Luisa Muraro, Al mercato della felicità. La forza irrinunciabile del desiderio. Mondadori, Milano 2009, 16 aprile 2009
DAL CAPITOLO SESTO
«Montaigne si professa scettico, ma non è uno scettico in generale e per principio, lo è per quel tanto, in realtà tantissimo, che ci vuole perché l’enorme massa delle presunte certezze, delle spiegazioni fasulle, dei facili autoinganni non sbarri completamente la strada al vero che cerca di affacciarsi, e non gli impedisca di farsi intendere» (Muraro).
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Il metodo di Montaigne fatto «di ascolto e di rilassatezza».
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«Fra donne e uomini, afferma Montaigne, esiste un conflitto profondo che egli ci invita ad accettare come qualcosa di naturale, tanto che anche l’andare d’accordo fra uomo e donna, quando c’è, è "tumultuoso e tempestoso"» (Muraro).
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«I discorsi, la prudenza e i conforti dell’amicizia si trovano meglio fra gli uomini; perciò essi governano gli affari di questo mondo» (Montaigne).
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Montaigne «ascolta l’impensato e con la scrittura gli cerca una lingua».
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«Non si creda dunque che basti appellarci, noi, alla superiorità della scienza moderna, tanto diversa e superiore a quella dei tempi di Montaigne. La scienza moderna poco può fare ormai per restituirci il senso esperenziale del mondo, e molto invece ha fatto per ottunderlo, purtroppo. Abituati a pensare che c’è una spiegazione scientifica di tutto quello che ci capita, abbiamo delegato alla scienza la formulazione delle domande e delle risposte, al punto da ”disimparare” la nostra stessa esperienza, per farcela dire dall’esperto di turno [...] un raggiro e gli effetti si vedono. Nel linguaggio corrente ormai si descrive il mondo, compreso quello di cui si ha esperienza diretta e sensibile, incluso il proprio corpo, con parole che sono pseudospiegazioni e avanzi di teorie. Quello che si vive in prima persona, privo di parole o rivestito di luoghi comuni, non circolante nei commerci sociali, viene risucchiato in quel vuoto popolato di fantasmi che è l’impensato. vano invocare la memoria, perché la memoria non trattiene quello che non è stato significativamente verbalizzato. I vicini di casa, incapaci di parlarsi, si ignorano, si temono e arrivano a odiarsi. I soldati delle guerre in corso tornano a casa e non raccontano niente» (Muraro).