Alberto Piccinini, il Manifesto 10/4/2009, 10 aprile 2009
LAGRIME
«Ma il sole intanto si leva, un sole splendido che accora nella sua muta e misteriosa inflessibilità, perché non si comprende come dopo un disastro così orribile e lacerante esso possa e debba ancora emanare la sua luce. E col sole e con la luce quel mondo di rovine comincia a popolarsi, se così si può dire: appaiono finalmente in quella zona alcuni soldati, dieci o quindici in tutto, e diversi parenti che sulle macerie delle loro abitazioni piangono, chiamano i loro cari con voci strazianti, rimuovono con le loro mani, da soli, i rottami con la speranza di rivedere e baciare almeno per l’ultima volta qualche loro congiunto. Vicino a me, intento appunto ad un pericolosissimo salvataggio, vi è una madre, una povera madre che grida disperatamente, che piange invano tutte le sue lagrime, che invoca in modo da lacerare il cuore persona che venga ad aiutarla a salvare qualcuno dei suoi piccoli. Non dimenticherò più mai i suoi accenti strazianti. - Venite, aiutatemi; sono qui, sono vivi, chiamano, rispondono: salvateli, salvateli! Ed essa, poverina, da sola, con due calze infilate nelle mani scava e scava».