La bolla dell’arte contemporanea di Antonio Galdo, Il Messaggero, 19/12/2008, pag. 26, 19 dicembre 2008
L’ATMOSFERA
di Miami, durante la Fiera internazionale dell’arte contemporanea nei primi giorni del mese di dicembre, non era allegra. Pochi affari, prezzi in discesa, e facce scure dei mercanti che vedono solo l’inizio del tunnel. D’altra parte, un mercato così speculativo, come quello dell’arte contemporanea, così assimilato ai codici delle speculazioni finanziarie, perché doveva restare estraneo ai venti della ”tempesta perfetta”? Nelle aste di novembre a New York, che misurano la temperatura dell’anno, Sotheby’s e Christie’s hanno collezionato due flop: incassi pari alla metà delle stime e circa un 40 per cento di opere invendute. «Non ci lamentiamo, poteva andare molto peggio» hanno commentato i vertici delle due case d’asta che si dividono la fetta più grande della torta di questo mercato. Quanto al futuro, Art Tactic Barometer, che misura le previsioni nei prossimi mesi, indica una soglia possibile della discesa dei prezzi attorno al 35-40 per cento dei valori attuali. E i primi a correre ai ripari di fronte alla bolla dell’arte contemporanea sono loro, gli artisti: come Damien Hirst, icona dell’incrocio moderno tra autore e marketing, che ha iniziato a licenziare alcuni suoi dipendenti e ha annunciato al mercato che le sue opere sono sicuramente sopravvalutate.
Fa impressione vedere la velocità alla quale, all’interno dei diversi gironi del mercato, si sta sgonfiando la molla che più di ogni altra cosa ha spinto i collezionisti ad acquistare anche opere di artisti appena comparsi sul mercato a prezzi folli: la paura di sprecare un’occasione. L’incubo di perdere l’appuntamento con il capolavoro. Adesso, invece, il meccanismo è inverso: e la paura è diventata quella di restare intrappolati con opere che sarà sempre più difficile liquidare sul mercato. Prevale la paura di avere sprecato i soldi, più che l’occasione. L’unica consolazione è che la crisi consentirà anche un’operazione di pulizia tra gli artisti del contemporaneo. Chi resterà, anche dopo la bufera, si può già considerare con un piede nella storia dell’arte. Per gli altri, l’apparizione nel mondo degli artisti si dimostrerà effimera, fuggevole. Proprio come l’occasione che i collezionisti temevano di sprecare.