Renato Brunetta, Corriere della sera 9/4/2009, 9 aprile 2009
CASE ASSICURATE, IL TERREMOTO SI BATTE COSI’
Caro Direttore l’Italia è uno dei pochi Paesi industrializzati dove il costo dei disastri naturali viene messo interamente in conto allo Stato. Da noi le casse pubbliche rifondono interamente il danno subìto dai privati. A fronte della totale copertura economica, purtroppo non sempre cammina di pari passo il rispetto delle scadenze e della qualità, così da aver avuto, nella nostra storia, ricostruzioni tanto costose quanto insoddisfacenti. Non sarà il caso dell’Abruzzo, dove il presidente Berlusconi ha assicurato un impegno determinato, pari a quello messo in atto per liberare Napoli dalla scandalosa vergogna della spazzatura.
Questo, però, non elimina la necessità di una riflessione meno legata all’emergenza. Ribadisco, avendolo già sostenuto anni fa, che il nostro patrimonio edilizio, pubblico e privato, dovrebbe essere assicurato.
Non si tratta, solo, di un accorgimento economico, ma di un modo per affrontare anche la sostanza della sicurezza. I terremoti non si possono prevedere, ma le loro conseguenze si possono prevenire. Nel caso degli edifici pubblici, come per «nuovo» ospedale de L’Aquila, l’incuria e il non innocente allungarsi dei tempi sono in grado di avviare lo sfarinamento delle opere già nel corso della loro costruzione. Il crollo di un soffitto scolastico, costato la vita ad un ragazzo, ci ricordò che, in barba alle leggi, il monitoraggio continuo ed efficiente degli edifici pubblici non è quel che dovrebbe essere: una condotta normale. Due casi diversi, naturalmente, ma che segnalano il cattivo comportamento dello Stato, sia come committente che come proprietario.
Anche in questi casi, sono convinto che la trasparenza non sia la soluzione di tutti i mali ma un buon modo per curarne molti: nei meccanismi d’appalto, nel rispetto dei tempi di consegna, nel far conoscere le modalità di manutenzione e controllo.
Se tempi e costi lievitano, saranno cittadini e imprese concorrenti a far sentire la loro voce. Se una scuola non ha fatto il «tagliando» sicurezza, saranno le famiglie a non prenderla alla leggera. Purché sappiano, da fonti certe e non propagandistiche.
Dovrebbe bastare l’etica pubblica, ma può aiutare l’apertura al mercato.
Trovo molto interessante l’esperienza statunitense, dove esiste un’Agenzia federale per la gestione delle emergenze (Fema) che amministra, ad esempio, un Programma nazionale per l’assicurazione contro le inondazioni (Nfip). In estrema sintesi: l’Agenzia raccoglie le compagnie assicurative che aderiscono al programma, fornisce ai cittadini la possibilità di assicurarsi, chiamandoli a pagare premi tanto più bassi quanto migliori sono sia la loro adesione ai criteri di sicurezza sia l’applicazione, da parte dell’amministrazione locale, dei piani territoriali che prevengono i disastri.
Per potere pagare il meno possibile, sono gli stessi cittadini a premere perché le autorità amministrative non siano omissive o in ritardo. Già, solo con questo, l’entità dei danni relativi alle inondazioni è notevolmente diminuita.
Contratti assicurativi ben concepiti, senza che incidano significativamente sulle tasche dei cittadini e dei governi locali, inducono comportamenti responsabili e virtuosi da parte degli assicurati. L’automobilista che continua a provocare danni paga premi più alti, il che disincentiva la sua incoscienza, o incapacità, più di multe meramente ipotetiche. Chi tiene la propria abitazione in regola con le norme di sicurezza pagherà meno, perché potenzialmente meno esposto ai rischi. L’ente locale provvederà a quanto di sua competenza oppure sarà maggiormente gravato nel contribuire a coprire le spese assicurative dei privati. Lo Stato interpreterà la difesa del territorio non più come una spesa ma come un’occasione di risparmio. Il mercato non ha la bacchetta magica, capita però che la chiusura alle sue regole crei ambienti chiusi, costosi ed inefficienti. Affetti da magia nera, insomma.
Non sembri cinico il volere parlare di soldi nel mentre ancora si contano le vittime del terremoto. I lutti, che siano privati o collettivi, si tengono nell’anima. E’ con i comportamenti, con la politica sana, con la lucida capacità di lavorare per il futuro, che ci si rende più utili a quanti hanno il dovere, verso se stessi, la propria comunità e i propri cari scomparsi, di guardare avanti.