Luisa Muraro, Al mercato della felicità. La forza irrinunciabile del desiderio. Mondadori, Milano 2009, 16 aprile 2009
BRANI TRATTI DAL CAPITOLO SECONDO
Prova dell’esistenza di Dio di Sant’Anselmo o Anselmo d’Aosta: «dall’idea di Dio, l’essere di cui nulla si può pensare di più grande, discende che esiste, perché, se non esistesse, gli mancherebbe questo titolo, di esistere realmente, per essere il più grande» (Luisa Muraro)
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«Le parole sono i simboli più raffinati che possediamo, e la tessitura della nostra umanità ne dipende. La natura vivente e fondante del linguaggio è qualcosa che dimentichiamo a nostro rischio e pericolo» (Iris Murdoch)
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«Dall’antico argomento ontologico di Sant’Anselmo ho ricavato per me, per noi, che di Dio cont, più della dimostrazione dell’esistenza, la significanza, ossia la sua capacità di prendere-dare significato nei diversi contesti del vivere: con questa la dimostrazione dell’esistenza può diventare superflua; senza, che cosa resta?» (Muraro).
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«Dio non solo permette, ma ha pure bisogno di essere usato, essere usato è un modo di essere compreso» (Clarice Lispector). Che aggiunge: «Purtroppo non abbiamo idea di come approfittare di Dio in un interscambio».
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«Quando si parla di indifferenza religiosa [...], non vediamo l’altra faccia della questione, cioè, che l’essere umano può diventare, lui, l’oggetto dell’indifferenza divina, come si verifica allorché, che Dio esista o non esista, che uno ci creda o non ci creda, nella condizione umana non cambia più niente» (Muraro).
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«Di avanzamento in avanzamento del sapere razionale, noi assistiamo all’immiserirsi del reale: è la grande tesi del Leopardi antimoderno. Non si dica che la ragione vede poco, scrive il poeta filosofo, al contrario essa si estende quasi all’infinito ed è acutissima su ogni oggetto. Ma, sottoposta al suo sguardo, ogni cosa si rimpicciolisce cosicché essa, tanto più vede, tano meno vede e, per finire, quello che vede è il nulla» (Muraro).