http://www2.radio24.ilsole24ore.com/salvadanaio/scheda040501_pag.htm, 9 aprile 2009
Tra i consigli degli esperti su dove puntare in Borsa spesso si sente parlare di titoli difensivi. Ma che cosa sono esattamente? Di solito vengono associati a questa categoria diversi settori, primo fra tutti quello alimentare
Tra i consigli degli esperti su dove puntare in Borsa spesso si sente parlare di titoli difensivi. Ma che cosa sono esattamente? Di solito vengono associati a questa categoria diversi settori, primo fra tutti quello alimentare. Ma ne fanno parte anche banche, assicurazioni, aziende farmaceutiche, utilities, trasporti, sanità, tabacco. Insomma: settori molto diversi fra loro, con la sola caratteristica di far parte della cosidetta "old economy", eppure anche nella grande famiglia dei titoli TMT (tecnologia, media e telecomunicazioni) esistono settori considerati difensivi, ad esempio i servizi per le telecomunicazioni. Un criterio usato dagli economisti per distinguere tra i titoli difensivi e quelli aggressivi è il cosiddetto indicatore Beta, che misura la volatilità di un’azione rispetto all’indice di Borsa. Il calcolo avviene tramite una formula matematica - detta di "regressione lineare" - che considera l’andamento del titolo e quello del mercato. Se il risultato è maggiore di 1, allora l’azione è più rischiosa della media - e perciò si dice aggressiva; si parla invece di titolo difensivo se il Beta è minore di 1. In linea di massima si tende ad investire su titoli a Beta maggiore di 1 quando le prospettive borsistiche sono in rialzo, per cercare di amplificare i guadagni. Questa scelta deve però essere accompagnata da un’adeguata propensione al rischio, perché oltre ai guadagni potrebbero essere amplificate anche le perdite. In caso di Borsa calante, al contrario, si preferiscono i titoli dal Beta più basso. Il Beta delle società quotate alla Borsa Italiana può essere facilmente trovato sulle pagine dedicate ai mercati azionari del Sole 24 Ore del Lunedì, nella parte intitolata "Capitalizzazioni - Italia". Scorrendo questo elenco si può notare, ad esempio, che il Beta di Eni è pari a 0,36 (uno dei più bassi del listino), mentre il Beta di Tim è 1,58 - lo stesso del produttore di semiconduttori STMicroelectronics. Si ha così la conferma empirica che il settore energetico è difensivo, mentre quello telefonico e quello dei semiconduttori sono più aggressivi. Un altro classico settore difensivo è quello alimentare, scorrendo il listino di Piazza Affari si notano infatti i bassi inidicatori Beta di Parmalat (0,43), Zignago (0,53) e del produttore di carne Cremonini (0,24). Spesso poi i titoli difensivi vengono considerati sinonimo di titoli "value". In realtà la distinzione tra value e growth riguarda più gli stili di gestione di un portafoglio. Con lo stile growth si cercano titoli ad alta crescita potenziale, anche se magari al momento hanno elevati rapporti prezzo/utile, puntando su alti ritorni futuri. I "value", invece, sono quei titoli più sicuri, appartenenti a società con ingenti patrimoni e attività, che spesso operano in settori maturi, e che perciò hanno di solito ridotti margini di redditività. Un’altra importante categoria riguarda quei titoli che seguono l’andamento dell’economia in generale, i cosiddetti titoli ciclici, come ad esempio i beni di consumo o quelli legati all’edilizia, da distinguersi da quelli anticiclici che non risentono dell’andamento generale dell’economia. Esempi di settori anticiclici sono l’alimentare, l’assicurativo, e il farmaceutico. La spesa per i medicinali, infatti, incide per una percentuale costante sul Pil (Prodotto interno lordo): il 7-8% in Europa e il 14% negli Stati Uniti.