Flaviano De Luca, il Manifesto 17/12/2008, 17 dicembre 2008
FLAVIANO DE LUCA PER IL MANIFESTO DI MERCOLEDì 17 DICEMBRE 2008
Per adesso probabilmente non vincerà la classifica marcatori e neppure il pallone d’oro. Però l’attaccante argentino Ezequiel Ivàn Lavezzi detto il Pocho, numero 7 del Napoli, ha già fatto volare la fantasia dei tifosi partenopei (e dei tanti amanti del pallone) anche per la qualità del suo gioco, basato sulla velocità e sul dribbling secco, in grado di superare l’avversario nell’uno contro uno e portare l’entusiasmo degli spettatori alle stelle. Intanto il nazionale albiceleste (nato a Villa Gobernador Galvèz nel 1985) detiene già un primato: quello di calciatore dell’attuale campionato italiano al quale sono state dedicate il maggior numero di canzoni. Non è una grande novità se pensiamo che interpreti importanti come Nunzio Gallo, Peppino Di Capri, Fausto Cigliano e Nino D’Angelo hanno dedicato almeno un brano ai tifosi del ciuccio, l’asinello emblema della squadra di calcio della città dai mille guai. Nemmeno si può dimenticare la messe di brani e tributi dedicati a Diego Armando Maradona, l’artefice delle maggiori vittorie della squadra azzurra, nel periodo 84-91, che ha passato di generazione in generazione lo slogan che «Maradona è megl’ e Pelé/ c’amm fatt ’o mazz tant pe’ l’avè».
Stavolta però è una sorta di omaggio trasversale che percorre la città, dalle radio ai tassisti, dalle tv locali alle discoteche, che inneggiano al nuovo divo del pallone, un ragazzo piccoletto e robusto, già sposato e padre di un figlio, peraltro con la testa sul collo ( va regolarmente -e in segreto- in ospedale a trovare i bambini malati e ha partecipato a diverse iniziative sociali per il terzo mondo). Su Youtube è un autentico florilegio di clip delle sue azioni vincenti che fanno da base a motivi d’occasioni e professionali. L’ultima canzone, in ordine di tempo, Lavezzi, cover di Novembre, la canta Luca Sepe, un cantautore scoperto e lanciato dal festival di Sanremo 1998, da qualche anno protagonista di un programma radiofonico su Radio Kiss Kiss, "I tappi", in compagnia dello speaker Antonio Manganello, una trasmissione specializzata in scherzi, parodie e birichinate via etere. Nata come un adattamento, anche nei toni e nella musicalità di Novembre, il tormentone estivo di Giusy Ferreri, in pochissimo tempo ha raggiunto già i 20mila contatti e tutta la città s’infiamma, allo stadio e per strada, al ritornello «Che grande giucatore che è Lavezzi/ miez’o campo fa sempe cose ’e pazz/ E speranze e l’ate squadre ha fatto a piezzi/ Vaco pazz/ vaco pazz pe’ Lavezzi», con inviati della trasmissioni sportive di Sky, Mediaset e Rai che vanno in brodo di giuggiole per le sue accelerazioni sul rettangolo di gioco, quando salta i difensori avversari in sequenza come birilli. Nel testo Sepe racconta di questo giovane campione «venuto da lontano/ sudamericano lui è/ ma mo’ è napulitano/supertatuato e veloce come un treno/ vott’a palla rint ’a rezza». A differenza degli anni ’60 o ’70, l’esplosione dei karaoke e dei masterizzatori ha fatto proliferare parodie (e adattamenti) d’ogni genere così Anna da Nola ha messo in rete Vai Lavezzi vai, un brano che mette un nuovo testo sulla base di All that she wants degli svedesi Ace of Base, un successo da discoteca di un paio di stagioni fa. "Vai Lavezzi vai/ corri come un fulmine/ irraggiungibile/ corri in mezzo al campo/ goleador/ Vai Pocho vai/ spiazza la difesa/ ricevi il passaggio/ e fai gol", naturalmente corredato da foto e azioni salienti dei gol realizzati dallo scugnizzo argentino coi capelli neri a caschetto, un taglio richiestissimo dai Quartieri Spagnoli all’hinterland, che sembra un aggiornamento "mediterraneo" dell’acconciatura resa famosa negli anni ’80 da Nino D’Angelo. Nella stessa canzone viene citato e onorato anche l’altro giovane alfiere della squadra di calcio, lo slovacco Marek Hamsik (da tutti chiamato Marechiaro, con riferimento a un braccio di mare di Posillipo, reso immortale da una canzone di Salvatore Di Giacomo, "quanno sponta la luna a Marechiare/ pure li pisce nce fann all’ammore"), l’esterno d’attacco «che ti piglia a palla a sott ’e pieri in modo chic/iss t’a scippa che cosce lung e sicc/scimunisce sti difese ’o grande Hamsik».
Chitarrine rock’n’roll e tipici applausi da stadio per Lavezzi dei Chiattoni Animati, un duo comico formato da Cosimo Angrisano e Cosimo Alterio, entrambi extralarge, specializzato in brani dedicati a giocatori e personaggi della squadra azzurra, ispirati dai manga giapponesi e ideati con l’intento di fare da coretto, con frasi da ripetere in gruppo, "se cade, si rialza e vola via/ con la palla fa una magìa/ un doppio passo e rete arriverà".
Anche semplici tifosi, come Fra87Na, si cimentano con le parodie. Ad esempio El Pocho Lavezzi vola via, si muove sulla falsariga di Para Parà Ra Rara dei Frankie Head, con un testo un po’ naif «se gli danno una spinta/ lui li salta con una finta/ si ferma solo con un fallo/ e se segna ti fa un ballo....Pocho non te ne andare/ questa città con te vuole sognare». Dove si fa riferimento alle mosse sincopate da cumbia, un balletto col quale il fuoriclasse napoletano festeggiava fino all’anno scorso le reti segnate. E poi tanti altri ritmi per sequenze intitolate La Rumba del Pocho, Pocho dance, El baile del Pocho. Qualcuna come Rosa Benincasa preferisce una melodiosa bossanova con i tipici fischietti da sambodromo per El Pocho Goal, dal testo ben più battagliero «uaoo, il Pocho mira/uaoo, il Pocho spara/ gonfia la rete con il suo goal». Inizialmente, forse anche per il passato da elettricista, il soprannome El Pocho è stato tradotto con fulmine, saetta, freccia ma poi proprio lo stesso campione olimpico (ha vinto il titolo a Pechino con l’Argentina) ha chiarito che si tratta di un vezzeggiativo intraducibile, lontanamente paragonabile a piccoletto. Per finire, un altro brano gettonatissimo dalle curve è Auriemma Remix, i commenti di Raffaele Auriemma, giornalista e telecronista Mediaset, «partigiano azzurro» che ha inventato soprannomi e modi di dire, culminati nell’ espressione rituale «si gonfia la rete», accompagnati da una base discohouse. Con frasi come «San Paolo in delirio. Non è la playstation, questo è il Napoli» oppure «Lavezzi rischia il Daspo, per questo razzo sparato alla Juve».