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 2009  aprile 09 Giovedì calendario

GIAMPAOLO VISETTI PER LA REPUBBLICA


Il cellulare di Loreto Antonini, nel campo sfollati di Tempera, suona poco prima delle 11. L´operaio, domenica notte, ha perso la figlia. Ascolta e si siede sulla ghiaia bianca. Un funzionario della filiale di Chieti di una importante banca abruzzese gli ricorda la rata del mutuo da pagare. Entro venerdì. Gli chiede anche se ha «riportato lesioni invalidanti». «Mi sono rimasti 5 euro - risponde Antonini - e il lavoro non l´ho più». Monta così, nei paesi distrutti dal terremoto, l´angoscia e la rabbia. «Dormiamo su una branda - dice il taxista Francesco Colajanni a Onna - e certe banche ci fanno capire di essere pronte a pignorare anche le macerie. La mia auto è schiacciata sotto la chiesa. Non posso lavorare e non possono pagare le rate. A Paganica e Monticchio ci sono artigiani che hanno fatto ipoteche per acquistare macchinari: già ieri sono inseguiti da banche, assicurazioni e fornitori, che ricordano le scadenze». Le rassicurazioni del ministro Sacconi nel primo pomeriggio -"faremo posticipare per qualche tempo i pagamenti" - , non placano l´indignazione. Migliaia di famiglie, nell´Aquilano, si sono indebitate per la casa, o per mettere in piedi negozi, bar, imprese. Hanno perso tutto e sotto le tende, o rifugiate in auto, si sentono raggiungere da ingiunzioni di pagamento.

«Non vedo differenza - dice Gianfranco Gritti, impiegato di un´impresa chiusa - con gli sciacalli che rubano sotto le macerie». Ieri la polizia non ha fermato solo due presunti ladri a Onna. Tre persone sono state sorprese a svaligiare i detriti di San Gregorio. A Paganica una coppia delle Marche, con addosso false giacche della protezione civile, ha rischiato il linciaggio. Usciva dall´abitazione di una famiglia sterminata con i gioielli nascosti in una borsa da medico. A Pizzoli, secondo le agenzie, un furgone ha tentato di vendere carne a 80 euro al chilo. Gli adulti, nelle tendopoli, pensano a «comitati di difesa». Iniziano però a confrontarsi con i drammi del futuro. La maggioranza non ha più una fonte di reddito. Molti ricevono la notizia di licenziamenti, o cassa integrazione. «Per ora ci danno un pasto e una tenda - dice a Bazzano Celestino Eusani - ma non sappiamo cosa dire ai nostri figli. Finiti i primi aiuti, conosceremo il volto della miseria». Per centinaia è uno spettro già reale. I sopravvissuti, fuggiti in pigiama, non hanno soldi. Carte e portafogli sono perduti.

Negli accampamenti, eretti da soccorritori di straordinaria generosità, non possono permettersi nemmeno di acquistare la benzina, o un dentifricio. La gente che dorme nelle auto, per riscaldarsi, è costretta ad accendere il motore. Da ieri si dorme al freddo. A mezzogiorno, dalle frazioni dell´Aquila, colonne si dirigono verso il capoluogo. Gli sfollati cercano bancomat, invano. Solo un sportello, nel capoluogo, distribuisce ancora denaro. Per ritirare cento euro l´attesa è di due ore. Nei paesi le banche sono chiuse, o inagibili. Dal pomeriggio aprono alcuni sportelli postali volanti. Tre vecchi hanno potuto ritirare la pensione. «Per fare il pieno - dice a Barisciano Fernando Olivieri - ho dovuto fare una colletta.

Questa notte, a due gradi sotto zero, mia madre si è messa a tossire ed è finita all´ospedale». Le pompe sono ancora a secco. Qualcuno, nel piazzale di un ipermercato dell´Aquila, vende taniche di carburante a 5 euro il litro. Vaga gente strana che distribuisce biglietti con la scritta «presto soldi e compro ori». Per questo chi si è salvato chiede di «fare presto». La povertà è insidiata del cinismo di moltiplicati rapaci. Ma soprattutto si prega di non ripetere «le finte ricostruzioni già viste». «Ci fanno paura - dice Daniele Marrana - i politici, i loro portaborse, i funzionari locali e la burocrazia corrotta. Dove stanno finendo gli aiuti per l´Abruzzo? Chi controlla gli importi? Come e da chi verranno distribuiti e fondi»? E´ inutile tacerlo: gli scampati ai crolli non si fidano «delle troppe promesse televisive di questi giorni».

Ad Onna, in poche ore, sfilano i ministri Zaia e La Russa, il leader del Pd, Franceschini. L´accoglienza, se non fredda, è una mediazione tra il fastidio e l´indifferenza. Un brusio ostile si alza quando Zaia, alla tivù tedesca, chiede ai turisti germanici di «comprare zafferano e vino Montepulciano». Gli sfollati, con le coperte addosso e in ciabatte, non lo capiscono. Cercano biancheria, sapone, scarpe, sacchi a pelo asciutti: non se la sentono di ripetere che la stalle sono crollate e che la campagna non verrà seminata. Verso sera si riuniscono per formare un comitato. «Le dichiarazioni - dice il medico Franco Papola - devono diventare fatti. Temiamo che tra una settimana ci si dimentichi che i nostri paesi vanno ricostruiti». Nelle tende, prive di fornelli, la notte si gela. L´umidità della condensa piove sulle brande. Vecchi e bambini tremano e piangono. In alcuni campi inizia a scarseggiare l´acqua e i bagni chimici sono fuori uso.

«Già a settembre - dice Gianluca Chiaretti, falegname di Tempera - il Gran Sasso scarica freddo. Poi nevica. Senza prefabbricati solidi non si può tirare un inverno». A Paganica, a mezzogiorno, il governatore trentino Lorenzo Dellai promette che entro dieci giorni arriveranno in Abruzzo le prime dieci casette di legno. Altre duecento saranno costruite presto. «Doneremo - dice - anche un edificio pubblico antisismico in legno, fino a sei piani». I paesi colpiti però si svuotano. I centri, pericolanti e transennati, ormai sono deserti. Dopo le ultime scosse a migliaia hanno accettato di andarsene, lungo la costa. A Bazzano, l´altra sera, è crollata improvvisamente la facciata della chiesa. Mezz´ora dopo duecento persone, sfinite della tensione, hanno lasciato il paese. Forca di Valle, nel pomeriggio, ha sepolto Paolo Verzilli. Il primo funerale, in regione. Uno studente, falciato nella sua stanza a L´Aquila.