Gino Castaldo, la Repubblica 19/12/2008, 19 dicembre 2008
Potremmo immaginare un progetto più sconsiderato? Nino D´Angelo, il pazzerello, emancipato, anzi "liberato" menestrello della nuova Napoli, diventato instancabile animatore (Piedigrotta, la direzione del teatro Trianon nel cuore di Forcella), ha deciso di dedicare un disco a Sergio Bruni
Potremmo immaginare un progetto più sconsiderato? Nino D´Angelo, il pazzerello, emancipato, anzi "liberato" menestrello della nuova Napoli, diventato instancabile animatore (Piedigrotta, la direzione del teatro Trianon nel cuore di Forcella), ha deciso di dedicare un disco a Sergio Bruni. Titolo D´AngelocantaBruni. Una simile idea così poco commerciale è fuori tempo, fuori moda, fuori tutto. Nino D´Angelo l´ha voluto produrre per un solo scopo: la devozione nei confronti del grande maestro. Ma chi mai oggi si può permettere di produrre un disco solo e unicamente per amore, per rispetto, per la voglia di rendere omaggio alla grande perduta arte del canto napoletano? «Da anni non pensavo ad altro, era quasi un´ossessione» racconta D´Angelo, con negli occhi un bagliore di ammirazione «Lui era immenso, troppo grande per chiunque di noi, ma era un modello, un punto d´arrivo». Di sicuro di Sergio Bruni esiste una doppia percezione. Fuori da Napoli è apprezzato, sì, ma a volte anche oggetto di ironie, per quei gorgheggi estremi con cui condiva i "baci a mezzanotte" che, in italiano, cantava al festival di Sanremo. A Napoli è invece un culto, di poco inferiore a quello di San Gennaro. A Napoli "sanno", conoscono alla perfezione quelle gradazioni che sprigionavano dal suo canto (di gola, poi di petto, poi di polmoni e infine di nuovo di gola, alla maniera contadina). Quando Bruni era ancora in vita, la sua villa a Mergellina era guardata come un santuario, si diceva, sottovoce: «Lì vive il Maestro». E ovviamente anche il giovane, ruspante Nino, viveva all´ombra di questo culto. E da grande ha deciso di pagare il suo debito. Il disco è delicato e rispettoso, si muove in perfetto equilibrio tra lo stile di D´Angelo e quello del Maestro, senza però rischiare l´imitazione caricaturale. Contiene alcune delle classiche interpretazioni di Bruni, Mierolo affurtunato, Vieneme ´nzuonno, Nuttata ´e sentimento, capolavori che ogni volta ci si stupisce di riscoprire nella loro intatta bellezza, e anche quelle che il maestro ha scritto, non molte, e non sempre all´altezza (la più nota è Carmela), ma immancabili in un disco che alla sua figura vuole rendere omaggio. Bruni era a suo modo anche un altero principe, e lo sa bene Nino D´Angelo. «Quando finalmente riuscii ad arrivare al suo cospetto» racconta, «ero al massimo della mia popolarità ai tempi di "´Nu jeans e ´na maglietta". Lui mi snobbò, disse: chi di voi è il cantante? Mi trattò malissimo, poi quando gli dissi che conoscevo tutte le sue canzoni, mi fece cantare "Carmela", e alla fine disse: tu queste cose devi cantare, non i jeans e le magliette. Aveva ragione: lui aveva già visto in me quello che sono diventato in seguito».