Giuseppe Guastella, Corriere della sera 10/4/2009, 10 aprile 2009
DI PIETRO E L’OSPEDALE: LE INCHIESTE ARCHIVIATE
Inefficienze, errori, sprechi in 28 anni hanno fatto lievitare fino a 214 miliardi e 222 milioni delle vecchie lire il costo dei tormentati lavori del nuovo, si fa per dire, ospedale San Salvatore dell’Aquila, che il terremoto ha reso inagibile sollevando polemiche e interrogativi sulla qualità delle strutture. Ma le due inchieste giudiziarie aperte all’inizio degli anni ”90, una dal pool Mani Pulite di Milano, l’altra della magistratura dell’Aquila, finirono nel nulla. Archiviate.
Se lo ricorda bene quel filone di Tangentopoli Antonio Di Pietro. Interrogando il manager della Cogefar- Impresit Enzo Papi si sentì dire che l’impresa aveva elargito finanziamenti a un paio di politici aquilani perché nell’area l’azienda aveva forti interessi. Era impegnata nella realizzazione del celebre laboratorio di fisica nucleare sotto i mille metri di roccia del Gran Sasso, del traforo autostradale nella stessa montagna, dello stadio del rugby (dove ora c’è una delle tendopoli per gli sfollati) e anche nel completamento dell’ospedale. Di Pietro sequestrò la documentazione di tutti gli appalti ottenuti dall’azienda che «trasmettemmo – rammenta – a tutte le procure competenti». Indagò solo per finanziamento illecito. La costruzione dell’ospedale che gli aquilani ancora chiamano «di Coppito», per distinguerlo dal vecchio San Salvatore settecentesco del centro storico, fu cominciata nel ”72 da un’impresa pugliese che, dopo aver impiegato anni per gran parte dei 5 lotti su 180mila metri quadrati, fallì. Le opere ripresero nel ”91 quando ad aggiudicarsi l’appalto per il completamento fu un consorzio guidato da Cogefar-Impresit. Importo: 78 miliardi per gli arredi e le attrezzature mediche; altri 23 per le strutture. Gara contestata da un’impresa esclusa che con un esposto diede il via all’inchiesta della magistratura dell’Aquila. Furono iscritte nel registro degli indagati 19 persone per abuso d’ufficio, falso e turbativa d’asta.
A finire nei guai l’intero ex comitato di gestione della Usl, un gruppo di tecnici che avevano avuto a che fare con l’appalto, compreso il progettista Gaspare Squadrilli, ed Enzo Papi. Ma gli investigatori non riuscirono a trovare «fatti penalmente rilevanti» e a novembre ”93 il sostituto procuratore Fabrizio Tragnone (quello che aveva fatto arrestare l’intera giunta regionale per un’inchiesta sui fondi comunitari) chiese e ottenne l’archiviazione. Ma bisognerà ancora aspettare molto prima che l’ospedale entri in funzione. A tagliare il nastro sarà il ministro della sanità Rosi Bindi: il 21 febbraio 2000.