Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  aprile 10 Venerdì calendario

DI PIETRO E L’OSPEDALE: LE INCHIESTE ARCHIVIATE


Inefficienze, errori, spre­chi in 28 anni hanno fatto lievitare fino a 214 miliardi e 222 milioni delle vec­chie lire il costo dei tormentati lavori del nuovo, si fa per dire, ospedale San Salvatore dell’Aquila, che il terremoto ha reso inagibile sollevando polemiche e interrogativi sulla qualità delle struttu­re. Ma le due inchieste giudiziarie aper­te all’inizio degli anni ”90, una dal pool Mani Pulite di Milano, l’altra della magistratu­ra dell’Aquila, finirono nel nulla. Archiviate.

Se lo ricorda bene quel filone di Tangen­topoli Antonio Di Pie­tro. Interrogando il manager della Coge­far- Impresit Enzo Papi si sentì dire che l’im­presa aveva elargito fi­nanziamenti a un paio di politici aquila­ni perché nell’area l’azienda aveva forti interessi. Era impegnata nella realizza­zione del celebre laboratorio di fisica nu­cleare sotto i mille metri di roccia del Gran Sasso, del traforo autostradale nel­la stessa montagna, dello stadio del rugby (dove ora c’è una delle tendopoli per gli sfollati) e anche nel completa­mento dell’ospedale. Di Pietro seque­strò la documentazione di tutti gli ap­palti ottenuti dall’azienda che «trasmet­temmo – rammenta – a tutte le procu­re competenti». Indagò solo per finan­ziamento illecito. La costruzione del­l’ospedale che gli aquilani ancora chia­mano «di Coppito», per distinguerlo dal vecchio San Salvatore settecentesco del centro storico, fu cominciata nel ”72 da un’impresa pugliese che, dopo aver impiegato anni per gran parte dei 5 lotti su 180mila metri quadrati, fallì. Le ope­re ripresero nel ”91 quando ad aggiudi­carsi l’appalto per il completamento fu un consorzio guidato da Cogefar-Impre­sit. Importo: 78 miliardi per gli arredi e le attrezzature mediche; altri 23 per le strutture. Gara contestata da un’impre­sa esclusa che con un esposto diede il via all’inchiesta della magistratura del­l’Aquila. Furono iscritte nel registro de­gli indagati 19 persone per abuso d’uffi­cio, falso e turbativa d’asta.

A finire nei guai l’intero ex comitato di gestione della Usl, un gruppo di tecni­ci che avevano avuto a che fare con l’ap­palto, compreso il progettista Gaspare Squadrilli, ed Enzo Papi. Ma gli investi­gatori non riuscirono a trovare «fatti pe­nalmente rilevanti» e a novembre ”93 il sostituto procuratore Fabrizio Tragno­ne (quello che aveva fatto arrestare l’in­tera giunta regionale per un’inchiesta sui fondi comunitari) chiese e ottenne l’archiviazione. Ma bisognerà ancora aspettare molto prima che l’ospedale en­tri in funzione. A tagliare il nastro sarà il ministro della sanità Rosi Bindi: il 21 febbraio 2000.