Varie, 8 aprile 2009
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Cavendish Mark
• Douglas (Isola di Man, Gran Bretagna) 21 maggio 1986. Ciclista. Campione del mondo 2011, nel 2009 vinse la Milano-Sanremo. Venti vittorie di tappa al Tour (sesto nella classifica di tutti i tempi aggiornata al 2011), 7 al Giro, 3 alla Vuelta, 2 al Giro di Svizzera ecc. • «[...] vince su pista e strada, non guarda in faccia a nessuno e nei 100 metri finali ha un’accelerazione da jet. [...] è il simbolo del nuovo ciclismo che vuole voltare pagina. Nel 2007, proprio lui era stato scelto dall’Uci per firmare la Carta Etica. [...]» (Luca Gialanella, “La Gazzetta dello Sport” 14/5/2008) • «Chi nasce sull’Isola di Man normalmente ha il destino segnato. Se non altro per quella folle corsa di moto che si chiama Tourist Trophy e da [...] anni continua a creare morti e leggende. La conosce bene anche Mark Cavendish, che spesso si è trovato da spettatore ai bordi dello Snaefell Mountain Course, il circuito stradale dove ogni prima settimana di giugno va in scena il terribile TT. Ma con le moto, la nuova stella del ciclismo inglese non ha mai saputo farci. “Sono troppo grandi e io sono troppo piccolo”. Perciò scelse la bici, con cui amava andare a spasso da bambino sui saliscendi dell’Isola di Man, la sua patria. Nella sua famiglia non c’erano corridori. E Cavendish è sbocciato in modo naturale, come il prodotto di un ciclismo senza storia che però sta crescendo grazie alla pista e agli investimenti delle lotterie. Il velodromo di Manchester è stato la sua seconda casa. La terza è in Toscana, a Quarrata, dove abita il c.t. inglese Max Sciandri, vecchia conoscenza degli italiani [...] Ed è lì, paradossi della vita, che è venuto fuori il vero spirito di motociclista di questo ragazzo [...] che da adolescente andò a lavorare in banca per mettere da parte un po’ di soldi. [...] Somiglia [...] a Nigel Mansell, l’abitante forse più famoso dell’Isola di Man [...] Come il Leone inglese, pilota della Ferrari negli anni ’90, parla senza diplomazia e non ha paura di nessuno. Le sue volate sono esercizi di coraggio come quelle di McEwen. “Forse sono un po’ pazzo — ammette — ma sono pericoloso solo per me stesso. Se la tua squadra dà tutto per te, è giusto che tu la ripaghi rischiando qualcosa di più. La vittoria è la molla che mi spinge. Quando vedo il traguardo, voglio passare primo”. I compagni della High Road l’hanno soprannominato “Cannonball”, come il supereroe dei fumetti creato da Chris Claremont e Bob McLeod, capace di volare a velocità supersonica restando invulnerabile. La ragione sta nel fatto che Cavendish è in grado di schizzare negli ultimi 100 metri come una palla da cannone. [...]» (Luigi Perna, “La Gazzetta dello Sport” 14/5/2008).