Sergio Romano, Corriere della Sera 19-12-08, 19 dicembre 2008
GUERRA FREDDA - RISPONDE SERGIO ROMANO
corretto dire che il Piano Marshall spianò la strada alla «guerra fredda» tra Stati Uniti e Unione Sovietica? Ho letto che ad ispirarlo fu la cosiddetta «dottrina Truman», aiuti economici all’Europa post-bellica in funzione anti-comunista. Gli americani, in pratica, temevano che l’Urss potesse approfittare della forte crisi in cui la seconda guerra mondiale aveva fatto sprofondare gli Stati europei che poi sarebbero entrati nell’orbita statunitense.
Michele Toriaco
Torremaggiore (Fg)
Caro Toriaco,
La «Dottrina Truman» fu proclamata il 12 marzo 1947 e annunciò un piano di aiuti destinati a Grecia e Turchia. Nella prima si combatteva una guerra civile, condotta dalle forze della resistenza comunista, che durò dal maggio 1946 all’ottobre del 1949. La seconda era nel mezzo d’una crisi diplomatica con l’Unione Sovietica che aveva denunciato il patto di non aggressione stipulato con Ankara nel 1925 e chiedeva, tra l’altro, alcune concessioni territoriali sulle sue frontiere meridionali. Nei due anni passati dalla fine della Seconda guerra mondiale Mosca aveva già installato regimi comunisti o filo- sovietici in tutti i Paesi conquistati dall’Armata Rossa e sembrava ora decisa a estendere la sua influenza su uno Stato neutrale (la Turchia) e su un Paese balcanico (la Grecia) che era stato liberato dalle forze britanniche alla fine del 1944. molta diffusa fra gli storici, oggi, la convinzione che Stalin fosse consapevole dei limiti della potenza sovietica e non avesse alcuna intenzione di rompere bruscamente i cosiddetti «equilibri di Jalta» o, meglio, il rapporto di forze che si era instaurato sul terreno alla fine del conflitto. Ma gli avvenimenti greci e la crisi turca dettero alle democrazie occidentali la sensazione che l’Urss non avrebbe mancato di sfruttare le tensioni civili dei Paesi, come l’Italia e la Francia, in cui esistevano forti partiti comunisti. Era prudente attendere passivamente il corso degli avvenimenti? O non era meglio lanciare a Mosca un segnale di fermezza e cominciare a sbarrarle la strada? Chi propose un piano di aiuti ricordava i conflitti civili che dopo la Grande guerra avevano sconvolto quasi tutti gli Stati sconfitti (Russia, Germania, Austria, Ungheria) e persino qualche Paese vincitore (Italia). Fu deciso che il miglior modo per neutralizzare l’influenza comunista nelle società occidentali fosse quello di organizzare la ricostruzione e dare a tutti, per quanto possibile, prospettive di sviluppo e benessere.
Fu questa, caro Toriaco, la filosofia del piano di aiuti che il segretario di Stato, il generale George Marshall, annunciò all’Università di Harvard il 5 giugno 1947: 17 miliardi di dollari che vennero distribuiti a 18 Paesi europei fra il 1948 e il 1952. Fu l’inizio della guerra fredda? Gli Stati Uniti indirizzarono la loro offerta anche ai Paesi dell’Europa centro-orientale e ricevettero un segnale positivo dal Paese (la Cecoslovacchia) in cui i comunisti non avevano ancora completato la conquista del potere. Ma le pressioni di Mosca costrinsero il governo di Praga a rifiutare l’offerta. Pochi mesi dopo l’anomalia cecoslovacca fu eliminata. Nel febbraio del 1948, alla vigilia di nuove elezioni, Klement Gottwald, premier comunista di una coalizione in cui erano rappresentati anche i partiti democratici, riorganizzò il governo collocando i suoi uomini nei ministeri più importanti e si servì, per stroncare ogni possibile resistenza, delle milizie operaie. Da quel giorno non fu più possibile avere dubbi: la guerra fredda era cominciata.