F. Cel., Corriere della sera 14/4/2009, 14 aprile 2009
«DA LENTINI ABBIAMO CONQUISTATO GLI USA»
I videogiochi per il grande pubblico, fin dalle loro origini alla fine degli anni Settanta, parlano tradizionalmente due lingue: l’inglese e il giapponese. Da «Space Invaders» e «Mario» in avanti, il duopolio culturale è stato solo leggermente scalfito negli anni da successi occasionali (il russo «Tetris») e nuove aree di produzione (le arrembanti softwarehouse francesi). Ma anche l’Italia non sta con i joypad in mano: dei nuovi e più semplici strumenti di sviluppo dei giochi messi a disposizione dai tre colossi Nintendo, Microsoft e Sony hanno approfittato anche alcuni game designer nostrani.
In provincia di Siracusa sono riusciti a invertire la tendenza: a Lentini, tre «ragazzi» quasi quarantenni hanno sviluppato un titolo tutto loro – «Bricks4Ever» – che è stato per tre settimane nella Top10 dei videogiochi più venduti negli Stati Uniti. La reazione nella casa-ufficio da cui lavorano è molto semplice: «Non possiamo crederci!». Anche perché il loro gioco in stile puzzle – acquistabile solamente on line sul Market Place di Xbox 360 al prezzo di 2,50 euro – non ha praticamente avuto seguito nel nostro Paese, spopolando invece, come detto, negli Usa.
Alfio Locastro e Massimo Riera si conoscono da sempre. «E da sempre giochiamo assieme a tutti i videogiochi che ci capitano a tiro, dalle prime console negli anni Ottanta fino a ieri sera», dicono. Poi Alfio ha conosciuto e sposato Benedetta Sciacca e poco tempo dopo, l’anno scorso, lo strano trio ha dato vita all’azienda Running Pixel «perché è quello che ci sarebbe sempre piaciuto fare». A novembre il primo titolo – «Crushing Crystal» ”, poi lo scorso febbraio l’exploit con la seconda fatica. «E con un certo orgoglio possiamo dire che adesso tutti e tre riusciamo a vivere facendo videogiochi». Un bel colpo a Lentini – «dove l’unica alternativa è dedicarsi alle arance » ”, e i tre «ragazzi» giurano di non volersi fermare.
I videogiochi all’italiana, però, non hanno solo un aspetto artigianale. Da più di 10 anni a Milano esiste un nutrito gruppo di sviluppo che fa capo alla casa di produzione francese Ubisoft. Un team che oggi conta ben 35 persone, designer e programmatori che negli anni hanno lavorato praticamente su giochi per ogni console disponibile sul mercato. E l’hanno fatto con una caratteristica abbastanza unica nell’ambito delle multinazionali: una certa autonomia nel concepire e sviluppare i propri progetti, libertà guadagnata sul campo. E applicata all’ultima fatica per la fortunata serie di giochi per Nintendo Ds «Giulia Passione» (oltre 5 milioni di titoli venduti): da Ubisot Italia è arrivato il capitolo «Amiche e segreti», una specie di diario elettronico con cui bambine e ragazzine possono condividere la propria vita in modalità wireless. Un successo clamoroso, che da Milano si è diffuso letteralmente in tutto il mondo.
Milano-mondo è il percorso anche di una big italiana dei videogiochi, la ormai ventennale Digital Bros. L’azienda tra le prime al mondo è riuscita a intuire quello che è attualmente il segmento di maggior sviluppo del mercato: i giochi per il pubblico femminile. E l’ha fatto con un titolo che, pur sviluppato in Giappone, si può definire completamente italiano: «Cooking Mama», nelle versioni per le due console Nintendo, il Ds e la Wii. La cuoca virtuale che ci dà consigli in cucina ha spopolato con 2,5 milioni di copie vendute e già un seguito dal titolo autoesplicativo «Gardening Mama». Un successo che la softwarehouse vorrebbe ora provare a bissare con la serie «Diva Girls » disegnata dall’artista di scuola Disney Claudio Sciarrone.