Enrico Arosio, L’espresso 30/1/2008, 30 gennaio 2008
L’espresso, 30 dicembre 2008 Vedete i quattro gentiluomini nella foto a destra? Altro che Compagni Spa: Compagni Srl, ma di tutt’altro genere
L’espresso, 30 dicembre 2008 Vedete i quattro gentiluomini nella foto a destra? Altro che Compagni Spa: Compagni Srl, ma di tutt’altro genere. Questa è una success story di sinistra, non una ruberia, un casino, uno psicodramma. Nata negli anni Settanta, nel cuore della sinistra extraparlamentare milanese. Oggi l’allegro quartetto, i signori del Libraccio, capitalisti senza sussiego e di poca cravatta (e sempre di sinistra, non ce n’è uno che abbia saltato il fosso), controllano una rete di 22 librerie in 13 città, 300 dipendenti assunti e altri 250 stagionali. Con un fatturato di oltre 50 milioni più altri 13 da una joint-venture con Messaggerie italiane, i quattro, oggi tra i 49 e i 55 anni, fanno concorrenza a potenze come Feltrinelli, Mondadori, Giunti, Fnac. Certo, il Libraccio è un po’ diverso. Nato alternativo, dalle bancarelle, oggi commercia libri nuovi e usati, nuovi a metà prezzo, libri on line e musica. Le tre ultime aperture sono state a Chiavari, Monza e Curno, il paese di Di Pietro. A dicembre 2009 si inaugurerà in zona Romolo, Milano sud, vicino al metrò, ai pendolari, all’università Iulm, una libreria nuova che avrà il reparto dell’usato (quasi mille metri quadri) più grande d’Italia. In tempi di recessione, un bel segnale. Il 2009 cade il trentennale della premiata ditta, si festeggerà adeguatamente, e si metterà ordine nella struttura societaria, che è piuttosto anomala, creando una holding che ancora non c’è. Ma prima di tutto facciamo un salto indietro. Molto indietro. Immaginate largo Richini nel 1973. Per i non milanesi: davanti all’Università Statale che nel ’68 s’era incendiata per gli slogan di Capanna e Cafiero, e ancora in piena febbre sinistrorsa, antifascista al cubo, e fiancheggiata da satelliti freak, alternativi, controculturali. Immaginate tre ventenni con tanti capelli: Pietro Fiechter, studente di Medicina; Silvio Parodi, Agraria; Tiziano ’Tico’ Ticozzelli, Scienze alimentari. Aprono i primi mercatini scolastici per finanziare il Movimento studentesco, in un ribollire di slogan, autogestioni, eskimo, manifesti contro lo Stato imperialista, icone di Che Guevara, Woodstock, Marcuse, Pink Floyd. I mercatini funzionano, crescono, figliano. Traslocano in piazza Vetra, al Ticinese, l’utero caldo di tutte le inquietudini, sesso canne e rock’n’roll, autocoscienza e chilum con l’afghano. Nei mercatini bazzicano tipi come Tito Boeri (oggi economista alla Bocconi e quant’altro) e Nico Colonna (oggi imprenditore di Gut Edizioni e Smemoranda, socio di Gino e Michele e banda Zelig). Nel ’78 accadono alcune cose: le Br assassinano Moro, si dimette il presidente Leone e arriva Pertini, muore Paolo VI e gli succede Wojtyla, Fellini realizza ’Prova d’orchestra’. E ai tre dei mercatini, i banchetti costruiti con le cassette delle pere argentine, si aggiunge il quarto eroe, Edoardo Scioscia, da Monza. "Ero stato chiamato dalla Unicopli a vendere libri nuovi. Ci conoscemmo allo stand dell’Mls, Movimento lavoratori per il socialismo. E ci venne l’idea: a fine ottobre i mercatini chiudono? Creiamo un servizio permanente. La seconda idea fu di aprire un negozio. Trovammo una panetteria sul Naviglio Grande, dove siamo adesso, angolo via Corsico. Tico abbattè il forno a colpi di piccone ed entrammo". Nel 1979 nacque Il Libraccio (che oggi ha perso l’articolo). Il primo poster è ancora appeso: ’Un buon libro non si consuma’. Nel 1982 i quattro rilevano a Monza la Libreria di cultura popolare. Arrivano i primi soci di minoranza, Roberto Sanzogni, Peo Monguzzi, Walter Pinotti. E da lì, una