Fabio Pozzo, La stampa 14/4/2009, 14 aprile 2009
LI PORTERANNO SULLE MONTAGNE"
Se li hanno portati a Lasqorey, come risulta dalle notizie diffuse dalle agenzie di stampa, allora gli ostaggi italiani potrebbero presto lasciare la costa per le montagne. I pirati potrebbero nasconderli nelle grotte, come fecero lo scorso anno con una coppia di diportisti tedeschi, catturati con un assalto al loro yacht». A dirlo è Nicolò Carnimeo, docente di Diritto della Navigazione presso l’Università di Bari e uno dei massimi esperti italiani di pirateria moderna (è in uscita da Longanesi il suo saggio-reportage «Nei mari dei pirati»).
Secondo lei, chi potrebbe aver sequestrato l’equipaggio del Buccaneer?
«Potrebbero essere stati due gruppi di predoni del mare: i Costguard oppure i Somali Marines. Il fatto, però, che la notizia del loro trasferimento a Lasqorey sia stata comunicata da uno dei presunti responsabili dei pirati da Eyl, potrebbe far pensare ai Somali Marines Perché proprio a Eyl hanno la loro roccaforte. E perché quest’ultima fonte, sempre anonima, ha già parlato più volte in precedenza attraverso gli stessi canali (un’agenzia di stampa europea) dimostrandosi attendibile».
Chi sono i Somali Marines?
«Sono una gang ben armata e addestrata militarmente, che fa capo a uno dei più pericolosi signori della guerra della regione nordorientale del Puntland».
Che cosa le fa pensare che gli ostaggi potrebbero essere portati sulle montagne?
«C’è un precedente. Nel giugno 2008 i Somali Marines sequestrarono una coppia di tedeschi sul loro yacht. Jürgen Kantner e Sabine Merz furono traghettati sino a Lasqorey, un villaggio costiero a ridosso delle montagne, al confine tra il Puntland e il Somaliland, due province che chiedono l’autonomia e tra le quali non corre buon sangue. I due ostaggi furono nascosti, con l’aiuto di clan locali, nelle grotte della zona e furono poi liberati dietro il pagamento di un riscatto. E sotto le pressioni della Germania, che spinsero a scendere in campo anche gli eserciti delle due province».
Perché dovrebbero portarli all’interno?
«Perché i pirati sono sotto pressione, braccati dalle forze internazionali, sotto la minaccia d’intervento da parte degli incursori Usa e francesi. Allontanarsi dalle acque territoriali, dove le navi delle flotte Nato e Ue secondo le ultime regole d’ingaggio possono intervenire, per loro potrebbe essere più prudente. Così come potrebbe esserlo puntare d’ora in avanti più sui sequestri degli equipaggi che delle navi. Lo si è visto con il caso del comandante della Maersk Alabama».
Le ultime risoluzioni Onu consentono però anche blitz a terra.
«Sì, è vero. Ma è più complicato. A terra, inoltre, il business degli ostaggi è ormai collaudato da tempo. I pirati possono contare su molti appoggi: milizie, clan, capi-villaggio. Laggiù è sufficiente pagare e si ottiene qualsiasi cosa».
In questi ultimi dieci giorni si è assistito ad una escalation di attacchi. Perché?
«E probabilmente ne seguiranno ancora. Sembrerà banale, ma la ragione sta nel bel tempo: non c’è più il monsone invernale e vi sono le condizioni meteomarine ideali per un attacco con barchini veloci. I mesi migliori per queste azioni sono quelli di aprile, appunto, e ottobre».