Alessandro Arachi, Corriere della sera 10/4/2009, 10 aprile 2009
LA MAPPA DELLE CASE DA ROTTAMARE
Le cifre In Italia gli edifici privati sono 11,2 milioni e, di questi, 7,5 milioni sono nelle zone 1, 2 e 3, quelle a rischio terremoto
I consigli La prima cosa da fare, secondo quanto dicono i tecnici, è andare a controllare l’anno di costruzione dell’immobile
La mappa delle case da rottamare
Interventi antisismici per 5,5 milioni di edifici I lavori che si possono fare nei palazzi antichi
Sono numeri che fanno tremare, è proprio il caso di dirlo. Una casa su due in Italia è a rischio terremoto. Ovvero: non è stata costruita con le norme antisismiche. Sono cifre della Protezione civile. Drammaticamente vere. Nel dettaglio: gli edifici privati in Italia sono poco più di 11 milioni (11,2 per la precisione). Di questi circa 7,5 milioni sorgono nelle cosiddette zone soggette a pericolosità sismica (pericolosità variabile da 1 a 3). «E il 73% di queste non è protetto per il terremoto », garantisce Mauro Dolce, direttore dell’ufficio sismico della Protezione civile. Fate i calcoli: a rischio sisma sono quindi circa 5,5 milioni di case. Una su due, appunto. E sono queste le case per le quali si pensa ad una «rottamazione», ovvero ad interventi per ritrutturazioni o, addirittura, per abbattimenti e nuove costruzioni.
Un problema che riguarda anche circa 75 mila gli edifici pubblici a rischio di crollo per le scosse. «Ovvero il 75% del totale degli edifici pubblici che ricadono nelle zone cosiddette sismiche», aggiunge Mauro Dolce.
Bene: se parliamo di scuole, ospedali, caserme, municipi c’è ben poco che noi singoli possiamo fare per intervenire.
Ma per la nostra casa? Va da sé che prima di preoccuparci invano bisogna scoprire a quale livello di pericolosità sismica siamo soggetti: la classificazione possiamo trovarla facilmente su internet nell’ordinanza di Protezione civile numero 3274 del 2003. E magari possiamo tirare un sospiro di sollievo se scopriamo di vivere nella zona 3 oppure 4 (veramente a basso rischio) oppure nella cosiddetta zona 0 (assenza totale di rischio) che è lo splendore della Sardegna. Ma altrimenti? Come possiamo prepararci ad un eventuale provvedimento di rottamazione?
«La prima cosa che si può fare è andare a vedere l’anno di costruzione della propria casa», dice Franco Braga, presidente dell’Associazione nazionale italiana di ingegneria sismica. Poi spiega: «Sapere l’anno può, innanzitutto, farci capire come è stata costruita la nostra casa: se è prima degli anni Cinquanta verosimilmente in muratura, altrimenti con molta probabilità in cemento armato. Il cemento armato ci può dare più sicurezze rispetto alla muratura ». Ma non è certo la sicurezza totale. Anzi.
Sapere l’anno di costruzione della casa ci può servire anche per fare una screening sulle possibilità di rischio prima di chiamare un tecnico. «Infatti dobbiamo sapere che fino al 1974 in Italia non c’è stata alcuna normativa antisismica», spiega ancora Franco Braga, deducendo che tutte le case costruite prima del 1974 non abbiano seguito alcuna normativa sismica. Ma anche arrivare al 1980 non ci tranquillizza, così come l’ingegner Braga continua a spiegarci: «In quell’anno venivano censiti come sismici soltanto il 10% dei comuni italiani, contro l’attuale cifra del 70%».
La verità, alla fine, è che soltanto le case nuove nuove dovrebbero essere state costruite secondo criteri sismici adeguati, visto che l’attuale classificazione del rischio risale, come abbiamo detto, al 2003. E dunque alla fine saranno ben poche le abitazioni che avranno passato lo screening legato all’anno di costruzione. Non ci resta che chiamare il tecnico. Per fare cosa?
Franco Braga ci spiega anche questo. Comincia dalle case in muratura: «Per queste, le più delicate, si possono fare una serie di interventi per contenere il rischio sismico senza snaturare le fattezze di case antiche. La prima: l’incatenamento. In senso letterale legare tra loro i muri per impedire che si aprano. In tante testimonianze del terremoto dell’Aquila ci riferivano proprio questo: muri che si sono aperti. Ma non solo: per le case in muratura si può ricorrere anche ai contrafforti. Massicci, anche un metro per un metro». Poi ci sono gli interventi per le case in cemento armato. Con una premessa necessaria, precisa il presidente dell’Associazione degli ingegneri sismici : «Tante volte capita che la messa in sicurezza antisismica sia molto costosa, con valori confrontabili con la costruzione di un nuovo edificio».