Francesco Spini, La stampa 10/4/2009, 10 aprile 2009
I POLITICI LITIGANO SULL’EXPO E LA ’NDRANGHETA FA AFFARI
C’è una terza via per l’Expo 2015? Un’alternativa al niente («l’ipotesi della rinuncia circola molto negli ambienti di governo») e al tutto («che rischia di replicare lo stesso disastro economico visto ad Hannover») la suggerisce uno dei più noti economisti e consulenti d’impresa italiani, Marco Vitale, che per l’occasione si allea con un gruppo di architetti milanesi. I quali in un documento messo a punto da Emilio Battisti e Paolo Deganello si schierano contro «l’assurdo luna park di padiglioni» che, nei progetti attuali, dovrebbe connotare l’esposizione universale. Vitale concorda in pieno, anche perché «avanza l’inquietudine, non strumentale, che queste opere grandiose oltre a essere inutili e pericolose siano sotto tiro della ”ndrangheta, che è l’unica che ha lavorato bene nel corso di questo anno». Mentre gli altri, i politici, «litigavano su come dividersi gli stipendi. E’ incredibile come della gente affermata e ricca passi le giornate a litigare su queste cose...».
E allora da dove si riparte? «Bisogna cambiare il progetto - suggerisce Vitale -, anche in considerazione dell’emergenza nata con il terremoto in Abruzzo. Si può fare una cosa molto bella spendendo molto meno, senza creare le strutture che utilizzano due chilometri quadrati di terreno agricolo facendo dei capannoni che poi resteranno lì, che bisognerà demolire: una cosa ridicola». Gli architetti immaginano un Expo che, «ridimensionando gli interessi forti legati ai grandi interventi edili concentrati», serva per una riqualificazione dell’abitabilità complessiva di Milano e dell’hinterland, con particolare riguardo agli aspetti della sostenibilità e dell’autonomia energetica. Vitale concorda: «Abbiamo la fiera più grande del mondo, abbiamo altri spazi formidabili in città e fuori. Concentriamoci dunque sui temi che saranno al centro dell’esposizione. L’alimentazione è un argomento interessantissimo, ma non se ne parla per niente».
C’è il rischio che si spendano troppi soldi senza che poi soccorrano i numeri sbandierati in relazione all’Expo: 29 milioni di visitatori, 70 mila nuovi posti di lavoro... «Alla luce dell’esperienza che abbiamo sono delle sparate senza senso - attacca l’economista -. Certo che l’Expo genera un’attività economica, ma l’importante è che generi anche un saldo positivo. Qui invece si rischia di replicare i disastri che abbiamo visto ad Hannover e Lisbona. Noi dobbiamo fare in modo che sia economicamente positivo. E se lo sarà economicamente, sarà positivo anche dal punto di vista ambientale e urbanistico».
Detto ciò, Vitale, pure candidato scomodo e «di bandiera» al ruolo di amministratore delegato della società di gestione, dove è poi finito Lucio Stanca, nega di essere «sulle posizioni di chi nega l’utilità di questa manifestazione come fanno certi architetti di fama, tipo Gregotti, che preferirebbero cancellarla. Un’idea che circola molto negli ambienti di governo». Ma tra il farlo in pompa magna e il non farlo «c’è questa terza via» perché «il progetto come sta viaggiando è da fermare: sarà dannoso».
Le infrastrutture «si fanno nel momento in cui sono utili, non per altro». Per il resto, «cambiamo il tiro. Basta col progetto basato sull’hardware, sulle mega-costruzioni. Bisogna puntare al software, ai contenuti, valorizzante per l’Italia e per Milano: abbiamo tanti talenti in materia, sfruttiamoli». Si parla di alimentazione? «E allora sosteniamo il progetto che c’è già sul Parco Agricolo Milano Sud». Ma non sarà Soge «che è solo un veicolo» a cambiare il quadro. «L’indirizzo è sempre nelle mani dell’azionista, del Comune in primis. Fino adesso non c’è nessun segnale che si vada nella direzione giusta, quando invece bisognerebbe riaprire una discussione con il Bie, che sarebbe pronto a ragionare di fronte a un’alternativa seria».
L’alternativa potrebbe coinvolgere maggiormente anche i privati che oggi «sono assenti, ed è uno dei sintomi precisi che non è stato fatto niente per coinvolgerli: stanno a vedere cosa succede in questa gabbia di matti che litiga su potere e stipendi. Chi può investire in uno scenario del genere?».