Luisa Grion, la Repubblica 19/12/2008, 19 dicembre 2008
ROMA - Lo cercano in tanti e lo trovano in pochi. Fra una offerta ferma e una domanda in crescita, continua la parabola discendente dei posti di lavoro
ROMA - Lo cercano in tanti e lo trovano in pochi. Fra una offerta ferma e una domanda in crescita, continua la parabola discendente dei posti di lavoro. Dall´inizio dell´anno la disoccupazione è in aumento e - secondo i dati Istat - nell´ultimo semestre è arrivata al 6,1 per cento, salendo di mezzo punto rispetto allo stesso periodo del 2007. Ora sono oltre un milione e mezzo le persone che cercano e sperano di trovare lavoro, il 9 per cento in più rispetto ad un anno fa. E per la prima volta dal 1997 è scesa (meno 0,2 per cento) anche l´occupazione maschile: 27 mila lavoratori in meno rispetto a 12 mesi fa. Cresce invece quella femminile e quella straniera, ma nel totale il dato, che resta positivo, è molto più smilzo rispetto al passato (0,4 per cento contro l´1,4 del primo trimestre). Secondo il rapporto Istat, comunque, il balzo in avanti della disoccupazione risente soprattutto della crescita degli ex-occupati nel Nord e nel Centro e degli ex-inattivi nel Mezzogiorno, che è in sofferenza maggiore rispetto al resto del paese. E´ un quadro che preoccupa molto il sindacato e le imprese. «Il paese è fermo» ha detto Fammoni della Cgil «lo era già per i problemi esistenti, ora fa i conti anche con la crisi finanziaria e produttiva». Renata Polverini della Ugl chiede interventi forti sugli ammortizzatori sociali, la Cisl «una svolta nelle politiche del lavoro»; Confapi e Confersercenti lamentano lo «stillicidio di migliaia di piccole e medie imprese». Una lettura pessimistica che al premier non piace affatto, convinto più che mai che al paese sia piuttosto necessaria una sferzata di ottimismo. «Bisogna andare avanti - ha detto Silvio Berlusconi - la Ue ha dimostrato una forte unità per festeggiare la crisi, bisogna investire e consumare e presto il sole splenderà. Bisogna depositare i soldi non nelle banche ma nelle aziende». E stare attenti al clima che si va diffondendo: riferendosi ai dati negativi diffusi l´altro giorno dalla Confindustria (due anni di recessione e 600 mila lavoratori mandati a casa nel 2009) il Presidente del Consiglio ha precisato che «Io non avrei reso noto quelle previsioni» per evitare che «il circolo vizioso delle profezie negative che si autoavverino». Tanto più, ha sottolineato Berlusconi, che per quanto riguarda le casse integrazioni «abbiamo varato un patrimonio sufficiente se si verificherà una diminuzione di lavoratori». E poi, ha detto, «l´Italia è un paese di risparmiatori, siamo uno Stato povero con cittadini ricchi, è per questo che stiamo meglio di Francia, Gran Bretagna e Germania». Certo qualche problema c´è, ha ammesso il premier fra preoccupazioni e battute. Con i tassi della Fed a zero, per esempio, si dimostra che «il questa fase il capitalismo non rende: siamo al comunismo». Poi, per quanto ci riguarda, c´è sempre il grande problema dell´evasione fiscale: «Ho realizzato in Sardegna una serie di orti botanici - ha raccontato - Avevo visto una bella pianta e pensate che per vendermela con la fattura costava 100mila euro senza 50 mila. Non gli ho mandato la guardia di Finanza, ma se queste offerte riescono ad arrivare al presidente del Consiglio pensate in che situazione ci troviamo».