Roberto Sommella, MilanoFinanza 21/11/2008, 21 novembre 2008
Torna in auge il progetto Goldfinger, che vede nei panni dell’acerrimo nemico di Fort Knox e del suo difensore James Bond il vorace ministro dell’economia, Giulio Tremonti
Torna in auge il progetto Goldfinger, che vede nei panni dell’acerrimo nemico di Fort Knox e del suo difensore James Bond il vorace ministro dell’economia, Giulio Tremonti. Dopo tante indiscrezioni, da ieri il tema dell’utilizzo delle riserve auree della Banca d’Italia torna a far discutere, questa volta ufficialmente, perché ci penserà il Parlamento a stabilire il da farsi. Nel momento in cui il governo è alla ricerca affannosa di risorse per rilanciare l’economia, qualcosa come 44 miliardi di euro, questa l’entità dei forzieri aurei custoditi a Palazzo Koch, non può che far gola. Resta da vedere se qualsiasi tipo di operazione riuscirà a trovare una perfetta sintonia fra Tremonti e il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, entrambi protagonisti di un felpato ma fermo braccio di ferro sulla necessità o meno di ricapitalizzare le banche italiane e la stessa Bce, spontaneamente contraria a questo genere di scippi. Ci hanno provato in tanti a toccare l’oro della Banca centrale, non ultimo il governo Prodi, che riuscì a far passare un ordine del giorno nell’ultima Finanaziaria. Ma tutto è rimasto sempre e solo sulla carta. Sul tavolo di Tremonti da tempo giace un appunto riservato stilato dal professor Geminello Alvi che propone di utilizzare le riserve auree di Banca d’Italia per ridurre il debito pubblico e avviare un processo di grandi infrastrutture. Un’analisi che servirebbe anche ad affrontare una questione ben più spinosa: la nazionalizzazione, prevista dalla legge sul risparmio del 2008, del capitale della Banca centrale, oggi detenuto dalle principali banche italiane, e per quasi metà dai primi due istituti di credito (Intesa Sanpaolo possiede il 30,3% dell’istituzione, mentre Unicredit-Capitalia mettono insieme quasi una latro 30%). Da tempo si ragiona sulle modalità per coinvolgere l’istituto centrale e i suoi pingui bilanci nel rilancio dell’economia e nella riduzione del debito pubblico. Prorio su questo tema più di un anno fa scoppiarono forti polemiche tra Prodi, favorevole all’utilizzo delle riserve auree, e l’intero centro-destra, fortemente contrario allo scasso delle riserve aureee. L’idea attuale sarebbe quella di utilizzare l’oro della Banca d’Italia per acquistare le quote della stessa detenute dagli istituti di credito perché lo Stato non ha i soldi necessari. Nel 2005 il governo stanziò circa 800 milioni di euro che il Tesoro avrebbe dovuto utilizzare per ricomprare da Intesa e altri le quote del capitale di Via Nazionale, ma la somma sembrò subito insufficiente, considerato anche il fatto che ciascun istituto di credito ha in carico questi asset a diversi valori (Intesa stima il suo 30% in 552 milioni di euro, Mps supera i 600 milioni solo per meno del 5%).