Gianni Perrelli, L’espresso 30/1/2008, 30 gennaio 2008
L’espresso, 30 dicembre 2008 L’adolescente cubano coi capelli rasta che cerca accordi rap sulla chitarra ha l’espressione elettrica di tanti coetanei del mondo libero innamorati della notte
L’espresso, 30 dicembre 2008 L’adolescente cubano coi capelli rasta che cerca accordi rap sulla chitarra ha l’espressione elettrica di tanti coetanei del mondo libero innamorati della notte. accovacciato sul marciapiede, circondato da una tribù di coetanei incuriositi dai suoi esperimenti musicali. Sotto la statua in onore di un padre della patria, c’ è chi amoreggia, chi scambia messaggi sul cellulare, chi si impasticca, chi si stravacca sulle panchine attaccando la bocca a mo’ di ventosa sul collo della bottiglia di rum. Avenida de los presidentes, sabato sera: è in questo ampio viale alberato del quartiere Vedado che va in onda la movida dell’Avana. Coi riti di evasione e le trasgressioni della gioventù sotto ogni latitudine. La conversazione spazia dagli hit musicali alle scarpe da tennis, dai rave party alle telenovelas, dagli assi del baseball ai film piratati dal Web o dai satelliti. Nessuno che parli neanche alla larga di politica, men che meno di socialismo. Nessuno che manifesti un’opinione, forse non c’è neppure il sentore, sulla storica ricorrenza che Cuba si appresta a vivere: il 1 gennaio la rivoluzione castrista compirà mezzo secolo e la nomenklatura la celebrerà solennemente, anche se i festeggiamenti saranno un po’ in sordina per la salute compromessa di Fidel e i catastrofici danni provocati dai tre uragani che in autunno hanno squassato l’isola. Nessuno mette becco sui destini del Paese. Non per paura degli infiltrati che, infagottati da rapper, auscultano malesseri e indifferenze in tempo reale. Ma perché la mistica rivoluzionaria puzza di vecchio, non ha più risposte credibili per questi ribelli qualunquisti o silenziosi, tollerati dalle autorità, che non hanno alcuna forma di dialogo con la maggioranza dei ragazzi per convinzione o per opportunismo inquadrati nelle strutture del partito comunista. Gli spiriti liberi non intravedono neanche più orizzonti per una società pietrificata in un’eterna precarietà, che nell’ultimo anno ha visto svanire le speranze riformiste fiorite con l’avvicendamento al potere del 76enne Raul al posto del fratello 81enne Fidel. Così, i giovani più pessimisti si rifugiano nelle dimensioni espressive dell’emoticon: incappucciandosi e dipingendosi la faccia con colori funerei per manifestare nichilismo nell’area un tempo provocatoriamente occupata dalla scena gay, comunità oggi non più repressa. "Raul ha suscitato tante aspettative, ma in concreto non ha combinato nulla", è la lamentela rassegnata che si leva anche fra la popolazione più adulta. La montagna di un dibattito aperto sulle disfunzioni del sistema, incoraggiato sia dai vertici di partito che dalla televisione di Stato, e sfociata in oltre un milione di pubbliche proposte, ha partorito il topolino di qualche ritocco cosmetico. I cubani (quelli che possono permetterselo) hanno finalmente libero accesso agli alberghi di lusso per i turisti. Possono inoltre comprare dvd, cellulari e pentole a pressione, e affittare macchine a noleggio. Una semplice utopia per la stragrande maggioranza della popolazione, impotente di fronte al caro prezzi alimentato dall’ostilità della natura e dalla crisi internazionale, e vessata dalla polizia che per prevenire eruzioni di protesta torna occhiuta in tempi difficili. Per il partito un astuto meccanismo con cui stanare i risparmi dalle banche e controllare l’origine di sconosciute disponibilità. Accantonata, nell’emergenza imposta dalle calamità naturali, la discussione sulla riforma monetaria (sono in vigore due valute: il peso nazionale con cui si pagano i salari, e quello convertibile a uso degli stranieri che serve anche ai cubani per procurarsi le merci sul libero mercato). Rimandato alle calende greche il disegno di legge che doveva liberalizzare la possibilità di espatrio. Il dibattito nelle università e nelle fabbriche si concentra oggi sull’esigenza di una riforma pensionistica: con le spinte sempre più incalzanti ad alzare l’età del ritiro dal lavoro da 60 a 65 anni. Il 2008 va in archivio come un altro anno perduto. Raul forse ha temuto di essersi spinto troppo avanti con le promesse. Un’accelerazione delle riforme avrebbe messo in discussione la purezza rivoluzionaria del castrismo