Il nuovo Cabrini dopo il reality diventa scrittore di Maurizio Crosetti, la Repubblica, 19/12/2008, pag. 54, 19 dicembre 2008
MAURIZIO CROSETTI PER LA REPUBBLICA DI VENERDI’ 19 DICEMBRE 2008
VIA DI CORSA DA QUEL PEZZO DI PRATO. Ieri, Cabrini era Cabrini, era la Juve, il mundial, un sorriso solare, la sua maglia numero tre, quel sinistro bellissimo. Oggi, Antonio Cabrini disfa la sacca dell´Isola dei famosi («Non è una menata, è tutto vero: una trappola per topi che tira fuori il meglio di te») e scrive. Un romanzo, addirittura, dove il calcio non c´entra neanche di striscio. Copertina nera. Il titolo: Ricatto perfetto (edizioni Il Filo, pp. 158, 14 euro). Possibile? «Possibile, mi sono divertito, è un giallo senza sangue e senza violenza, ci ho messo tre mesi per finirlo».
PAREVA UN SANTINO, IL BELL’ANTONIO. Si vede che dentro di lui abitava qualcun altro, e nessuno se n´era accorto. «Vivi tanti anni nel calcio, combini qualcosa di buono ma per tutti sei costretto a restare quello che eri, in eterno. Cos´hai dentro non interessa. Invece bisogna esprimersi, continuare». La scrittura è un gioco, una scommessa? «Mi avevano proposto la solita autobiografia, del tipo "letta una, lette tutte". Io ho rilanciato proponendo una cosa più mia, e l´idea è piaciuta. Sono un lettore di gialli, il sogno è emulare Faletti: non era mica uno scrittore, però ha fatto il botto».
LA TRAMA DEL ROMANZO CURIOSA. Un giornalista, Alan Bussetti, rimane senza lavoro: siamo nel 1983 a Torino («Ci ho vissuto tanto, è la mia città»), quando chiude La Gazzetta del Popolo. «Alan chiede aiuto agli amici, ma tutti gli voltano le spalle. Ha famiglia, si sente perduto e allora decide di ricattare quelli che lo hanno deluso. Nell´armadio ha un sacco di scheletri». Lo spunto arriva dalla cronaca? «No, è pura fantasia, mi girava in testa da un po´. Ho scritto nei momenti liberi, smettendo e ricominciando daccapo. Diciamo che m´interessava il tema dell´amicizia tradita, della falsità nei rapporti umani. Il protagonista non si comporta bene, tuttavia è spinto dalla necessità e dalla rabbia». Il bell´Antonio ci ha preso gusto: «La prima edizione è già esaurita, e ho in mente il prossimo libro. Ancora un giallo, però ambientato nel mondo dei reality televisivi, una cosa più forte di questa, più cruda».
FALSITA’, REALITY: difficile pensare che il calcio e l´Isola non c´entrino proprio niente. «Io mi sento prima di tutto un allenatore, eppure ho notato poca fiducia, poca stima nei miei confronti. Mi sono sentito dire: sei Cabrini, non hai bisogno di niente. Molti juventini della vecchia guardia fanno fatica a tornare in gioco, non so perché. E quelli che ci sono riusciti, magari poi li fanno fuori senza un motivo, assurdamente, com´è successo a Gentile con la Under 21». Se già per Cabrini era difficile prima di andare a noci di cocco con Vladimir Luxuria, figurarsi dopo. «Lo so che il calcio è un mondo bigotto, e forse l´Isola non me la perdoneranno. Ma sapeste quanta gente, soprattutto tra quelli che comandano, dovrebbe farsi un esame di coscienza invece di giudicare gli altri. Nel calcio si vive di superficialità e solitudine: il successo e i soldi non risolvono tutto, anzi. Per questo non mi hanno stupito Buffon, Vieri e Pessotto quando hanno raccontato la loro depressione».
IL NUOVO CABRINI è un animale anomalo, non frequenta gli studi televisivi come commentatore delle partite, ora sta facendo il giro delle librerie per presentare il romanzo (tra le dediche, anche quella per Scirea, anzi per "Gai"). E dopo? «Un altro libro, e magari un altro ancora. Ma io mi sento prima di tutto un allenatore: vorrei riprovarci, è una vita che mi metto in gioco. Chiaro che non chiedo la grande squadra. Un vincente è chi non smette di sognare: poi, a volte si sogna a vuoto però che importa. Mi piace lavorare, non rinnego l´Isola perché ha mostrato come sono fatto dentro, l´uomo, non l´ex campione: uno normale, tranquillo, che odia le polemiche e la cattiveria. La mia scrittura è asciutta, vorrei andare al nocciolo delle cose. Forse in tivù ho rischiato di sputtanarmi, l´avevo messo in conto e non sono pentito: il mondo del calcio pensi di me quello che vuole». Meglio l´Isola dei famosi che l´arcipelago dei falsi.