Giuseppe Turani, la Repubblica 5/4/2009, 5 aprile 2009
Comincia a aumentare il numero di quelli che vedono, se non proprio la ripresa in arrivo, almeno qualche isolata rondine, venuta in avanscoperta e dietro alla quale è possibile che ci sia davvero il bel tempo
Comincia a aumentare il numero di quelli che vedono, se non proprio la ripresa in arrivo, almeno qualche isolata rondine, venuta in avanscoperta e dietro alla quale è possibile che ci sia davvero il bel tempo. Intanto, mentre si guarda la rondine che plana sul davanzale di casa, si cerca di riflettere. La prima riflessione riguarda il trenino della ripresa, che sembra già composto. E lo si vedrà quando saranno resi i noti del Pil del primo trimestre nelle varie aree. In testa a tutti ci sarà l´America che rischia di vedere il proprio Pil calare (nella peggiore delle ipotesi) del 7 per cento (dato annualizzato). L´Europa (che doveva cavarsela meglio) invece andrà giù dell´8 per cento e forse anche peggio. Poi ci sarà il Giappone, a proposito del quale è inutile fare previsioni perché da quelle parti può accadere di tutto. Se poi guardiamo al trenino europeo, ci sono le idee chiare solo per gli ultimi posti. Il vagone messo peggio è quello della Germania, e la cosa è comprensibile perché si tratta del più grande paese esportatore del mondo e questa non è esattamente la stagione degli esportatori (con la crisi globale dell´economia). Subito dopo la Germania, nel gruppetto di quelli che arrivano tardi alla ripresa, ci siamo noi, che dei tedeschi siamo una specie di filiale autonoma (e assai peggio organizzata). Data un´occhiata al trenino della ripresa (che si spera arrivi a fine anno), ci si chiede in quale mondo verremmo catapultati. E molti, soprattutto dopo la riunione di Londra del G20 (i venti maggiori paesi del pianeta), dicono che finalmente la finanza sarà guardata a vista, i paradisi fiscali chiuderanno bottega e i banchieri faranno i bravi scolari, diligenti, puntuali e magari anche con il grembiulino con il colletto bianco. Io non credo molto a questo quadretto idilliaco, ci sono in giro troppi interessi contrastanti e troppe contraddizioni perché il mondo possa essere trasformato in un luogo totalmente per bene. Credo invece che di una cosa ci siamo davvero liberati: il fantasma di Mister Greenspan. Alan Greenspan è stato presidente della Federal Reserve americana dal 1987 al 2006 (quando gli è succeduto Ben Bernanke) e si era guadagnato la stima, l´affetto e l´amore dei mercati perché sembrava che avesse la bacchetta magica contro le crisi, contro tutte le crisi. C´è il crollo della new economy (con l´indice Nasdaq che crolla da 4500 a 1200)? Gli occhi degli operatori si puntano sulla Federal Reserve e i più furbi tengono duro. Infatti arriva Greenspan e in poche settimane la crisi è superata. Arriva l´attacco alle Twin Tower, Wall Street chiude e tutti sono presi dal panico? Niente paura, ecco mister Greenspan di nuovo in azione con la sua bacchetta in legno di abete della Transilvania, e tutto si risolve. Bene, nei giorni scorsi tutti hanno capito (e l´hanno capito soprattutto i capi del G20) che mister Greenspan non ha mai avuto nessuna bacchetta: aveva solo un telefono. Un telefono con il quale ordinava di stampare dollari a ogni crisi. Ogni volta che il mercato inciampava su qualcosa, lui alzava il telefono e una valanga di dollari andava a inondare il mercato. Impossibile essere pessimisti con tutti quei soldi in giro. Impossibile non credere nel mercato quando i soldi ti correvano dietro. Ma è appunto con questi dollari che si è poi creata la bolla finanziaria-immobiliare che ha fatto da detonatore a questa crisi globale. Questo, ormai, è chiaro. E quindi basta con mister Greenspan. Adesso il mondo, paradossalmente, è stato inondato di nuovo di soldi (di tutti i tipi). Ma appena le rondini della ripresa saranno due o tre, i successori di Greenspan cominceranno a asciugare il mercato. Il denaro tornerà a essere scarso e a costare qualcosa. E a quel punto saremo ritornati nella normalità. Per fare soldi si dovrà lavorare, almeno un po´. E tutti si dimenticheranno, finalmente, di Mister Greenspan e delle sue magie.