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 2008  dicembre 19 Venerdì calendario

ALESSANDRA COMAZZI PER LA STAMPA DI VENERDì 19 DICEMBRE 2008



DOMANI TORNA ZELIG SU CANALE 5 con Svisti e mai visti: qualche spezzone mai andato in onda, qualche papera, qualche chicca. Qualche chicca di Checco. Checco Zalone, barese, nome d’arte per Luca Medici (dal dialetto «che-cozzalone», che tamarro), comico-musicista laureato in Giurisprudenza, 31 anni, scoppiettante, pericoloso segno dei Gemelli. Specializzato nella parodia del cantante neomelodico napoletano, le sue non sono imitazioni, ma «possessioni» esorcistiche del personaggio. Checco Zalone in maglia rosa smanicata è colui che nel 2006 dedicò alla Nazionale campione del mondo Siamo una squadra fortissimi, ancora cantata da Buffon a squarciagola negli spot: «Prendo pure i diritti: lo 0,2% del Pil di Buffon». Quest’anno Zalone ha esaltato i suoi talenti imitando, dopo Carmen Consoli, Giusy Ferreri, l’ex cassiera di X Factor, Jovanotti, Vasco Rossi. L’ha portata anche a Crozza Italia, la citazione di Vasco. «Tu sei bravo», diceva Crozza a Zalone. «Sei bravo tu - diceva Zalone a Crozza - e sei sottopagato».
Ma lei è Luca o è Checco?
«Per la mamma e il papà sono ancora Luca. Qui a Zelig non c’è niente da fare. Sono Checco».
Lei suona ma non conosce la musica, è laureato ma fa il tamarro: Luca e Checco rappresentano la sua personalità sdoppiata?
«Io so quello che sono veramente: braccia strappate alle fotocopiatrici degli avvocati. Ero proiettato verso la carriera forense ma sognavo la musica: suono tre ore al giorno da quando avevo dodici anni. Facevo serate, mi guadagnavo qualcosa. Il solfeggio però no, la tecnica no. Non ce la facevo. In compenso conosco accordi, armonie e relazioni tra accordi».
In che cosa si è laureato?
«Diritto del lavoro. Una tesi sul Tfr nel pubblico impiego. Che si chiamava buona uscita. Due palle. Non mi ricordo più niente. Allora, appena laureato, non pensavo certo di fare il comico di professione. Un bel giorno, come in una favola, sono partito con il mio trenino per fare il provino a Zelig. Da Bari a Milano, il terrone con la valigia non proprio di cartone, ma quasi. Eravamo tantissimi, ma io mi sentivo tranquillo, non avevo niente da perdere, la mia laurea in tasca. A Zelig ho trovato Raul Cremona seduto al pianoforte. L’ho spostato e mi sono messo a suonare io. Mi hanno detto: ”Ritieniti impegnato per quest’inverno”. E non sono mai più uscito dal gruppo».
Che anno era?
«Il 1996. Ho immediatamente rinunciato ai miei progetti legati al diritto, ho fatto prima Zelig Off e da tre anni Zelig.
Tre anni: come mai ci accorgiamo di lei solo adesso?
«Perché non state attenti. Non studiate».
Forse. Ma lei quest’anno ha svoltato: non solo ha fatto le sue imitazioni, ma le ha anche fatte in faccia all’imitato. Che dice di Giusy Ferreri?
« stata al gioco con grande simpatia, imitava me che imitavo lei».
Jovanotti era un po’ più tirato?
«Assolutamente no. Jovanotti è un grande. Mi hanno colpito la sua gentilezza, la sua disponibilità. Ha voluto, lui, cantare una canzone mia, ”Viva la f”. Si vedrà domani in tv. Non sono tutti così. Quelli che fanno musica si sentono sempre un po’ John Lennon. Si prendono sul serio. Io invece non ho mai voluto diventare un artista di successo. Io volevo arrivare al livello che mi consentiva di non montarmi gli amplificatori da solo».
E adesso che c’è arrivato?
«Sarebbe bello avere uno show tutto mio in televisione. E poi, lo dico quasi con pudore: mi piacerebbe il cinema».
Un ruolo drammatico?
«Ma per carità. No, sto pensando a un soggetto piccolo, senza pretese, dove io faccio quello che la gente si aspetta da me».
 attirato dalla satira politica?
«Non mi sento assolutamente all’altezza. Non ho l’autorevolezza necessaria. E secondo me ce l’hanno in pochi: Benigni, Grillo. Inoltre, la satira politica può far pensare, ma non ridere».
 difficile far ridere?
«Non ha idea di quanti pianti sono necessari per far ridere. Questo è un ossimoro. Non lo scriva che non capiscono».
Eccolo lì: siamo a una svolta della contaminazione alto-basso?
«Siamo a un leit-motiv».
Ancora?
«Va bene. Al filo conduttore che mi appartiene: la leggerezza».
Dove passerà il Natale?
«A Bari, esattamente a Capurso. Ma ci starò poco perché siamo in tournée con Punto Zelig, uno spettacolo nei teatri. Il 27 arriviamo a Torino, con Giovanni Vernia, Pablo e Pedro, Maniko Sport, La Ricotta. Sembriamo dei ragazzi in gita, andiamo a ruota libera, siamo un po’ goliardi, il pubblico se ne accorge e si diverte con noi».