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 2009  marzo 15 Domenica calendario

La prima esclusiva l’ha avuta Al-Jazeera, la televisione araba. I suoi giornalisti, come molti altri, non hanno trovato alberghi in cui dormire

La prima esclusiva l’ha avuta Al-Jazeera, la televisione araba. I suoi giornalisti, come molti altri, non hanno trovato alberghi in cui dormire. Per il processo a Josef Fritzl, l’uomo di 74 anni che ha segregato la figlia Elizabeth per 24 anni, l’ha violentata per tutto il tempo e con lei ha avuto sette figli, nella cittadina austriaca di Sankt Pölten stanno arrivando quasi tremila reporter. Così, i giornalisti di Al Jazeera hanno affittato un appartamento. Di proprietà... di Josef Fritzl. Non proprio affittato, in realtà: a Anton Kraushofer, il cui padre ha venduto a Fritzl la casa quattro anni fa ma che tuttora ci abita, è stato vietato di approfittare della situazione. Ora, dice di avere preso i giornalisti come «ospiti». Questo per dire che nella cittadina, poco più di 50 mila abitanti, in queste ore sta succedendo di tutto. La scoperta, il 27 aprile 2008, della cantina blindata in cui l’elettrotecnico con la passione dei viaggi in Thailandia aveva tenuto segregati i figli è stata la storia di cronaca che più ha impressionato l’opinione pubblica mondiale l’anno scorso. A seguire il processo, ora, ci sono praticamente tutti i grandi media del pianeta: Sankt Pölten – 70 chilometri da Amstetten, dove i crimini sono avvenuti – è invasa da furgoni, auto, gente strana. I cittadini sperano che finisca tutto in fretta ma, intanto, molte famiglie hanno affittato una stanza, un garage, una soffitta – in genere per somme significative, i pochi alberghi hanno quadruplicato le tariffe – alla tribù mediatica globale. Mezzo incubo e mezzo business: si parla di un ristoratore che cercava di mettere una Fritzl Schnitzel nel menù, convinto dal sindaco a soprassedere. Il processo avrebbe dovuto iniziare a gennaio, ma la difficoltà di trovare i membri della giuria ha costretto al rinvio: tra orrore e disgusto, pochi cittadini si sono fatti avanti. Domattina, però, la giuria di otto persone più quattro sostituti si presenterà davanti al giudice che condurrà il processo, Andrea Humer, 48 anni, una specialista di crimini a sfondo sessuale. Alle 9.30 Fritzl uscirà dalla sua cella, percorrerà un centinaio di metri ed entrerà nell’aula interna al carcere nella quale lo aspetteranno 98 giornalisti, quasi tutti austriaci. Risponderà ad alcune domande della stampa e poi tutti i media saranno fatti uscire. Non potranno seguire il dibattimento fino alla sentenza, probabilmente venerdì prossimo. Martedì, il momento più drammatico: saranno trasmesse le 11 ore videoregistrate della testimonianza di Elizabeth, che oggi ha 42 anni e, per la durata del dibattimento, è stata spostata dalla casa segreta in cui vive coi figli in una clinica. Sono così impressionanti che i giudici hanno concesso ai giurati la possibilità di vederne solo due ore. Il filmato sarà interrotto ogni qualvolta Fritzl dovrà rispondere. accusato di omicidio (uno dei 7 figli avuti da Elizabeth è morto per problemi respiratori dopo la nascita), stupro, sequestro di persone, riduzione in schiavitù (la prima volta nella storia dell’Austria) e incesto. Rischia l’ergastolo, ma alcuni giuristi sostengono che, in teoria, tra sei anni e mezzo potrebbe tornare in libertà: «Il mio cliente ha 74 anni, a questa età non è la durata della pena che conta», dice il suo legale, Rudolf Mayer. Sarà probabilmente uno dei processi più terrificanti degli ultimi anni. E anche più delicati. L’intera Austria, da un anno, è annichilita: la mostruosità suscita emozioni forti, in un Paese che si considera tra i più civili. Così, per evitare attacchi a Fritzl sopra Sankt Pölen nessuno potrà volare per l’intera durata del processo. Nel frattempo, il padre di Elizabeth trascorre le sue ore d’aria in isolamento totale. Terrorizzato dall’idea che i compagni di carcere lo uccidano. Danilo Taino