Maurizio Molinari, La stampa 7/4/2009, 7 aprile 2009
L’ITALOAMERICANA CHE HA AFFONDATO IL "MARINE ONE"
La Casa Bianca conferma la rinuncia agli elicotteri di Finmeccanica e a Capitol Hill festeggia la deputata che più si è battuta per ottenerla: l’italoamericana Rosa DeLauro.
La conferma della decisione del Segretario alla Difesa, Robert Gates, arriva da Robert Gibbs, portavoce del presidente, che da Istanbul spiega come «il costo del programma dell’elicottero appariva troppo alto per il contribuente» in quanto «la spesa iniziale di circa 6 miliardi di dollari era lievitata a oltre i 13» a fronte del fatto che «si tratta di elicotteri che non avrebbero avuto un lungo periodo di utilizzo».
Le frasi di Gibbs sono musica per le orecchie di Rosa DeLauro, 66 anni, deputata del Connecticut e fra le più acerrime avversarie degli elicotteri di Finmeccanica sin da quando fu assegnata la commessa dall’amministrazione Bush. DeLauro conosce bene l’Italia: gli antenati immigrarono all’inizio del secolo in America, a New Haven dove risiede è un nome di spicco della comunità italoamericana e quando di recente il presidente della Camera, Nancy Pelosi, si è recata a Roma l’ha portata con sé.
Oltre ad essere un volto di spicco del «caucus» italoamericano, che riunisce un’ottantita fra senatori e deputati, DeLauro è un’autorevole voce liberal grazie alle battaglie per i diritti delle donne, al seggio nella commissione «Appropriations» che gestisce l’allocazione di ingenti fondi e anche al marito, Stan Greenberg, fra i più accreditati guru dei sondaggi già consulente di Tony Blair e di molti leader della sinistra europea, italiani inclusi. Se DeLauro ha guidato l’offensiva contro l’elicottero VH 71 è perché rappresenta il terzo distretto dello Stato dove ha sede la Sikorsky, che ha costruito gli attuali Marine One ma perse nel 2005 la gara con il consorzio di Lockheed Martin del quale anche Finmeccanica fa parte.
Per rimettere in gioco Sikorsky, DeLauro non ha risparmiato cartucce. Fu lei, pochi mesi dopo l’assegnazione del contratto, ad ammonire sul rischio che «il lavoro fatto da americani verrà trasferito agli europei» con il conseguente «trasferimento di nostra tecnologia ai cinesi», accusando Finmeccanica di «fare pressioni sul governo italiano» per impedire l’entrata delle aziende Usa sul mercato nazionale degli elicotteri. Negli ultimi due anni dell’amministrazione Bush, DeLauro ha costruito la coalizione anti-VH 71, riunendo tutti gli eletti nel Connecticut e reclutando i parlamentari più sensibili al protezionismo. La vittoria dei democratici in novembre le ha fatto intuire che la meta era a portata di mano: ha aggiunto la motivazione che «il contratto venne assegnato da Bush a Italia e Gran Bretagna per ripagarle delle truppe in Iraq» e quindi ha redatto la lettera a Gates nella quale denunciava l’aumento di costi lamentando la violazione della legge «Nunn-McCurdy». E’ stata una mossa che ha messo in difficoltà la Marina, che gestiva la commessa, e ha spinto Gates a non opporsi, tanto più che DeLauro nel frattempo si imponeva a fianco di Obama come paladina dei diritti della «famiglie lavoratrici» grazie a iniziative su lavoro e sanità.
A giocare in favore di DeLauro sono state anche le dimissioni di Hillary Clinton dal Senato: come rappresentante di New York l’ex First Lady si era battuta per Lockheed Martin in quanto il «Marine One» sarebbe stato assemblato a Owego, creando 800 posti di lavoro, mentre la nuova senatrice Kristen Gillibrand si è rivelata assai più timida.
Quando il Pentagono ha fatto marcia indietro, DeLauro ha dichiarato vittoria con un comunicato scritto: «E’ una decisione benvenuta, Lockheed non ha mai costruito elicotteri mentre Sikorsky ha 50 anni di esperienza e rispetto dei preventivi, continuerò a garantire la tutela dei contribuenti». Fino a quando Sikorsky ottenerà il nuovo appalto.