento per veicolare la rabbia rendendola costruttiva». Sul ”Riformista” Filippo La Porta annota: «Calabretta è un mistico della democrazia. singolare che oggi essa, il sistema politico più giustomaanche più noioso del mondo, possa suscitare uno zelo degno di cause rivoluzionarie e di sogni insurrezionali». Sul ”Foglio” Lanfranco Pace paragona la proposta alle salutari pulizie di Pasqua: una palingenesi domestica. Quelli delle doparie intanto si organizzanodotandosi di colonna sonora. Titolo «Il dopo è nell’aria», testo di Laura Saggio: «La storia siamo noi cantava De Gregori/ E a noi dall’Italia c’hanno messo fuori/ Troppi politici sul seggiolino/ che si gonfiano il borsellino/ Con primarie ed elezioni/ Noi assistiamo alle negoziazioni/ Per un ministero o una sedia/ Ci beviamo sempre la stessa commedia». Conclusione che inneggia alla speranza: «Mani pulite e volti nuovi/Nonsiamo noi a dover star fuori!/ Italia in alto i cori/ Adesso tocca a noi».