crescita costante fino a oggi. "Senza finanziamenti". Chi si è laureato dei quattro? "Nessuno". Sarà un vizio generazionale? Vedi alle voci Veltroni e D’Alema. Mai litigi, addii e ritorni? "Niente di serio". Ce la facevate a mantenervi? "Da studenti no", racconta Parodi, l’unico ligure: "Scioscia faceva il rappresentante di commercio, Fiechter smanettava tra concessionari e carrozzieri. Ma quando il Libraccio è decollato non ci siamo più fermati". A Pietro Fiechter, cognome tedesco per via di un nonno che negli anni Trenta aveva interessi economici in Somalia e poi finì in Italia, è rimasto il pallino delle auto e moto d’epoca. Fanno ancora tutto insieme, con alcune sfumature: Scioscia, l’uomo di Monza, tiene "i rapporti politici", ed è l’unico con una tessera in tasca, del Partito democratico. Lui e Fiechter siedono nel comitato di presidenza dell’Ali, l’Associazione dei librai italiani. Per capire bene come funziona il sistema Libraccio, però, bisogna fermarsi un attimo a spiegare. Intanto, perché il sistema funziona, da Milano a Genova a Pisa? Per diversi motivi. Per l’acquisto dei libri dagli editori si utilizza una società all’ingrosso, fondata nel 1984, che a Monza gestisce un magazzino di 2 mila metri quadri ed è la capocentro per la rete delle librerie, metà in affitto metà di proprietà, oggi un discreto capitale immobiliare. Buona parte degli utili (il 3 per cento nel 2007) è reinvestita (Parodi: "Fiechter vorrebbe comprarsi il Ferrarino vintage, ma noi glielo impediamo"). Ogni libreria è una srl: i quattro sono in maggioranza, più un socio locale. Assumono giovani che diventano librai sul campo; alcuni affabili, altri bruschi e cattivi. Nei periodi caldi, giugno e settembre, ne arrivano con contratti a termine, quando la compravendita di scolastica diventa un assalto tribale. Gestione computerizzata ovunque. L’usato di varia, narrativa e saggistica, è acquistato al 10-20 per cento del prezzo di copertina e rivenduto al 50. Al Libraccio trovate al 50 anche libri nuovi cellofanati. Sui costosi volumi di arti visive si risparmia che è una meraviglia. L’economia dell’usato, alla fine, è anche una scelta culturale. Parodi: "Cerchiamo di lavorare mantenendo saldi i valori in cui crediamo. Utilità, solidarietà, attenzione all’ambiente, critica al consumismo". Nel 1992, il salto di qualità imprenditoriale. Riprende Scioscia: "Avevamo lanciato a Milano in piazza Duomo la prima libreria italiana aperta fino a mezzanotte. All’inaugurazione vennero Gabriele Salvatores, Gino Strada, Oreste del Buono. Avevamo rilevato la Feltrinelli Europa in via Santa Tecla. A un certo punto si fece vivo Luciano Mauri, l’uomo delle Messaggerie italiane". Spieghiamo: Mauri è stato il creatore della più potente rete di distribuzione libraria e giornalistica italiana. Per i quattro ex del Movimento (uno, anzi, simpatizzava per Autonomia operaia, Parodi: "E non rinnego nulla") è il salto: Messaggerie vuol direi aristocrazia editoriale, parentado incrociato Mauri-Ottieri-Bompiani, ricchezza non di oggi, una cosa molto seria. Dalla curiosità di Mauri nasce una joint-venture paritetica, oggi il socio è suo nipote Alberto Ottieri: la rete Mel Bookstore con grandi librerie a Roma, Firenze. Bologna, Ferrara, Padova, dal prossimo aprile a Novara. Scioscia siede nel comitato della Scuola per librai Mauri di Venezia. Nessuno dei quattro è mondano, salottiero o fa vita da riccone. Amici di Gino e Teresa Strada, finanziano da anni Emergency e progetti sociali in Africa. Chi fa le maratone, chi colleziona figurine Liebig. Come si dice a Milano, "non se la tirano". Lavorano, scherzano, soffrono per la sinistra nei guai, sognano "un Obama che non c’è". Come tanti, dentro e fuori dei Navigli, e di Milano. Enrico Arosio