Cristina Marrone, Corriere della Sera 4/4/2009, pagina 20, 4 aprile 2009
IL GIALLO DEI SITI EROTICI NEL COMPUTER DI CHIARA
Corriere della Sera, sabato 4 aprile
Garlasco. C’è un nuovo capitolo nella storia di Garlasco. A pochi giorni dall’inizio del processo con rito abbreviato di Alberto Stasi, accusato dell’omicidio della fidanzata Chiara Poggi (e che secondo il pm Muscio potrebbe aver agito per il rifiuto della fidanzata a girare un filmato hard), emerge dagli atti del procedimento un documento con l’elenco degli accessi Internet fatti con il computer della famiglia Poggi.
Tra i siti visitati molti (migliaia) sono a sfondo erotico come «Youporn», «Pornotube», «Nuovemozioni.com». Gli investigatori hanno lavorato a lungo a questo aspetto, partendo dalla relazione tecnica che i carabinieri del Ris hanno depositato l’11 dicembre 2007, dopo più di tre mesi di lavoro sul computer di Chiara. E siccome gli allegati di quella consulenza avevano elencato molti dettagli di carattere pornografico è stato fatto uno screening delle consultazioni a luci rosse. Risultato: quasi la totalità dei click sono stati fatti in orari in cui Chiara era al lavoro. Lo conferma anche l’avvocato dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni, commentando la pubblicazione della notizia, ieri, sul quotidiano Libero. Il computer era il solo in casa Poggi ed è sempre stato usato sia da Chiara sia dal fratello Marco, 21 anni. Tutti i collegamenti risultavano con il solo nome di Chiara. E siccome la cronologia delle consultazioni erotiche spesso è frammista a siti che si occupano di ingegneria (la facoltà di Marco) «E’ più che lecito dedurre e immaginare che quei siti li consultasse il fratello – rivela un investigatore ”. E’ maggiorenne e vaccinato. Fa quello che fanno quasi tutti i ragazzi della sua età e non è niente di penalmente rilevante come lo sono invece i siti pedopornografici che consultava Alberto...». «I sospetti su Chiara sono solo fango sull’immagine di una persona morta. Inaccettabile. Anche perché dimostreremo che non è come si vuole far credere», sostiene il legale della famiglia Gaggi.
E’ vero che non in tutti i casi di consultazione dei siti a luci rosse Chiara era al lavoro. Alcuni dei siti, per esempio, risultano visionati fra il 5 e il 13 agosto 2007, quando in casa Poggi c’era soltanto lei. Ma è anche vero che in buona parte quelle consultazioni riguardano negozi- web di oggettistica erotica e orari in cui (stando alle ricostruzioni dell’indagine) Alberto era in compagnia di Chiara. Proprio nei giorni in cui Alberto, rientrato dalla sua vacanza londinese, aveva appena regalato alla fidanzata uno di quegli oggetti.
I genitori di Chiara sono amareggiati e arrabbiati. Ora devono proteggere l’immagine della figlia, ma anche difendere il figlio dalla curiosità morbosa. Il padre si sfoga: «E’ giusto scrivere certe cose, quando una persona è morta e non si può più difendere?». Dal Ris fanno sapere che solo due-tre video sono a sfondo pornografico. Gli altri sono film commerciali, anche se erotici, come pellicole di Tinto Brass. Inoltre è stato studiato un lasso di tempo lungo, non solo gli ultimi giorni di vita di Chiara. E come se non bastasse nel caso Garlasco registra anche una lettera anonima spedita per raccomandata al quotidiano locale «La provincia pavese». Dentro la busta sette pagine con un frontespizio dal titolo « Analisi forense Internet history (l’errore di battitura è originale. Cronologia Internet del computer di Chiara Poggi ». Poi qualche parola scritta a mano: «Foto porno, video porno, sexy shop». I dati sono gli stessi del Ris. Ma chi poteva avere accesso a quel materiale? E soprattutto, chi può avere interesse a far passare Chiara come una frequentatrice dei siti porno? Intanto, il 9 aprile, il legale di parte civile chiederà per i familiari di Chiara dieci milioni di euro di risarcimento.
Cristina Marrone