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 2008  dicembre 19 Venerdì calendario

Nel Levitico Dio comanda agli ebrei di osservare un giubileo ogni 50 anni. Oggi tendiamo ad associare l’idea di giubileo agli anni di festa della chiesa o dei regnanti

Nel Levitico Dio comanda agli ebrei di osservare un giubileo ogni 50 anni. Oggi tendiamo ad associare l’idea di giubileo agli anni di festa della chiesa o dei regnanti. Ma il concetto biblico di anno di giubileo era più preciso: si festeggiava la cancellazione di tutti i debiti. Il Deuteronomio lo spiega chiaramente, specificando che si potevano riscuotere i propri crediti solo nei confronti degli stranieri, per gli altri casi era Dio stesso che annullava il debito. Un’usanza non leggendaria, ma vera: sappiamo che cancellazioni generali del debito si verificavano realmente due millenni fa. E nemmeno nei tempi moderni questa è solo un’ipotesi bislacca: la Germania, nel 1923, travolta dalla crisi dopo la sconfitta in guerra annullò tutti i titoli di debito. Anche John M. Keynes ha ripetutamente proposto l’annullamento di ogni debito che si riferisse alla prima guerra mondiale. Oggi alcuni invocano un giubileo del genere. L’eccessivo indebitamento è la chiave della crisi: è il motivo per cui non possiamo curare la recessione con semplici tagli dei tassi. Noi stiamo vivendo la dolorosa fine di un’epoca durante la quale il debito totale (privato più pubblico) negli Stati Uniti è cresciuto dal 155% del Pil all’inizio degli anni ”80 fino all’attuale 356%. Il debito medio di una famiglia è salito dal 75% degli incassi annui dei primi anni ”90 al 130% di oggi. Guardandoci indietro oggi scopriamo che, senza gli incassi derivati dal mercato dei mutui, dal 2001 ad oggi l’economia americana sarebbe cresciuta solo dell’1% all’anno. Alla fine di settembre un proprietario di casa americano su dieci era indietro di almeno un mese con il pagamento delle rate. Un mutuo su cinque vale di più della casa acquistata. E il debito delle banche è cresciuto ancora più rapidamente: secondo le stime più recenti l’esposizione di Citibank è pari a 88 volte la sua capitalizzazione, quella di Bank of America a 134 volte. Le perdite totali di questa crisi andranno dai 2.800 ai 6.000 miliardi di dollari e non c’è nazione del mondo né settore che possa sentirsi al sicuro. La stessa Fed è esposta per 50 volte il suo valore (ha 2.263 miliardi di dollari di asset contro un capitale di 40 miliardi). Altro debito arriverà per l’amministrazione americana, che l’anno prossimo, con i programmi di Obama, segnerà un deficit attorno al 12,5% del Pil. Messi assieme, gli interventi della Fed e del Tesoro quest’anno ammontano a 7.800 miliardi di dollari, contro un debito pre-crisi di 10.000 miliardi di dollari. Ma siamo sicuri che per curare l’eccessivo indebitamento privato sia necessario un eccessivo indebitamento statale? La soluzione migliore sarebbe convertire tutto il debito attuale dei mutui in prestiti a lungo termine a un interesse fisso e basso:nel piano elaborato da Martin Feldstein di Harvard il governo dovrebbe offrire a ogni mutuatario la possibilità di sostituire il 20% del mutuo in un prestito governativo (al massimo di 80 mila dollari) che duri trent’anni a un tasso annuale del 2%. I cittadini non perderebbero la casa, il governo non dovrebbe spendere molto e gli unici a rimetterci davvero sarebbero i creditori. Ma se il 2008 è stato dal punto di vista finanziario un annus horribilis, potremmo tentare di rendere il 2009 un vero anno giubilare. [’L’epoca delle obbligazioni”, Niall Ferguson]