L’allarme di Giorgio Galli: il futuro è dei militari di Dario Fertilio, Corriere della Sera, 5/1/2008, pag. 33, 5 gennaio 2008
L’ALLARME DI GIORGIO GALLI: IL FUTURO E’ DEI MILITARI
Un fantasma attraversa il mondo globalizzato, secondo il politologo Giorgio Galli, e la crisi finanziaria non c’entra. La presenza inquietante che si avanza è il modello militarista, cioè il potere crescente degli eserciti a tutte le latitudini. E il modello che ne consegue, gerarchico e autoritario, coltivato da tutte le caste con le stellette, siano esse democratiche o integralistiche, populistiche o rivoluzionarie, incombe sull’immediato futuro di tutti.
Questo potere in divisa, osserva Galli, era parso declinare dopo la fine della guerra fredda; e invece oggi, smentendo le utopie pacifiste, si dimostra più vivo che mai: accompagna non solo l’ascesa economica della dittatura capital-comunista cinese, ma anche, parallelamente, del modello tecnocratico e dinastico indiano, del nuovo militarismo gerarchico giapponese, delle rinnovate ambizione imperiali russe, e naturalmente di tutti i progetti americani fondati sul monopolio della forza e la diffusione a oltranza della democrazia.
Qui dunque, secondo Giorgio Galli, sta il dilemma: di fronte all’impoverimento del terzo mondo, all’inquinamento globale e all’esaurirsi delle risorse (dal petrolio all’acqua), come impedire che il modello democratico ceda il passo a quello autoritario? Se nei prossimi anni Cina, India o Russia dimostreranno di saper prendere decisioni più rapide e indolori dei concorrenti occidentali, il mondo probabilmente tenderà a girare dalla loro parte; e questo significherà che, per reazione, anche le democrazie occidentali finiranno per svuotarsi sempre più, rinunciando alle garanzie di libertà per i propri cittadini e concedendo spazio alle caste militari.
Discretamente apocalittico, ma sempre attento all’analisi dei reali rapporti di forza, Giorgio Galli prospetta in La democrazia e il pensiero militare – edito dalla LEG di Gorizia, pp. 201, e 19, e presentato oggi pomeriggio a Camogli, presso la Fondazione Remoti – un mondo inquietante, in cui gli uomini duri e armati accresceranno fatalmente il loro potere, influenzando più di oggi le grandi scelte della politica. Peccato che, così, siano destinati a invadere spazi riservati alla sovranità popolare, incrinando forse i pilastri stessi della democrazia. Senza contare i rischi legati a una programmazione rigida e centralizzata che potrebbe prendere il posto del mercato libero e globale.
Se sbaglia il pronostico, come c’è da augurarsi, Giorgio Galli ha però il merito di spingere i liberali e i democratici a studiare per tempo un antidoto contro la malattia.