Glauco Maggi, Libero 10/4/2009, 10 aprile 2009
LE BANCHE USA SCOMMETTONO SU FIAT
Le banche Usa scommettono su Fiat. I principali creditori di Chrysler, invece di rientrare con i prestiti, hanno accettato che la società utilizzi 1,5 miliardi di dollari per pagare i fornitori. un chiaro segno che le banche non vogliono staccare la spina al più piccolo dei tre fabbricanti d’auto Usa. Sono convinte che il matrimonio con la casa italiana rappresenti l’unica realistica via d’uscita. Il matrimonio è fatto dicono a Detroit.
«Fiat e Chrysler sono come il guanto e la mano: perfettamente complementari», ha dichiarato il presidente di Chrysler, Jim Press in un’intervista radiofonica. «Il matrimonio è un ottimo messaggio per chi, come Fiat, ha investito in tecnologia e sviluppo. Ora può usare i frutti del lavoro come capitale in questa operazione», ha detto a Libero, Michele Vannini, capo della Vm North America, filiale Usa dell’azienda di Cento (Fe) che produce motori diesel.
Sono le banche l’ultimo ostacolo prima dell’altare. Hanno erogato prestiti per 6,9 miliardi. Ora devono trasformarli in azioni. Si chiamano J.P. Morgan Chase, Citicorp, Morgan Stanley e Goldman Sachs. Si trovano in situazione ambigua. Fanno parte della lista di colossi del credito che hanno ricevuto gli aiuti dal governo. Quindi da una parte hanno l’obbligo di impiegare nel modo migliore le risorse ricevute. D’altra parte non possono permettersi di far fallire una grande azienda come Chrysler. Obama, che sta impegnando il bilancio federale nel sostegno al credito, non apprezzerebbe. Gli altri debiti che gravano sulla Chrysler sono i 2 miliardi di prestiti avuti da Daimler, che detiene il 19,9% della società e da Cerberus, il fondo di private equity che possiede l’80,1% del capitale. Anche per loro, probabilmente, saranno costretti a convertire i crediti in minime quote di capitale. Quanto "minime" è materia di discussione, ma non c’è rischio che siano Daimiler e Cerberus a far saltare l’intesa. Infine, ci sono i 4,3 miliardi di dollari che il governo americano ha erogato. L’ha fatto in due tranche tra dicembre e gennaio. C’era ancora Bush.
Se tutto andrà bene comincerà la fase di transizione. Sarà l’amministrazione Obama ad assumere il ruolo di grande azionista in una società con molti padroni. Una situazione provvisoria in attesa che la proprietà passi a Fiat. Dietro al 20% posseduto dal Lingotto ci saranno il governo, le banche, gli ex azionisti di controllo e i sindacati. Ai rappresentanti dei lavoratori, in particolare, è stato chiesto, ed è sicuro che accetteranno, di convertire in quote azionarie gli impegni di natura assistenziale e previdenziale che la Chrysler ha concesso in passato ai dipendenti.
Il progetto di accordo tra la compagnia torinese e Chrysler, dunque, va avanti e pare avviato ad una conclusione positiva, anche se il presidente dell’azienda Usa, Jim Press ha detto «che sarà difficile completare i dettagli dell’alleanza entro la prevista scadenza del primo maggio».
Per Fiat, comunque sembra davvero un momento d’oro. In Borsa il titolo ha guadagnato l’1,8% a 6,8 euro. Inoltre, secondo le previsioni di Ihs Global Insignt la quota di mercato europeo salià al 9,2%, dal 7,4% del 2008. L’indicazione, anticipata dall’agenzia Radiocor, si riferisce al mercato composto dai quindici Paesi della Ue più Norvegia e Svizzera. La sostanza, comunque, è che i protagonisti della partita americana «stanno lavorando tutti duramente per il successo».
I quadri della Chrysler che hanno incontrato il Ceo Sergio Marchionne nella sua visita lampo di qualche giorno fa non avevano atteso la benedizione di Obama per dare sul personaggio un’ottima valutazione. Così riferiscono voci interne all’azienda, dove il gioco dei rumour ha addirittura già prodotto il nome del possibile candidato alla carica di amministratore delegato della Chrysler-Fiat: Alfredo Altavilla, capo dello sviluppo del business di Fiat.