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 2008  dicembre 19 Venerdì calendario

ItaliaOggi, venerdì 19 dicembre 2008 L’imprenditore Alfredo Romeo ha il vezzo sartoriale. La procura di Napoli l’accusa di essersi fatto cucire addosso la delibera per l’affidamento Global Service

ItaliaOggi, venerdì 19 dicembre 2008 L’imprenditore Alfredo Romeo ha il vezzo sartoriale. La procura di Napoli l’accusa di essersi fatto cucire addosso la delibera per l’affidamento Global Service. Sulle foto, rispolverate in fretta dagli archivi in questi giorni di inchiesta, appare elegante nei suoi abiti cuciti su misura. E di veste in veste diventa negli anni il re dell’immobiliare, a capo di un gruppo (Romeo immobiliare e Romeo Gestioni) che amministra beni immobili pubblici per 48 miliardi di euro. Con nuova veste esce dalla polvere giudiziaria che lo coinvolse negli anni Novanta. Ha 55 anni e la sua sarebbe la storia orgogliosa di un self made man, ma che in realtà è la tipica storia all’italiana dei rapporti spericolati tra imprenditoria e politica. I tempi della piccola agenzia immobiliare, nella quale l’avvocato comincia a prendere dimestichezza con metri quadri e valori catastali sono lontani. Oggi si deve parlare di impero «dove non tramonta mai sole», come è scritto in un’intercettazione agli atti dell’inchiesta che lo ha portato in una cella del carcere di Poggioreale. La collezione dei patrtimoni immobiliari comincia nel 1989 quando il Comune di Napoli decide di affidare in concessione la gestione del patrimonio immobiliare dopo l’inchiesta della procura della Corte dei conti. Viene deciso di affidare gli immobili del Comune partenopeo alla E&r Spa, società del gruppo Romeo. Passano gli anni, arriva il rinascimento di Antonio Bassolino, l’uomo simbolo della benvenuta stagione dei sindaci, e Romeo conserva l’incarico di gestire gli immobili. Oggi gli alloggi pubblici amministrati da Romeo nel capoluogo campano sono 30mila. Nel 1996, gli abiti sartoriali di Romeo vengono sporcati dalla polvere che cade dal fascicolo giudiziario aperto a suo conto. La settima sezione del tribunale di Napoli lo ritiene colpevole dei reati di corruzione e illecito finanziamento ai partiti. Per aver oliato la Dc di Alfredo Vito e il Psi di Giulio Di Donato, proprio per ottenere l’appalto sulla privatizzazione immobiliare del Comune di Napoli, secondo la magistratura, viene condannato a quattro anni e mezzo di reclusione e all’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e fu giudicato «incapace di contrattare con la pubblica amministrazione per la durata di anni uno». In appello la condanna scende a due anni e mezzo, per essere poi prescritta in cassazione. Intanto, la polvere delle accuse c’è e non è semplice forfora, ma Romeo cambia semplicemente le cariche sociali e con rinnovata veste decide di incrementare la collezione di patrimoni immobiliari. Nonostante una feroce polemica, che porta anche all’annullamento del bando di gara per il rinnovo della concessione della gestione del patrimonio, alla fine Napoli non è mai stata un affare a rischio. Allora muove il suo attacco a Venezia, secondo patrimonio immobiliare a cadere nella sua gestione. Ma il colpo grosso deve arrivare e arriva. All’ombra del Campidoglio. Roma, la Capitale. Anno 1997, sindaco è Francesco Rutelli. Il Comune capitolino indice un’asta pubblica per la gestione da affidare a privati di 33mila unità immobiliari: 82 miliardi di lire la base d’asta al ribasso in 7 anni con un guadagno stimato intorno al 15%, un miliardo all’anno. Scese in campo il ghota dell’economia. Perse, vince la Romeo con un’offerta a ribasso, suicida sulla carta, del 40% . Nonostante i ricorsi di chi considera Romeo troppo vicino all’Ulivo. A Milano, invece, non va così liscia. Nel 1998 il gioco al ribasso di Romeo, la sua tattica preferita, e la sua presunzione di vittoria spinge la giunta guidata da Gabriele Albertini a fare marcia indietro e ad affidare il patrimonio immobiliare a una società pubblica. Ma l’imprenditore napoletano supera lo smacco alla grande. Si prende Milano e aggiunge alla sua collezione Inpdap, Inps, Agenzia del demanio, ministero dell’Economia, il Quirinale, solo per citare i pezzi più pregiati. Emilio Gioventù