Raffaello Masci, La Stampa 11/4/2009, 11 aprile 2009
C’è una generosa offerta di case da parte di tutti i cittadini italiani (1.700 - ndr), e anche io farò la mia parte mettendo a disposizione alcune delle mie case»
C’è una generosa offerta di case da parte di tutti i cittadini italiani (1.700 - ndr), e anche io farò la mia parte mettendo a disposizione alcune delle mie case». Silvio Berlusconi è un uomo commosso, di più: turbato, e di fronte allo sconforto di chi non ha più un tetto, si lancia in un gesto di generosità, senza mettersi tanto a cavillare sui dettagli. Ho tante case - deve essere stato il suo ragionamento - e qualcuna potrò ben darla a chi ne ha bisogno.
In effetti di case il premier ne possiede molte, ma sia la conformazione che la dislocazione non le rendono esattamente comode per gli sfollati dell’Abruzzo. Tutti conoscono, per dire, villa San Martino ad Arcore, ma pochi sanno che si tratta di una villa-ufficio, con tanto di galleria d’arte ma senza zona notte. Cinque minuti di elicottero più in là c’è la villa di Macherio, ma lì vive la famiglia. Lui, invece, ufficialmente è residente a Milano, nella storica casa di via Alciati. Possiede anche un alloggio in via San Gimignano, sempre a Milano ma, a quanto si sa, sarebbe a disposizione della famiglia, alla quale sarebbero destinati anche alcuni appartamenti della palazzina di via Rovani, altrimenti destinata ad uffici.
A Lesmo, sempre in Lombardia, si trova villa Germetto, pensata come sede della costituenda Università liberale, ma a tutt’oggi poco utilizzata. Per non dire di Villa Campari, sul lago Maggiore: 30 stanze di alta rappresentanza. Un po’ troppo, forse.
Se scendiamo a Sud le case diventano ancora più difficili da condividere. Berlusconi ha in affitto un castello marino a Paraggi, vicino Portofino: vista mozzafiato ed ampio parco, ma insomma... La casa in cui vive a Roma, e cioè il piano nobile di palazzo Grazioli, è in locazione, ed è comunque un appartamento: grande, sontuoso, ma pur sempre un appartamento.
In Sardegna le sette ville di cui si è sempre favoleggiato, sono state vendute: gli è rimasta solo quella piccola Versailles estiva che è la Certosa, con una dépendance di alto valore affettivo, perché vi è vissuta mamma Rosa nell’ultima stagione della sua vita. Non meritano, poi, di essere prese in considerazione perché, un po’ fuori mano, le case che il premier possiede ad Antigua (Piccole Antille). Quanto a quella delle Bermuda è nelle disponibilità della figlia Marina.
Le sue proprietà personali, dunque, è improbabile che possano essere utili agli sfollati dell’Aquila. Diverso è il discorso per gli immobili di proprietà (in tutto o in parte) delle sue società. Avrà delle case la Fininvest? E il Milan? E la Mondadori? E Mediolanum o Publitalia? Quando parlava di dare «alcune delle mie case» il premier pensava forse a questo patrimonio indiretto, certamente vasto e probabilmente più fruibile.