e alimentato il rischio di un scontro con l’intransigente Fidel, ufficialmente fuori dalla sfera del potere (anche se secondo il ’Miami Herald Tribune’ è tornato di fatto lui a guidare il Paese), ma sempre incombente su quella mediatica grazie alle puntuali riflessioni pubblicate da ’Granma’, il quotidiano del partito. Le divergenze di visione si sono palesate in autunno, quando Fidel ha invitato il fratello ad affrontare con misure più energiche il disastro degli uragani (danni per 8 miliardi di dollari e concerti di pentole contro la fame delle massaie), respingendo sdegnosamente gli aiuti offerti dagli americani. Raul sembra governare in totale solitudine, marcato però ancora stretto dal più carismatico fratello. Ha relegato ai margini Carlos Lage, il guru cubano dell’economia che sembrava il più titolato per la successione. Tra i mammut della nomenklatura non c’è alcuna figura che riesca a farsi largo. Carlito Valenzuela, il giovane e brillante intellettuale che scriveva i discorsi di Fidel, è stato epurato (non si sa se con il beneplacito o meno del lìder maximo) con l’accusa di aver aperto un conto corrente all’estero. Misteri di Palazzo. Più chiare le mosse in politica estera. Raul, che già si era sbilanciato in caute e inascoltate aperture verso George Bush, spera di suggellare una svolta nei rapporti con gli Usa incontrando Barack Obama in un terreno neutro (l’Onu o Guantanamo). "Ma nessuno sui tempi brevi", assicura Vando Martinelli, un intellettuale italiano che vive all’Avana ed è molto vicino ai centri di potere, "si attende una cancellazione dell’embargo che è anche un muro psicologico. Raul sa bene che, con tutta la buona volontà di dialogo, Obama deve fare i conti con gli apparati interni. L’unica aspettativa è quella di un allentamento delle restrizioni per le rimesse dagli Usa e per i viaggi a Cuba degli esuli". Nella speranza di una stagione meno ostile con il potente vicino, Cuba è tornata a stringere i legami con la Cina e la Russia. Le recenti visite di Stato all’Avana di Hu Jintao e di Dmitri Medvedev hanno incrementato gli scambi commerciali. Pechino è interessato soprattutto al nickel (seconda voce del Pil dopo il turismo). Mosca, per rispondere al sistema missilistico dislocato dalla Casa Bianca in Polonia e nella Repubblica Ceca, riapre il centro spaziale e di ascolto di Lourdes (presso L’Avana), che prima della caduta del comunismo assorbiva 200 milioni di dollari l’anno e fu poi chiuso da Vladimir Putin; e invia inoltre, per la prima volta dal crollo dell’Urss, tre navi da guerra all’Avana. E nell’attesa che le prospezioni petrolifere nel tratto di mare a Nord dell’Avana assicurino un’altra pregiata fonte di introiti, consolida i legami con il Venezuela di Hugo Chávez, che al momento garantisce a prezzi stracciati il fabbisogno energetico dell’isola in cambio di insegnanti, medici e infermieri. Il riservato Raul è meno in sintonia dell’estroverso Fidel con l’impetuoso inventore del socialismo bolivariano. Ma non può fare a meno del suo appoggio. Infatti a metà dicembre ha compiuto la sua prima visita di Stato a Caracas per rafforzare l’alleanza. E Chávez, che rivendica il ruolo di erede di Fidel, non perde occasione per piombare all’Avana al capezzale dell’illustre infermo. Sono visite lampo, di cui riferisce ’Granma’. Ma in genere senza immagini. La più recente foto di Fidel infilato nella solita tuta di convalescente lo ritrae al fianco di Kiril Gundjaev, metropolita della Chiesa russa ortodossa, giunto in novembre a Mosca per l’inaugurazione di un nuovo tempio. Dei successivi e più importanti meeting con Hu Jintao e con Medvedev non è stata diffusa alcuna istantanea. La salute del lìder maximo rimane un segreto di Stato. Non si sa nemmeno dove trascorra il suo crepuscolo. E, di tanto in tanto, affiorano voci di un peggioramento che potrebbe preludere a una nuova operazione all’apparato intestinale. Ma l’enigma più intrigante a cui neanche i cubani meglio inseriti nei meccanismi di regime sanno rispondere con certezza è fino a che punto comanda realmente Raul. In apparenza ha pieni poteri. Di fatto, Fidel che ha abdicato a tutte le cariche governative conserva anche dal fondo del suo letto la poltrona chiave di segretario del partito comunista. Il leader a cui spetta la parola finale. Nei primi sei mesi del 2009 si svolgerà il congresso per rinnovare i vertici. La data è imprecisata, come impone la navigazione a vista. Gianni Perrelli