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 2008  dicembre 17 Mercoledì calendario

Douglas Hofstadter, Anelli nell’io, Mondadori, 2008, 508 pagine, 22 euro. Coscienza. «All’interno di un cervello umano gli eventi percepiti attivano ininterrottamente un processo altamente selettivo di recupero di simboli dalla latenza, che li induce a tornare in vita sotto forma di ogni genere di inattese e inedite configurazioni

Douglas Hofstadter, Anelli nell’io, Mondadori, 2008, 508 pagine, 22 euro. Coscienza. «All’interno di un cervello umano gli eventi percepiti attivano ininterrottamente un processo altamente selettivo di recupero di simboli dalla latenza, che li induce a tornare in vita sotto forma di ogni genere di inattese e inedite configurazioni. La coscienza è questa danza di simboli nel cervello». Essenza. «I cervelli umani adulti cercano in continuazione di ridurre la complessità di ciò che percepiscono, e questo significa che cercano in continuazione di far sì che pattern inusuali e complessi, costituiti da molti simboli che sono stati da poco attivati di concerto, attivino a loro volta soltanto un simbolo preesistente più familiare […] questa, in effetti, l’occupazione principale dei cervelli umani – prendere una situazione complessa e puntare il dito su ciò che in essa è più importante, distillare da un iniziale miscuglio di sensazioni e idee quale sia davvero il nocciolo di una situazione. Insomma portarsi all’essenza». Percezione. «Il […] cervello […] cerca costantemente di etichettare, categorizzare, trovare casi precedenti e analoghi – in altre parole, cerca di semplificare senza però lasciarsi sfuggire l’essenza. impegnato ininterrottamente in questa attività, non soltanto in risposta all’input sensoriale che arriva in tempo reale ma anche alla sua stessa danza interna, ed effettivamente tra questi due casi non c’è una gran differenza, perché, una volta oltrepassata la retina o i timpani o la pelle, l’input sensoriale entra nel dominio degli eventi interni, e da quel momento in poi la percezione è soltanto, appunto, un affare interno». Io (o simbolo del sé). L’immagine che una persona costruisce di se stessa. «Di solito contiene tracce degli ideali più autentici di una persona. Mentre le imprese grandiose sono illusorie, le potenzialità sottostanti sono spesso reali. Cosa più rilevante, nasce da necessità interne molto reali, soddisfa funzioni molto reali, e ha un’influenza molto reale su chi l’ha creata. I processi che operano nella sua creazione sono determinati da leggi così definite che una conoscenza delle sue caratteristiche specifiche ci permette di trarre inferenze accurate sulla reale struttura caratteriale di quella particolare persona» (Karen Horney, I nostri conflitti interni). Anelli. Come un sasso gettato nello stagno produce sulla superficie dell’acqua increspature che si espandono ad anello e poi tornano indietro dopo essere rimbalzate sulla riva dello stagno, così le conseguenze dell’azione dell’io. «Milioni di minuscoli segnali riflessi ci influenzano dall’esterno […], e quando arrivano a destinazione , innescano onde interne di segnali secondari e terziari dentro il nostro cervello […] E così l’io attuale […] interagendo con il vasto e imprescindibile mondo delle cose e delle altre persone, ha innescato rapidi feedback che, una volta assorbiti sotto forma di attivazione di simboli, danno luogo a un io impercettibilmente diverso; e così sempre si prosegue in circolo, istante dopo istante, giorno dopo giorno, anno dopo anno». Consolidamento. «In tal modo, tramite questo anello di simboli che innescano azioni e di rimbalzi che attivano simboli, la struttura astratta che costituisce la nostra essenza più intima si evolve in modo lento ma sicuro, e così facendo si consolida sempre di più all’interno della nostra mente. In realtà, col passare degli anni l’io converge e si stabilizza». Punti di vista. «Una persona è un punto di vista – non soltanto un punto di vista fisico […], ma soprattutto il punto di vista di una psiche: un insieme di associazioni immediatamente attivabili, radicate in una gigantesca banca dati di memorie. Quest’ultima può essere assimilata, in misura sempre maggiore col passare del tempo, da qualcun altro. Dunque è un po’ come imparare, passo dopo passo, una lingua straniera […] man mano che la nostra esperienza con il secondo linguaggio si allarga, nuove abitudini grammaticali si formano e si convertono pian piano in riflessi automatici […] Diventiamo a poco a poco capaci di pensare e parlare fluentemente nell’altra lingua. Lo stesso succede quando si giunge a vedere il mondo attraverso l’anima di un’altra persona». Comprensione. «Quello che davvero è importante per la reciproca comprensione fra due persone sono cose come avere reazioni simili alla musica (non solo preferenze condivise ma anche avversioni condivise), avere reazioni simili alle persone (di nuovo, sia simpatie che antipatie), avere simili livelli di empatia, onestà, pazienza, inclinazione all’essere sentimentali, audacia, ambizione, competitività, e così via. Questi elementi costitutivi centrali di personalità, carattere, e temperamento sono decisivi per una comprensione reciproca». Anime. «Se credete sul serio, come io credo e ho sostenuto per gran parte di questo libro, che i concetti siano simboli attivi in un cervello, e se inoltre credete sul serio che le persone, non diversamente dagli oggetti, siano rappresentate da simboli nel cervello […], e se infine credete sul serio che anche un sé è un concetto […], allora da questo insieme di convinzioni discende necessariamente e inevitabilmente che il nostro cervello sia abitato in misura variabile da altri io, da altre anime, una misura che dipende, per ciascuna, dal grado di fedeltà con cui vi rappresentate – e siete in sintonia con – l’individuo in questione». Intesa. «La musica mi pare sia una via diretta al cuore, o tra i cuori – in realtà la più diretta. Una totale affinità di gusti musicali, inclusi sia amori sia odi […] è un indicatore dell’intesa fra anime tra i più affidabili che abbia mai trovato. E un’intesa tra anime significa che le persone coinvolte possono rapidamente arrivare a conoscere l’essenza l’una dell’altra, e hanno una grande potenzialità di vivere l’una nell’altra». Little Tyke. La leonessa allevata in una fattoria vicino a Seattle, che rifiutava di mangiare carne, e giocava con polli e agnelli.