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 2009  aprile 09 Giovedì calendario

«HA UCCISO CHIARA IN MODO CRUDELE, STIA 30 ANNI IN CELLA»


Trent’anni di car­cere ad Alberto Stasi «per aver ucciso Chiara accanendosi con­tro di lei con sevizie e crudeltà». Questo chiederanno oggi i pub­blici ministeri Rosa Muscio e Claudio Michelucci al giudice dell’udienza preliminare Stefa­no Vitelli. Alberto è sempre sta­to il solo indagato dell’inchiesta per l’omicidio della sua fidanza­ta, Chiara Poggi, massacrata a colpi in testa il 13 agosto del 2007 nella sua villetta di Garla­sco. Ma lui ha sempre negato: «Mentre qualcuno la uccideva io stavo scrivendo la tesi di lau­rea a casa mia». I suoi legali (il professor Angelo Giarda e i fra­telli Giuseppe e Giulio Colli) chiederanno quindi l’assoluzio­ne, dopo un anno e otto mesi di perizie, controperizie e di colpi di scena (qualche volta presun­ti) che nulla hanno cambiato del­l’impianto d’accusa iniziale: gli indizi «gravi, precisi e concor­danti » della prima ora sono gli stessi che oggi faranno chiedere ai pm la condanna per Alberto. Non l’ergastolo per via del rito abbreviato che prevede uno sconto di pena di un terzo.

Ma oggi sarà anche il giorno della famiglia Poggi, i genitori di Chiara e il fratello Marco. Il lo­ro avvocato, Gian Luigi Tizzoni, chiederà la condanna ma anche un risarcimento di 10 milioni di euro («siamo obbligati per leg­ge anche se i soldi non ci interes­sano, ci importa solo conoscere la verità»). La prossima udienza (18 aprile) dovrebbe essere quel­la della sentenza: repliche e poi camera di consiglio, a meno che il giudice non chieda una nuova perizia sul computer di Alberto. In quel computer migliaia e mi­gliaia di immagini, navigazioni, filmati pornografici catalogati per argomenti. Un archivio così imponente da far dire ai pm che «l’imputato ha una propensione maniacale per la pornografia», dettaglio ritenuto alla base del movente: il rifiuto di Chiara (e quindi la reazione «violenta e fe­roce di lui») a sottoporsi «a qual­cosa di più o di più particolare rispetto ai loro rapporti intimi». Alberto l’aveva già forzata a gira­re filmini hard («non voleva ma io se glielo chiedevo lo faceva»). Della sua «propensione maniaca­le » si parla anche nell’altro pro­cesso, quello per la pedoporno­grafia. Anche lì migliaia di im­magini di sesso e anche filmati: protagonisti bambini piccolissi­mi. Siamo lontani dai 4 mila e più accessi ai siti erotici trovati dai Ris sul computer fisso della stanza di Chiara: tutti fatti dal fratello Marco mentre lei era al lavoro e non c’è un solo filmato scaricato. Il consulente della fa­miglia e il Ris hanno controllato ogni accesso: quand’era sola Chiara navigava in siti di gioiel­li, moda, quotidiani. Spesso ri­sulta un’ora notturna ac­canto agli ac­cessi: è la co­siddetta «se­condary date» e riguarda il server del sito, non la naviga­zione che ha date, e soprat­tutto orari, completamen­te diversi, re­golati (dicono i Ris) sull’ora di Greenwich (+ 2 ore rispet­to a noi). C’è un’eccezione: il 5 agosto 2007, tardo po­m eriggio, quando Marco era in vacanza. Risultano cen­tinaia di accessi a siti che vendo­no oggetti erotici e risulta che Al­berto era da Chiara. A darle il re­galo erotico comprato a Londra, forse scelto proprio in quei siti, visto che sono tutti fra i più visi­tati sul suo computer.