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 2009  aprile 08 Mercoledì calendario

I VENTISETTE ANNI DI SPRECHI PER L’OSPEDALE CHE CROLLA


C’è tutto scrit­to, nero su bianco, in un li­bro che è agli atti del Sena­to. Sono le conclusioni della Commissione d’inchiesta parlamentare «sugli ospeda­li incompiuti», pubblicato nel 2000. Stronca senza pie­tà il San Salvatore dell’Aqui­la, l’ospedale evacuato e di­chiarato inagibile dopo il di­sastro. Ospedale anti-sismi­co? I pilastri di Farmacia so­no stati tagliati dalle scosse e il cemento si è sgretolato come creta. Il vicepresiden­te di quella commissione d’inchiesta, Ferdinando Di Orio, 60 anni, ex senatore Ds e oggi magnifico rettore dell’università aquilana, è chiaro: «Il San Salvatore è stato uno scandalo di que­sto Paese». Il libro è una con­danna: «Spazi di degenza an­gusti », «irrazionalità e obso­lescenza dell’impianto co­struttivo », «scarsa qualità dei materiali impiegati». Ma l’ex senatore Di Orio aggiun­ge: «La Guardia di Finanza ha calcolato che l’ospedale è costato nove volte di più del necessario». Basta leggere il testo del 2000: la costruzio­ne iniziò nel 1972, spesa pre­vista 11.395 milioni di lire, per 1.100 posti letto (oggi so­no 350, cioè un terzo). Passa­rono vent’anni da allora, pri­ma che l’ospedale, nel 1992, incominciasse a funzionare con i poliambulatori. Ma a colpire di più sono i finan­ziamenti: quasi 200 miliardi di lire, stanziati in 20 anni da Cassa del Mezzogiorno, Regione Abruzzo, ministero dei Lavori pubblici, ministe­ro dell’Università e Ricerca. Così oggi Mauro Tursini, in­gegnere civile e direttore del­l’Ufficio tecnico della Asl, di­ce: «L’ospedale è stato per anni il Pozzo di San Patrizio dove buttare i soldi».

Appalti dopo appalti, im­prese che ottenevano i fondi e subito dopo fallivano, la­sciando fermi i cantieri, in quegli anni di giunte demo­cristiane. «Un direttore dei lavori diventò direttore ge­nerale in Comune», chiosa il sindaco oggi in carica Massi­mo Cialente, del centrosini­stra. «Fino almeno al ”93 – incalza Di Orio – l’ospedale rimase un rustico, con i pila­stri abbandonati. Sarebbero bastati tre-quattro anni per completarlo e invece...». Un’avanzata a singhiozzo, a piccoli lotti, da un taglio di nastro all’altro, prima il labo­ratorio d’analisi, poi la Far­macia, infine le sale operato­rie nel ”98 e l’inaugurazione finale nell’agosto ”99.

Ma l’avventura iniziò nel 1967 quando l’architetto Marcello Vittorini, oggi ot­tantaduenne, presentò il progetto definitivo. Ora dal­la sua casa romana raccon­ta: «Ho visto che l’ospedale in alcuni punti era inagibile, ma in altri no. Non capisco cosa possa essere successo. Non so se l’incuria possa aver compromesso i pila­stri. Quando con l’ingegner Gaspare Squadrilli presen­tammo il progetto, L’Aquila era classificata dal ministe­ro dei Lavori pubblici come zona sismica di seconda ca­tegoria. E noi superammo tutti i collaudi».

Ma nel frattempo la classi­ficazione è cambiata. Da al­meno due anni – dice l’in­gegner Tursini – L’Aquila è diventata «zona sismica di prima categoria». E infatti si fanno spesso le prove di eva­cuazione. Ma i controlli di stabilità? «Questo però non è giusto dirlo perché il coef­ficiente di sicurezza di un ospedale resta inalterato. Il San Salvatore l’altra notte non è crollato come hanno scritto i giornali. Sono venu­ti giù solo i pannelli, le tam­ponature, parlerei perciò d’imperizia...».

Eppure l’ospedale conti­nua a tremare a ogni scossa e le pareti a sbriciolarsi. Ieri sono venuti il premier Ber­lusconi e il ministro del Welfare Sacconi. Hanno da­to un’occhiata alle struttu­re, hanno preso tempo: «Aspettiamo quel che ci di­ranno i tecnici della Com­missione Grandi Rischi, già al lavoro», ha detto Sacco­ni. Intanto, due giorni fa, un medico oncologo del­l’ospedale, Gianpiero Por­zio, ricordava la battuta sini­stra che gli fece l’ex mini­stro della Sanità, De Loren­zo, alludendo a chissà quali affari roteanti intorno al San Salvatore. «De Loren­zo? », s’indigna l’architetto Vittorini. «Se sapeva davve­ro qualcosa, perché non fu lui il primo ad interveni­re? ».