Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  febbraio 16 Lunedì calendario

GIGANTI DELLA LETTERATURA SENZA PREMIO


Emile Zola
Lo scrittore francese, autore del celebre J’accuse, fu candidato al primo Premio Nobel nel 1901, l’anno precedente la sua morte, ma il segretario permanente dell’Accademia di Svezia, Carl David af Wirsén, interpretò in senso strettamente conservatore le direttive impartite da Alfred Nobel, secondo le quali le opere dovevano avere «un indirizzo idealistico», facendo passare in secondo piano le qualità letterarie. Il giudizio del comitato fu il seguente: «Il suo naturalismo privo di spiritualità e spesso cinico impedisce di proporlo per il premio». Il Nobel andò invece al poeta francese Sully Prudhomme, un nome che oggi pochi ricordano.

Lev Tolstoj
Il mancato Nobel allo scrittore russo viene considerato la maggiore gaffe dell’Accademia di Svezia. Proposto assieme ad altri 34 candidati già nel 1902, l’autore di Guerra e pace veniva descritto dallo stesso comitato come «un maestro nell’arte della descrizione epica». La ragione del diniego va ricercata nel fatto che egli veniva considerato un nemico dello Stato e della Chiesa, insomma, secondo le idee di Wirsén, non rispondeva al criterio di «un idealismo alto e puro».

Henrik Ibsen
Al segretario permanente dell’Accademia di Svezia Carl David af Wirsén non andava a genio il simbolismo del drammaturgo norvegese, che fu scartato secondo gli stessi principi «idealistici» che avevano causato l’eliminazione di Zola e Tolstoj. Quando fu discussa la candidatura di Ibsen, nel 1903, il Nobel fu dato, dopo aver soppesato l’opportunità di assegnarlo ex aequo, all’altro norvegese Björnstjerne Björnson, la cui poesia «si era messa al servizio di ideali puri e elevati».

Virginia Woolf
La scrittrice inglese non fu mai nemmeno proposta. Forse perché era donna? noto che le donne sono in imbarazzante minoranza fra i laureati del Nobel: in 108 anni di storia del premio, soltanto in undici lo hanno ottenuto (fra queste proprio colei che, secondo l’opinione comune, nel 1938 lo ricevette al posto della Woolf, ossia Pearl Buck). E ciò non dipende soltanto dal fatto che pochissime donne furono presentate come candidate nei primi anni del secolo scorso. Soltanto una, la poetessa russa Anna Achmatova, venne discussa in seno al comitato, ma quasi subito definita «priva di considerazione».

James Joyce
Un’altra madornale «svista» dell’Accademia di Svezia è la mancata assegnazione del Nobel all’autore irlandese dell’Ulisse. Secondo il parere degli esperti, Joyce era improponibile negli Anni Trenta, quando l’Accademia prendeva sul serio Pearl Buck e perfino Margaret Mitchell, l’autrice di Via col vento. Negli Anni Quaranta, quando l’Accademia cominciava finalmente a orientarsi verso i nomi di spicco della letteratura mondiale, Joyce avrebbe avuto maggiori possibilità di riuscita, ma l’interruzione dovuta alla seconda guerra mondiale e la morte dello scrittore (1941) posero fine a ogni discussione.

Jorge Luis Borges
 stata discussa più volte, in seno al comitato del Nobel, la parsimoniosa opera del grande scrittore argentino. Pare che il no alla sua candidatura fu posto dall’accademico Artur Lundkvist, perché Borges si era espresso positivamente nei riguardi del dittatore cileno Augusto Pinochet. Si dice anche che Lundkvist avrebbe definito l’autore della Biblioteca di Babele «assurdamente sopravvalutato». opinione generale in Svezia che Borges avrebbe dovuto ricevere il Nobel, ma ormai è troppo tardi perché, a partire dal 1974, non è più possibile assegnarlo «alla memoria».

Graham Greene
Lo scrittore inglese fu a lungo definito «il candidato permanente al Nobel», ma anch’egli fu bloccato dall’accademico Artur Lundkvist secondo il quale la produzione letteraria più meritevole del romanziere britannico era «ormai lontana nel tempo».