Benedetta Perilli, www.repubblica.it, 19 dicembre 2008
Scottsboro sorge lontano da tutto e nonostante i chilometri che la separano da Atlanta, Chattanooga e Memphis, i centri più vicini, questa cittadina dell’Alabama popolata da circa 15mila abitanti viene quotidianamente visitata da centinaia di turisti provenienti da ogni parte degli Stati Uniti
Scottsboro sorge lontano da tutto e nonostante i chilometri che la separano da Atlanta, Chattanooga e Memphis, i centri più vicini, questa cittadina dell’Alabama popolata da circa 15mila abitanti viene quotidianamente visitata da centinaia di turisti provenienti da ogni parte degli Stati Uniti. Qui però non ci sono musei, Scottsboro non è una città d’arte, né tantomeno un parco di divertimenti, e nessun personaggio famoso è nato in questo angolo sperduto della contea di Jackson. Scottsboro è la città delle valigie non reclamate, esempio unico al mondo di fabbrica che dà nuova vita a migliaia di oggetti smarriti e abbandonati nel fondo polveroso di un magazzino. Qui, dove finisce la catena montuosa degli Appalachi, inizia il paradiso degli oggetti smarriti: si chiama Unclaimed Baggage Center ed è stato fondato dai coniugi Doyle e Sue Owens, veri antesignani del business che già nel 1970 avevano aperto una rivendita di valigie disperse sulle linee di autobus della Greyhound. Ma il vero Eldorado gli Owens l’hanno trovato con le compagnie aeree. Secondo i dati diffusi dal dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti nel 2007 negli aeroporti americani è andato smarrito il 7,34 per mille delle valigie in transito. La prassi vuole che, una volta ritrovati, i bagagli vengano restituiti a chi ne ha denunciato lo smarrimento e, per quanto riguarda quelli non reclamati, dopo una permanenza di massimo quattro mesi nei depositi degli aeroporti, vengano donati in beneficienza o venduti. Oggi la maggior parte dei bagagli non reclamati degli aeroporti americani viene acquistata a scatola chiusa e in stock dagli Owens che, con un ricambio di circa 7.000 nuovi arrivi al giorno, vendono il contenuto delle valigie negli oltre 3.700 metri quadrati dell’Unclaimed Baggage Center. Solo un terzo del contenuto però diventa merce, il restante viene donato ad associazioni benefiche o scartato. Gli oggetti vengono rivenduti a un prezzo inferiore di circa il 50% rispetto al valore originale. Un vero paradiso delle occasioni insomma che può riservare anche piacevoli sorprese. La merce venduta è costituita per il 60% da capi di abbigliamento. Di ogni genere e per ogni età. Dai costumi da bagno alle tute da sci, dai pigiami alle t-shirt, gli indumenti vengono separati, lavati, prezzati e venduti in settori distinti. Seguono poi gli apparecchi elettronici, prevalentemente macchine fotografiche, asciugacapelli, rasoi elettrici ma anche computer portatili, gli oggetti di bigiotteria, gli occhiali, i libri e gli immancabili souvenir. Tutto selezionato dagli oltre 140 dipendenti della ditta. E se sembra quasi normale che nessuno reclami una valigia piena di vecchi vestiti dimenticata all’altro capo del mondo, fanno riflettere alcuni ritrovamenti inusuali. Nella quotidiana caccia al tesoro all’interno delle valigie di Scottsboro sono emersi, tra gli altri, uno smeraldo da 41 carati, un’armatura, un reperto archeologico egiziano del 1500 avanti Cristo, una macchina fotografica da shuttle disegnata dalla Nasa, un sistema di guida per un jet F16 del valore di circa 200mila dollari, il pupazzo Hoggle utilizzato nel 1986 nel film Labirynth, un violino del 1770 e un serpente vivo. Tutte le stranezze della città degli oggetti smarriti vengono conservate all’interno del museo dell’Unclaimed Baggage Center. "La maggior parte dei nostri clienti torna più e più volte - spiega sul sito www.unclaimedbaggage.com Bryan Owens, il figlio dei proprietari che dal 1995 è a capo dell’azienda - e, che siano visitatori abituali o alla prima esperienza, tutti condividono lo spirito di avventura come in un’avvincente caccia al tesoro all’interno del negozio". Ma attenzione però: a Scottsboro non si viene per ritrovare i propri oggetti perduti ma per scovarne di nuovi. In Italia non esistono città degli oggetti smarriti e tutto quello che viene dimenticato a bordo degli aerei, dei treni e degli autobus urbani viene raccolto nei depositi delle aziende e, dopo circa un anno di giacenza, diventa di proprietà del sindaco del Comune nel quale è stato rinvenuto. Ciclicamente, soprattutto per smaltire l’enorme quantità di beni accumulati, i Comuni organizzano delle aste pubbliche convocate attraverso i quotidiani locali o su internet, e visitate prevalentemente da curiosi, cittadini con il gusto per gli affari e venditori ambulanti. Infine, per non diventare i padroni inconsapevoli di un tesoro smarrito, Bryan Owens ricorda dal suo sito dieci piccole regole del viaggiatore perfetto: non mettere mai in valigia oggetti di grande valore, preferire le valigie nelle quali si può scrivere l’indirizzo all’interno di una finestra protetta, mettere nel bagaglio delle informazioni di identificazione aggiuntive come l’itinerario del viaggio che si affronterà, mettere il proprio nome e indirizzo su ogni indumento e oggetto, controllare il funzionamento di zip e lucchetti di chiusura delle borse, fare un inventario del contenuto delle valigie, distinguere le valigie con un elastico o un nastro colorato, richiedere l’aiuto di un assistente aeroportuale addetto al trasporto dei bagagli, una volta a bordo ricordarsi in quale scompartimento si trova il proprio bagaglio a mano e infine, in caso di smarrimento, chiedere subito l’intervento del personale e non lasciare l’aeroporto senza aver prima fatto una denuncia.