varie, 14 aprile 2009
CHRYSLER, L’ALLEATO AMERICANO
Se il governo americano darà il via libera, ad aprile Fiat entrerà in possesso del 35% della Chrysler, senza sborsare denaro ma cedendo il suo know how nelle auto ecologiche e di piccola cilindrata. Il know how consiste in brevetti, piattaforme, ecc. I due gruppi sfrutteranno le rispettive reti distributive in America e in Europa per piazzare i loro prodotti.
La scorsa settimana Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, è andato in America per discutere gli ultimi dettagli con le autorità federali e con i vertici della casa di Detroit. I colloqui non hanno riguardato tanto il management di Chrysler, con il quale c’è totale identità di vedute («è un accordo perfetto», ha detto Jim Press, il numero due della casa di Detroit), quanto Washington, che entro il 31 marzo deve decidere se concedere il sostegno finanziario a Chrysler. E appunto Marchionne è volato in America soprattutto per tranquillizzare i funzionari del Tesoro «sul fatto che i finanziamenti pubblici alla Chrysler resteranno negli Usa perché sono soldi dei contribuenti americani».
Nella sua borsa Marchionne, assieme a tutta la documentazione del caso, aveva anche il dossier Multiair, una tecnologia che permette di ridurre sia il consumo sia le emissioni di CO2 in misura variabile tra il 10 e il 25%.
Presentato in questi giorni al Salone dell’auto di Ginevra, il nuovo motore verde Fiat dovrebbe costituire l’asso nella manica per superare lo sbarramento dell’approvazione governativa: il presidente Barack Obama ha detto che concederà aiuti soltanto ai produttori che sapranno lanciare auto con una forte vocazione al risparmio energetico.
proprio sul punto relativo alle auto a basso impatto ambientale e bassi consumi, coerenti con le linee ambientaliste indicate da Obama, che l’apporto di Fiat può risultare decisivo. Chrysler non ha infatti esperienza in quel tipo di veicoli.
Di Chrysler bisogna sapere almeno questo:
• Walter Chrysler, che fondò la Chrysler, era un meccanico delle Ferrovie. Entrato alla Buick, ne divenne presto presidente. Dopo la fusione di Buick con General Motors, se ne andò, deciso a far da solo. Lanciata la Chrysler Six nel ”24, nel 1927 era già il terzo produttore di automobili degli Stati Uniti.
• Uno dei più bei grattacieli d’America, il Chrysler Building, sede in origine della società, venne fatto costruire nel 1930 a New York dal fondatore dell’azienda, Walter Chrysler. 319 metri d’altezza. Adesso è in mano agli arabi.
• Chrysler è stata la prima casa automobilistica a montare la ruota di scorta. Sulla Six del 1924, 1.565 dollari di prezzo, 32 mila esemplari venduti solo nel primo anno.
• Chrysler è stata la prima ad adoperare, per la progettazione, la galleria del vento.
• Chrysler è stata la prima a installare sulle sue vetture riscaldamento e condizionatori.
• Chrysler, dopo l’acquisizione del marchio Dodge (1928), è stata la prima a introdurre i filtri dell’olio usa e getta e il parabrezza con cristallo unico bombato.
Se Fiat entrerà o no in società con Detroit dipenderà dall’efficacia del piano di ristrutturazione che Chrysler ha presentato alla fine di febbraio e che deve convincere il ministero del Tesoro su questi punti:
• l’azienda sarà in grado di stare economicamente in piedi, almeno in prospettiva;
• l’azienda sarà in grado di restituire i quattro miliardi di finanziamento incassati in dicembre;
• l’azienda costruirà, invece delle grosse macchine di prima, auto piccole, a basso impatto ambientale e bassi consumi, coerenti con le linee ambientaliste indicate dal presidente Obama;
• fino a che il prestito dello Stato non sarà stato rimborsato, la Chrysler non distribuirà dividendi agli azionisti;
• il management rinuncerà a ogni bonus e a ogni benefit (l’amministratore delegato Bob Nardelli si è già ridotto lo stipendio a un dollaro l’anno);
• i salari dei dipendenti saranno tagliati al livello di quelli che, in America, paga la Toyota.
Se il piano risulterà effettivamente convincente, il Tesoro americano concederà altri tre miliardi di finanziamento.
Saranno soldi fondamentali perché intanto l’industria dell’auto di Detroit continua a macinare perdite: nelle vendite di febbraio Ford è scesa del 48%, Gm del 53%, Chrysler del 41%. Tutti i giornali del mondo hanno scritto che General Motors sta per chiedere il Chapter 11, la procedura di amministrazione controllata in grado di proteggerla dai creditori (è critica anche la situazione della sua controllata Opel: il governo tedesco ha detto che dalle casse dello Stato non uscirà un euro per settimane, almeno fino a quando Opel e Gm Europa non avranno presentato un piano strategico decente che giustifichi un esborso di denaro pubblico).
I concessionari Fiat sono 6.500 distribuiti in 190 Paesi. I concessionari Chrysler 4.900 in 125 Paesi. Commercialmente Fiat porta a Chrysler la rete europea. Chrysler renderebbe possibile la vendita in America della 500 e delle Alfa Romeo.
Era un’Alfa Romeo (un Duetto) l’auto che guidava Dustin Hoffman ne Il laureato.
Auto celebri della Chrysler: la Airflow del 1934, la 300 (Anni Cinquanta e Sessanta), la Windsor. Poi i monovolume Dodge Caravan e soprattutto Plymouth Voyager, col quale venne aperto il segmento dei minivan, macchine capaci di trasportare fino a 7 persone con relativi bagagli (10 milioni di auto vendute). Dopo l’acquisto della Jeep, la Viper. Recentissima, frutto dell’acquisizione di Daimler: la Pt Cruiser.
Fiat e Chrysler occupano 240 mila persone in 208 stabilimenti.
Dopo Walter Chrysler, il personaggio più famoso della storia Chrysler è Lee Iacocca, figlio di un ciabattino, che aveva iniziato alla Ford come apprendista meccanico. Tra le mille idee messe in circolazione per rilanciare l’azienda, ricordiamo questa: appariva personalmente in uno spot Chrysler e fissando il pubblico esclamava: «Se trovate una macchina migliore di questa, compratela».
Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, e Tom Lasorda, vicepresidente di Chrysler, sono stati compagni di scuola nella University of Windsor dell’Ontario. Si sono laureati in Economia a due anni di distanza uno dall’altro. Sergio Marchionne, descrivendo i termini dell’intesa con Chrysler, ha precisato che non intende mettersi alla guida di quell’azienda, ma solo «dare una mano a Tom e a Bob».
’Bob” è Bob Nardelli, attuale amministratore delegato della società, un manager convinto che chi sa guidare un’azienda è capace di farla guadagnare qualunque cosa produca (di questo era convinto anche Iacocca).
Chrysler potrebbe ricevere soldi anche dal Canada, perché produce auto in tre centri dell’Ontario dove impiega 10 mila lavoratori, con quartier generale proprio a Windsor, dove hanno studiato Lasorda e Marchionne.
Dice Sergio Marchionne che nel giro di pochi anni resteranno cinque-sei colossi automobilistici e chi non si alleerà sarà destinato a scomparire.
Due anni, il tempo che ci vorrà prima di vedere una vettura figlia dell’accordo Fiat/Chrysler. Venticinque milioni, i dollari che - in base all’accordo - Fiat potrà versare per comprare in futuro un altro 20% e diventare il principale azionista di Chrysler.