Financial Times, 19 dicembre 2008, 19 dicembre 2008
Emma Marcegaglia sta silenziosamente lasciando il segno nelle sorti dell’industria europea. Da otto mesi alla guida di Confindustria la Marcegaglia ha meno fascino del suo predecessore Luca Cordero di Montezemolo ma il suo approccio più discreto e attento ai problemi le sta già dando ottimi frutti
Emma Marcegaglia sta silenziosamente lasciando il segno nelle sorti dell’industria europea. Da otto mesi alla guida di Confindustria la Marcegaglia ha meno fascino del suo predecessore Luca Cordero di Montezemolo ma il suo approccio più discreto e attento ai problemi le sta già dando ottimi frutti. Se i leader europei alla fine sono riusciti a raggiungere un compromesso sul pacchetto sul clima è in parte merito della signora Marcegaglia. stato il suo lavoro di basso profilo a consentire la realizzazione delle fondamenta della soluzione capace di mettere d’accordo tutti. Ha spiegato a politici e industriali, anche in tanti in contri privati prima in Italia e poi nel resto d’Europa, che il problema principale della proposta europea era l’obbligare l’industria a dovere comprare ”credit carbon” per riuscire a lavorare ai progetti necessari alla realizzazione di nuovi stabilimenti e tecnologie in regola con i requisiti europei. Tante aziende avrebbero dovuto chiudere o delocalizzare fuori dal continente. La leader degli industriali italiani è riuscita a creare consenso attorno a questa questione, e ha chiesto che i ”carbon credit” che permettono di sforare con le emissioni siano gratuiti fino al 2020. Si sono schierati con lei tutte le associazioni del’industria dell’Ue, a esclusione dei britannici. Emma ha vinto questa battaglia e già lavorare alla prossima: convincere le banche italiane a fare credito alle imprese. Dato il suo stato di forma, la Marcegaglia – sempre nel suo stile calmo, dal fascino understatement ma insistente – riuscirà anche stavolta.